Capitolo 9 - Me, myself and I

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"Abbiamo trovato i primi indizi"
A quella frase sento salire un brivido per la mia schiena, un misto tra paura ed ansia per ciò che mi sarebbe aspettato il giorno seguente. Si trattava di un indizio banale, che non sarebbe servito a nulla, oppure di un fatto che avrebbe già risolto tutto? Ho dei dubbi però sulla seconda opzione, a mio parere si tratta di un crimine piuttosto strano e complesso, una sola cosa non poteva di certo spiegare tutto, compresi i messaggi e la chiamata anonima. L'opzione più probabile era che si trattasse di un indizio non molto importante, ma che forse, analizzato dal mio punto di vista, avrebbe potuto significare qualcosa, per questo credo che voglia parlarmi. E se ci fossero degli indizi che portano a giudicarmi colpevole??
Ok, sarebbe ora che la smettessi di preoccuparmi, anche se so che non lo farò.
A questa notizia mi era ormai passato l'appetito, non so se riuscirò a resistere fino a domani senza sapere nulla o senza tormentarmi di altre mille domande. Inizio a mettere i piatti nella lavastoviglie, poi per distrarmi da tutto ciò decido di andare in salotto ad ascoltarmi un po' di musica. Mi butto allora sul mio soffice puff di fianco al divano: a Dustin non era mai piaciuto, diceva che si sentiva sprofondare ogni volta che si sedeva lì; in effetti, non potevo contraddirlo, é proprio questa la sensazione che ti trasmette, ma per me é confortante, mi fa in un certo senso sentire a casa. A casa a pensarci lo ero davvero, ma ora c'era qualcosa che mancava. Qualcuno che mancava.
Inizialmente credetti di riuscire davvero a distaccarmi, anche se per poco, dal mondo reale: i Coldplay mi facevano sempre questo effetto. E poi, la musica ti fa davvero credere di essere in un altro mondo, in posti fantastici dove tutto é bellissimo e va a meraviglia. Tuttavia, dopo qualche canzone, parte quella melodia triste e familiare che ora non avrei proprio voluto sentire: Daddy.
Per chi non la conoscesse, provate a pensare alla melodia e alle parole di Fix You.
Ce le avete in mente?
Ecco, ora rendetele 100 volte più tristi e nostalgiche, e avrete questa canzone.
Tolgo subito le cuffiette, non riesco mai ad ascoltarla, mi colpisce troppo, figuriamoci se avrei saputo resistere ora, dopo tutto ciò che é successo. In parte mi pento un po', avrei potuto semplicemente cambiare canzone e sarebbe stato più semplice, perché ora mi ritrovo invece a "svegliarmi" dal mio mondo, ricapultato nella realtà ben diversa da ciò che la musica mi permette di immaginare.
Penso però che sia anche giusto affrontarla: so che non sarà per niente facile, ma non potrò ascoltare musica per credere che vada tutto bene per sempre. Prima o poi, dovrò accettare il tutto, e se non inizio subito a formulare la cosa poi sarà ancora peggio. Non può sempre andare tutto a gonfie vele e devo mettermelo in testa una volta per tutte che la vita non é il paradiso che immagini nella tua testa sulle note di "A Sky Full Of Stars".
É un continuo imprevisto e sono questi a rendere la vita... una vita?
Beh, tecnicamente sí, sono questi che contraddistinguono un giorno dall'altro, che caratterizzano la vita. Quindi, che siano positivi o negativi, o super terribilmente negativi, vanno affrontati e, se non superati, almeno accettati.
Finché tolgo la modalità non disturbare dal telefono (la metto sempre se devo ascoltare musica) mi accorgo che mi erano arrivati una serie di messaggi e una telefonata. Mi ero dimenticato di non essere poi totalmente solo.
Tutti i parenti e amici, anche coloro che non vedevo quasi mai, si sono fatti sentire prontamente per l'accaduto: sono davvero tante le persone da cui ho ricevuto un messaggio, di alcune credevo di aver persino cancellato il contatto. Vecchi compagni di scuola, vicini di casa, proprietari dei negozi dove ero solito ad andare, parenti lontani, amici dei parenti, la lista era davvero lunga. Perciò, preparo un messaggio da inoltrare a varie persone, mentre per chi tengo di cui mi prendo del tempo per scrivere a ciascuno nel modo più amichevole possibile, nonostante in questo momento non abbia molta voglia di parlare con nessuno.
L'unica chiamata a cui avevo risposto era quella di Cameron, il mio capo: anche con la modalità non disturbare le chiamate di lavoro filtrano, e nel primo pomeriggio era stato proprio lui a telefonarmi. Ammetto che me lo aspettavo un po' più dispiaciuto, non che non lo fosse, ma sembrava che per lui fosse più importante dirmi che per i prossimi giorni sarei potuto restare a casa dal lavoro piuttosto che dispiacersi per me. So che non è un tipo così socievole o sensibile, ma, non so nemmeno io perché, avrei pensato a una sua diversa reazione. Qualcosa che venisse più dal cuore, non che sembrava dirlo solo perché era la cosa giusta che per forza si doveva dire.
Dopo mezz'ora passata a rispondere ai messaggi che sembravano non finire mai, controllo chi mi aveva telefonato: era stata mia cugina Lucy, non la vedevo da mesi ma è come una sorella per me; da piccoli facevamo sempre le vacanze assieme alle loro famiglie e da lì abbiamo iniziato a instaurare un grande rapporto che negli anni è durato anche grazie alla vicinanza. Difatti, lei vive a poca distanza dalla mia casa, e proprio oggi se non sbaglio doveva tornare da Los Angeles, dove aveva passato gli ultimi 4 mesi a lavorare come reporter: pensava di rimanere a vivere lì perché si trovava molto bene sia dal punto di vista del luogo sia per le persone che aveva incontrato, ma le mancava la sua New York, dove vivevano i suoi genitori e gran parte della sua famiglia, perciò era tornata a svolgere qui il suo mestiere. Strano che abbia chiamato solo una volta, solitamente insiste chiamandoti di continuo fino a quando non le rispondi, ma avrà pensato che forse non era proprio il momento giusto per me. Apro la sua chat e proprio in quell'istante mi arriva un suo messaggio: c'era ancora la telepatia di un tempo, a quanto pare.
- ROBYY, MA CHE DIAMINE È SUCCESSO??!!                                              
Eccola qua, la Lucy che conosco.
- Non posso credere di non essere lì con te, sarei dovuta tornare a casa tra tre giorni ma non potevo aspettare più tempo per vederti, così ho preso il primo volo disponibile per New York e proprio ora sono rientrata. Ieri notte non sono riuscita a chiudere occhio, non immagino come la stia passando tu, ma non dovrai resistere ancora a lungo senza di me, vengo da te domani mattina presto e prendo la colazione, va bene?
Un abbraccio
I miei piani di dormire e dormire e ancora dormire erano appena andati in frantumi, anche se le davo ragione: 1) mi mancava da morire 2) stanotte anche io non avrei mai chiuso occhio.

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