Capitolo 1 - Robert

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Brooklyn, New York, 27 febbraio 2020, 10:28

Squilla il cellulare, è un numero sconosciuto. Chi può essere? Non mi pongo il problema. In fondo è solo una telefonata, che male ci sarebbe stato nel rispondere? Probabilmente si trattava di un call center, oppure di uno scherzo telefonico. Risposi instintivamente, e senza pensarci dissi anche un'importante informazione che anche se al momento mi era sembrata molto banale, in seguito sarebbe diventata cruciale per me. Quanto vorrei tornare indietro e pensarci due volte prima di rispondere. Ma ora non è più possibile. E devo cavarmela in altri modi. Come può una telefonata cambiarti la vita? E invece può. E l'ha fatto.

6:30 

Suona la sveglia, ma per la prima volta non devo alzarmi subito, anzi potrei benissimo ricominciare a dormire. Infatti non devo andare al lavoro a causa del lockdown: questa pandemia ci ha sconvolti, e ora i miei capi devono ancora sapere se, come e quando potremo tornare a lavorare in ufficio. 

Io lavoro presso l'azienda "Geosolution", che si occupa della realizzazione di software per il reparto geospaziale; si trova di fronte alla strada che porta al centro del quartiere di Brooklyn, che al mattino è abbastanza trafficata: per questo tutti i dipendenti hanno chiesto di insonorizzare la loro stanza, tutti tranne me, perché non mi era mai sembrato indispensabile.

Lavoro qui da quando avevo 26 anni, e adesso ne compirò 42 a maggio: sono stato fra i primi dipendenti di quest'azienda dato che conoscevo il capo, nonché fondatore di essa: Cameron Walter, un ragazzo di 4 anni in più di me. 

Lo conoscevo già perché avevamo frequentato lo stesso liceo, un istituto tecnico, anche se solo per un anno perché, quando io ero in prima superiore, lui iniziava già l'ultimo anno, ma i nostri genitori abitavano nella stessa via e in più per un anno io e Cameron ci vedevamo tutti i giorni sull'autobus per andare a scuola, perciò eravamo diventati abbastanza amici. 

Lui era un bravo ragazzo, un po' ambizioso ma molto intelligente e con le idee chiare: più volte mi raccontò che avrebbe scelto di continuare gli studi nel reparto di informatica, e mi sembrò perfetto per lui perché si notava che aveva delle abilità in quel settore, infatti nel 1989, anno in cui terminò le superiori, aveva la media di voti in informatica più alta della scuola e si diplomò con un 94. 

Non gli piacevano molto le materie letterarie, ma aveva dimostrato di poter costruirsi un futuro con le sue doti in scienze, matematica e informatica. 

E in effetti lo fece davvero: all'università di informatica si laureò con 110 e lode e si concesse qualche anno di tranquillità con dei lavoretti semplici e dei viaggi per il mondo. 

Sì, come potrete aver compreso Cameron aveva una famiglia benestante e poteva permettersi qualche tempo di relax. 

A 28 anni, quando io anche io mi laureai in informatica, lo incontrai al bar e iniziammo a parlare un po' degli studi e del lavoro. 

Io quell'anno feci un colloquio per un'azienda a Detroit: mi dovetti quindi trasferire lì ma, due anni dopo, una volta che Cameron mi aveva annunciato che aveva fondato una sua azienda e mi aveva chiesto di venirne a far parte, non avevo potuto dire di no e perciò mollai il mio lavoro e tornai nella mia Brooklyn. 

Conoscendomi, mi assunse subito assieme ad altri 6 dipendenti: inizialmente, con pochi software e poche persone, non fu così semplice portare avanti il lavoro, ma in breve tempo le voci girarono e molti si interessarono a questa azienda. 

In pochi mesi i dipendenti passarono da 6 a 1000 e fu aperta qualche sede anche in Italia, stato originario della madre di Cameron. 

Ero e sono molto contento di lavorare in questa azienda, mi trovo bene con i colleghi, mi piace ciò che faccio ed è comodo perché è vicino a casa mia, un bilocale dove vivevo con mia moglie, Addie, e mio figlio, Dustin, nato nel 2002. 

Si. Avete letto bene. Vivevo.


SPAZIO AUTRICE

Cosa intendeva Robert con "vivevo"? Cosa sarebbe successo?

Lo vedrete nel prossimo capitolo, scrivete se vi piace e lasciate una stellina 😚



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