- "Rebecca Patricia Armstrong!"
- "Padre!"
L'uomo se ne stava in piedi con entrambe le mani sui fianchi e uno sguardo torvo a fissare la ragazza.
- "Vieni immediatamente nel mio ufficio!" tuonò. Poi si rivolse ad alcuni ufficiali nelle vicinanze: "Voi due, ridestate quei due invertebrati e rimpiazzateli di guardia al cancello!" ordinò riferendosi ai due uomini appena atterrati da sua figlia.
- "Signor sì, Ammiraglio!" obbedirono gli uomini.
Mon Rebecca copiò il comportamento dei due ufficiali e si diresse spedita nell'ufficio di suo padre, nonché suo superiore. Il tono dell'uomo non prometteva nulla di buono, ma a dispetto della ramanzina che si era preparata a ricevere, quando entrambi giunsero nella stanza dell'Ammiraglio e questi chiuse la porta alle sue spalle, l'uomo afferrò la figlia e la strinse forte a sé, in un caloroso abbraccio che raramente Rebecca aveva ricevuto in passato.
- "Padre...?" disse la ragazza con tono titubante.
- "Figlia mia!" rispose l'uomo, interrompendo l'abbraccio e accarezzando il piccolo viso arrossato di sua figlia.
L'ammiraglio aveva uno sguardo sollevato ed emozionato, sembrava così felice di rivedere sua figlia.
- "Credevamo fossi morta!" affermò abbracciando di nuovo la ragazza, ma poi il suo atteggiamento e il suo tono di voce si raffreddarono improvvisamente: "Dove sei stata? Dopo l'affondamento di quel galeone spagnolo, su cui ti avevo inviata, pensavo non fossi sopravvissuta... Tua madre era devastata, ma non voleva accettare l'idea di una tua precoce dipartita, così ti ha aspettata, per due lunghi mesi, seduta sulla banchina del porto"
Alle parole del padre, a Rebecca si strinse il cuore. In tutto il tempo passato sulla nave di Freen non si era mai preoccupata della sua assenza da casa; mentre lei era impegnata a vivere la sua meravigliosa love story, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni, i suoi genitori si stavano struggendo per la possibile perdita di una figlia.
- "Padre perdonami, non era mia intenzione farvi preoccupare! Dov'è mia madre adesso? Non l'ho vista in porto quando sono sbarcata, vorrei incontrarla e rincuorarla, dirle che è tutto a posto e che sono sana e salva..."
- "Purtroppo tua madre è salpata due settimane fa per l'Inghilterra... diceva che era troppo doloroso restare nella casa di Bangkok, dove tutto le ricordava di te, e troppo straziante stare qui in porto ad aspettarti invano, così abbiamo convenuto che fosse meglio per lei allontanarsi dalla Thailandia..."
Rebecca non rispose, ma la sua faccia parlò da sé: aveva un'espressione di tristezza, mista ad amarezza, mista a sensi di colpa.
Il padre le mise una mano sulla spalla per rincuorarla. Sapeva benissimo come funzionano le cose quando si è in mare, non sempre è facile tornare a casa, quindi non c'era motivo che sua figlia si sentisse colpevole per la sua assenza forzata.
Purtroppo non era mai stato un padre affettuoso e bravo con le parole, quindi decise semplicemente di spostare il focus della conversazione:
- "Ma dimmi di te, dove sei stata tutto questo tempo? Come sei sopravvissuta all'affondamento del galeone spagnolo? Siete stati attaccati?"
Becky si concentrò sulle parole di suo padre e immediatamente si ricordò della fretta che aveva di tornare a bordo della Dama Bianca.
- "Ah sì, padre, sono venuta qui a posta per fare rapporto sulla missione, ma non ho molto tempo..."
L'ammiraglio alzò un sopracciglio incuriosito.
- "In breve, quel galeone spagnolo in cui ero infiltrata è stato attaccato, ma sono riuscita a sopravvivere e ho continuato a spiare un'altra decina di galeoni nemici, ma purtroppo a bordo di quelle navi non c'era nulla che suggerisse un imminente attacco alla nostra flotta e non c'era quasi nessuna informazione sulla potenza degli armamenti di stanza in Filippine."

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Dama Bianca | Freenbecky
FanfictionIl capitano Freen è un valoroso e temibile pirata che solca i mari del Sud-est asiatico, a bordo della sua Dama Bianca. Gli arrembaggi della sua ciurma prendono di mira principalmente le navi dei colonizzatori inglesi e spagnoli, in una sorta di res...