haunted forest | NOVE.

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in questo capitolo c'è una scena violenta!
se vi accorgente che non riuscite a leggerla passate avanti! vi voglio bene🖤

buona lettura.


BAILEY





Era una stanza buia con i muri grigi e una finestra di fronte a me. Ancora non avevo capito chi avevo di lato, ma per ora non mi interessava.

Ero seduta su una sedia di legno, legata intorno al busto, con un tavolo davanti a me. Alzai lo sguardo e vidi due lampadari.

Girai la testa e vidi... Allen? Cosa ci fa Allen qui? Anche lei era nella mia stessa situazione; l'unica cosa che condividevamo era il tavolo.

Perché siamo qui? Chi ci ha portato qui?

Allen, con le sue unghie, stava cercando di tagliare la corda.

«Cazzo,» impreca, soffiandosi il dito.
Subito dopo alzò lo sguardo; aveva tutti i capelli scompigliati davanti agli occhi, ma riuscì a inquadrarla.
«Che ci fai qui?» bella domanda, Allen.
«Potrei dire lo stesso di te.»
«Non lo so, so solo che voglio uscire.»

Ma subito dopo pensai a una cosa: il telefono. Ma queste corde non mi permettevano di muovermi. Sbuffai, alzando lo sguardo al cielo.
Mi guardai le punte dei miei capelli biondi: erano distrutti. Devo lavarli.

Dopo un po', tra sbuffi e lamentele, sentimmo bussare.

Ci girammo di scatto e vedemmo... Alex.
Pezzo di merda, non solo mi ha ignorato facendosi lo scontroso, ma ha anche il coraggio di prendermi in ostaggio?
Vuole giocare con il fuoco? E che i giochi abbiano inizio.

Gira fino a mettersi al centro del tavolo, appoggiando le mani e squadrandoci entrambe.
Guardai l'espressione sconvolta di Allen.
Io lo guardavo con disprezzo.

Lui si avvicinò a me ulteriormente con lentezza.
«Non capisco perché ci hai portate qui, Alex. Hai detto che non ti importava della macchina di tuo padre,» dico con un filo di voce.

Aveva detto che non gli interessava nulla, cosa vuole ora? Non gli bastava la ramanzina della scorsa volta? Vedo che è notte fonda; forse mi ha stordita per un paio di ore.
31 ottobre, Halloween.

«Non mi interessa della macchina, Bailey. Mi interessa farvi capire che certe cose hanno un prezzo.» Prezzo di cosa? Soldi non gliene do; gli escono dagli alberi. Non ne ha bisogno.
«Cazzo, c'entro io?» disse quest'ultima. La ignoriamo.

«Quindi è una questione di orgoglio? Perché se pensi che ci spaventerai, stai perdendo tempo.» Le perdite di tempo non mi piacciono, soprattutto se le perdo per uno come Alex Milton.

«Non è paura quella che voglio, è rispetto. E dopo la scorsa volta, lo avrete.»
Cazzo, se è uno psicopatico! Cos'ha in mente questo pazzo?
«E che prezzo avranno, Alex?»

«Quello che decido io. E fidati, sarà molto più alto di una macchina bruciata,» dice con un sorriso freddo.

Lo fisso, cercando di mantenere la calma per non tirargli quei ciuffi decolorati di biondo che gli stanno pure male.

«Credi davvero che questo ti dirà ciò che vuoi? Non ci piegheremo a questo,» dissi con determinazione.
Alex sorride con aria di sfida.

«Sì? Aspetta e vedrai quanto sei sicura di questo quando il conto arriverà.» Non capisco perché Allen continui a strizzare i polsi nella corda per togliersi la legatura.
L'unica cosa che ho capito di Alex: gli piace fare le cose in grande.

Lui uscì dalla stanza e subito dopo entrarono due uomini incappucciati; non capii chi fossero, ma tutta questa situazione sta degenerando.

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