Il moltiplicatore del male 1/3

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Un piano semplice e ben congegnato secondo la famiglia Addams;
un piano suicida per gli squamati;
un piano senza alcun tipo di ragione per i pelosi.

Eppure si erano tutti preparati per lo spettacolo.
Bianca aveva guidato gli squamati a Jericho, si erano preparati per il ballo e insieme alla signora Sinclair ed altri lupi, si erano nascosti tra la folla in città o tra i negozi, in attesa del richiamo di Enid.

Gomez, Fester e Pugsley avevano portato i parenti (chi camminando e chi strisciando) sui tetti degli appartamenti adiacenti al grande palco che era stato messo su per la festa.

Mercoledì e Enid si erano già vestite e sembrava che stessero davvero per partecipare al loro matrimonio.

-Quelli sono i tuoi parenti?- Mormorò Enid a Mercoledì, indicando una coda di serpente che sbucava dal cornicione di un tetto, mentre le due ragazze erano nascoste nel negozio dell'antiquariato dove Enid aveva lavorato.

-Avrai già notato che la metà dei miei parenti è strana e l'altra metà vuole uccidermi.- Le rispose Mercoledì, ammirando la sua ragazza in quell'abito che era stato il vestito di nozze di Morticia Addams.
-Preferisco quelli strani.- Mormorò Enid, prima di darle un bacio di buona fortuna.

Dovevano separarsi secondo il piano.

Cain era già arrivato sul palco e stava dando il via alle danze dopo il discorso del sindaco, non c'era altro tempo.
Dopo il bacio, gattaiolarono in direzioni opposte, con Mano al seguito di Mercoledì.
Morticia ancora non si era fatta viva, ma il piano andava iniziato lo stesso e Mercoledì si sistemò sulla sedia dove in realtà doveva esserci l'orchestra, nascondendo il viso sotto il suo velo nero.

Nessuno sapeva che in realtà Gomez aveva rapito l'orchestra, aveva imbavagliato tutti e l'aveva chiusa in macchina, ordinandogli di suonare per Lurch che era rimasto a guardia nella vettura.

Al posto dell'orchestra c'erano così Mercoledì e il suo violoncello, pronti a suonare come l'anno precedente alla commemorazione per Jericho.

-Questa è una serata per noi, avete sentito il sindaco!- Stava urlando Cain dal palco, quando Enid salì accanto a lui, provocando un bisbiglio generale.

Cain si voltò a guardarla e le sorrise come un bambino.

-Sapevo che saresti venuta, cara Enid. Ora il mio sogno è completo.- Il ragazzo le stava sorridendo e non era per niente stupido nel vederla lì.
-Non montarti la testa, sono qui per fermarti.- Rispose Enid, per testare la pazienza di lui.

-Sei qui perché sei mia.- Asserì Cain sempre con il sorriso, porgendole la mano.

Quello era un ordine, ma la collana che aveva al collo Enid sembrò bloccarlo, stava funzionando.

Ma Enid recitò, prendendo la sua mano, Mercoledì iniziò a suonare e Cain, così preso da Enid e dal suo sogno che si stava realizzando, non si rese conto subito che quella melodia fosse di sua sorella, forse anche perché si era abituato a sentirla suonare ogni sera, quando spiava le due ragazze dal tetto del dormitorio.

Le strinse la vita cingendola con un solo braccio per quanto piccola era la lupa rispetto a lui e le vennero i brividi, pensando anche a cosa Mercoledì potesse star vedendo.
E Mercoledì stava guardando, ma si fidava di Enid più di quanto si fidasse di sé stessa.
Tutti gli studenti alla festa avevano iniziato a ballare, mentre Enid e Cain avevano il palcoscenico tutto per loro, ciò a dimostrazione di quanto Cain si sentisse superiore agli altri.
Mercoledì suonava quelle note con violenza e osservava Enid ballare con quel vile fratello, frustrata dal fatto che non riuscisse a capire dalle labbra cosa i due si stessero dicendo e dal fatto che Cain la tenesse così stretta a sé.

Quella sua oscura luce - Parte II - WenclairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora