Capitolo 5 - L'omicidio

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27 febbraio 2020, 7:15

Suona la sveglia: oggi si che mi devo alzare subito, perché è martedì e devo tornare a lavoro.

Per prima cosa, tolgo l'allarme il più silenziosamente possibile per non svegliare Dustin, ma il rumore dei tasti premuti sotto alle mie dita è troppo forte, e così si sveglia anche lui ed esce dalla sua camera a salutarmi.

Mentre va al bagno, io mi accorgo subito che ha delle grandi occhiaie sotto agli occhi, ed ha anche un'aria molto stanca.

Non aveva dormito quella notte?

Succedeva, certe volte, che non riuscisse ad addormentarsi, assillato da pensieri, ma questo accadde l'anno seguente al divorzio, ultimamente credo non sia più successo.

-Ciao papà!- dice in uno sbadiglio che cerca di soffocare, ma io riesco a notarlo comunque.

-Ciao Dustin, cosa farai oggi finché sarò al lavoro?

-Ah, beh pensavo di guardare qualcosa in tv e chiamare qualche mio amico. Oh, devo anche ripassare per il test di tedesco, domani cominceremo le lezioni online.

-Bene allora, tornerò per pranzo e poi dovrò tornare in ufficio solo due orette al pomeriggio, per riparare il guasto agli ultimi server.

C'era stato un black-out, circa una settimana fa, e molti server avevano smesso di funzionare.

Era un problema grave, difatti i primi giorni dovetti stare in ufficio praticamente 10 ore, dalle 8:15 del mattino fino alle 18.

Ora ne restava solo qualcuno da riparare, dunque il peggio era passato.

-Ok papà, non preoccuparti, torna pure appena puoi.

Mi sciacquo velocemente le mani ed il viso e, mentre preparo la colazione, ascolto il telegiornale dalla tv in salotto: i contagi erano sempre in aumento e, se fossero continuati a salire, probabilmente avrebbero chiuso le aziende per parecchio tempo.

Finito il mio pancake, mi lavo i denti e mi preparo, ed arrivano così le 8.

Dovevo essere in ufficio per le 8:15, e pensai che sarei stato in perfetto orario se ci fossi andato con la mia bici.

Allora saluto Dustin e mi precipito nel mio garage a prendere la bicicletta, ma non avevo tenuto conto di un problema: ruote sgonfie.

Le gonfio il più velocemente possibile e, dopo qualche minuto, mi dirigo verso l'azienda abbracciato da tutta l'aria fresca del mattino.

E' davvero strano correre in bici tra le strade del mio trafficato quartiere e riuscire a contare le macchine che vedi su una mano. 

Solitamente ero solito a fare stradine per i parchi e fra i viali di case, per evitare il traffico, ma oggi non avevo abbastanza tempo e la strada principale era la più breve.


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8:14

Arrivo perfettamente in orario in ufficio, lego la bici vicino all'entrata, notando che il parcheggio era molto più voto del solito.

Entro nell'edificio e noto subito alcuni dettagli: a un metro a destra della porta, vi è un dispositivo automatico con il disinfettante per le mani e, a fianco di esso, un misuratore della temperatura istantaneo; inoltre sulla porta dell'ascensore vi è segnalato: "1 persona alla volta, attendi il tuo turno".

Applico l'igienizzante sulle mani e mi avvicino al secondo dispositivo: la temperatura rilevata è di 36.6 gradi, così premo il pulsante dell'ascensore e raggiungo il mio piano.

Omicidio a BrooklynDove le storie prendono vita. Scoprilo ora