Capitolo 4 - Il lavoro chiama

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Dopo aver finito di pranzare, il mio atteggiamento nei confronti di quella giornata a casa cambiò totalmente: mentre al mattino ero completamente perso e non avevo la minima idea di cosa fare durante tutto il giorno, ora mi sento attivo e non vedo l'ora di sfruttare tutto il tempo che ho per fare mille cose prima che la giornata finisca.

Prima di oggi, la mia vita mi era sempre sembrata completa e ciò era dovuto soprattutto grazie al lavoro, che mi occupava buona parte dei miei giorni.

Quando ho visto quello scaffale però ed ho ritrovato tutti i libri che avevano costituito il mio tempo libero per anni, iniziai a riflettere: con il lavoro si, la mia vita sembrava completa, ma invece non lo era affatto.

Credevo che bastasse il mio mestiere, e solo ora mi rendo conto che in tutti i miei anni di lavoro, avevo trascurato i miei hobby: seguivo la politica, mi piaceva molto fare chilometri e chilometri in bici per la città, leggevo moltissimo, andavo tre volte a settimana in biblioteca e, oltre a scegliere i libri, passavo ore a leggere le trame e a scoprire nuovi generi.

Ora, invece, è già tanto che guardo 10 minuti le notizie del giorno, vado in bici solo per andare al lavoro qualche volta, in primavera, e penso che la bibliotecaria mi creda morto.

Non scherzo, da quando ho iniziato il lavoro a tempo pieno e non più part-time, ho trascurato le altre passioni e tutto ciò che prima facevo, non ritenendolo più come indispensabile, adesso però capisco quanto quelle cose erano importanti per me.

Bisogna anche vivere una vita oltre al lavoro, no?

Perciò ho deciso che d'ora in poi, avrei dovuto incastrare i miei hobby nel tempo che mi rimaneva fuori dal lavoro, e oggi sarebbe stato il giorno perfetto per iniziare.

Per prima cosa, dopo pranzo, finii di leggere "La serie infernale", accorgendomi che, pur essendo passati anni dall'ultima volta in cui lo avevo letto, riuscivo ancora a ricordare i vari nomi dei personaggi ed alcune delle loro citazioni principali.

C'era stato un periodo in cui avevo deciso di imparare tutte le frasi che mi piacevano di più dei personaggi (dovevano essere almeno 5 per ogni carattere): rimpiango quei momenti, ma adesso sono un po' soddisfatto perché, nonostante tutto e senza nemmeno saperlo, nell'angolino più nascosto del mio cervello c'erano ancora i ricordi di quelle frasi, e penso che, se non li ho già dimenticati, rimarranno per sempre lì.

Preso dalla lettura, decisi di iniziare un altro libro, e così arrivarono già le 3.

Nel mentre anche Dustin lesse un libro, mentre ora è in camera sua, probabilmente a leggerne un altro (è nato con la stessa passione di suo papà) oppure a fare chissà cosa di misterioso.

Scherzo, ha sempre amato fare cose in segreto e sorprese: una volta, quando aveva 8 anni, vietò per due giorni a me e a sua mamma di entrare nella sua cameretta perché la stava decorando: ovviamente, finché era a scuola, Addie ed io entrammo a controllare che la camera fosse tutta intera e che Dusty non avesse combinato alcun guaio, e fummo increduli quando notammo che la camera era decorata straordinariamente a tema calcio, con foto dei suoi idoli come Del Piero, Beckham, Baggio incorniciata da cuori esteticamente perfetti, realizzati con un pennarello.

Aveva persino attaccato dello scotch sopra i tratti del pennarello per evitare che il colore si levasse al tatto, e in quel momento pensai che mio figlio era davvero geniale.

Questo fino a quando compì 11 anni e, volendo togliere quei cuori, ci accorgemmo che in realtà aveva utilizzato un pennarello indelebile e passammo tutto il pomeriggio alle prese con alcol e stracci per eliminare il colore.

Era estate, una giornata afosissima di agosto, e provate a pensare come fu dover lasciare aperto per due ore la finestra della sua camera per far uscire il forte odore: la camera divenne un forno, per non parlare delle zanzare che entravano nella stanza.

Omicidio a BrooklynDove le storie prendono vita. Scoprilo ora