Diario di bordo 04/08/1713

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Porca troia! Le ultime 48 ore sono state un delirio!

Finalmente ho scoperto chi è Mon, o meglio, Becky. Già, è questo il suo soprannome inglese, perché il suo vero nome è Rebecca Patricia Armstrong, niente meno che la figlia dell'ammiraglio Robert Armstrong, quel grandissimo pezzo di merda!!!

Sapevo che quella ragazza mi avrebbe portato alla rovina, sin dal primo giorno che l'ho vista, eppure sono caduta nella sua trappola con tutte le scarpe. Mi ha usata, si è presa gioco di me, mi ha tradita, mi ha venduta! Per tutto questo tempo ha tramato alle mie spalle, lavorando per quel lurido bastardo di suo padre che alla fine ha scoperto la mia vera identità...

Proprio così, il fatidico giorno è arrivato, il giorno della fine del capitano Freen. La mia identità è stata rivelata e la mia nave è perduta! Non ho idea se Heng e la ciurma siano riusciti a scappare o se siano stati catturati e uccisi dagli inglesi... Pare strano che l'ammiraglio non abbia colto l'occasione per annientare la Dama Bianca eppure dalla mia cella non ho sentito alcun fracasso di guerriglia provenire dal porto... Sono fiduciosa, voglio credere che in qualche strano modo abbiano fiutato il pericolo e siano scappati. Lo spero tanto per loro!

In ultimo, come ho già accennato, sono finita in cella... Che stupida, idiota, cretina, sono stata!

Stavo seguendo Mon ed ero quasi certa di trovarla alla base inglese, ma quel palazzo era inaccessibile, così ho provato ad arrampicarmi sul porticato della casa di fianco, ma mentre ero impegnata a salire, con questo stupido vestito rosa sempre di intralcio, due mani mi hanno afferrata e mi hanno tirata giù. Mi sono subito rialzata da terra per provare a difendermi, ma senza le mie lame sono un'inutile debole femminuccia e così i due ufficiali hanno avuto facilmente la meglio su di me.

Mi hanno portata a rapporto dall'ammiraglio ed è lì che ho scoperto la vera identità di Mon ed è sempre lì che l'ammiraglio ha scoperto la mia. Mi ha fatta rinchiudere in una lurida cella umida, senza neanche un vaso per pisciare, sono stata costretta a farla sul pavimento e a dormire di fianco al mio piscio. Che gentaglia disgustosa, gli inglesi.

Ma c'è di più, la notte del mio secondo giorno di prigionia nelle mani inglesi, è successa una cosa che non mi sarei mai aspettata. Mon è venuta a salvarmi!

Ufff continuo a chiamarla Mon, si chiama B E C K Y, vediamo se riesco a farmelo entrare in testa. Becky l'inglese.

A ogni modo mi ha liberato, ma io ero troppo adirata e disgustata dalla sua presenza che, senza pensarci, ho reagito stendendola con un calcio di fucile in faccia.


La sua scrittura quotidiana fu interrotta da mugugni di sforzo provenienti dall'esterno.

Freen prese un pugnale di fortuna trovato nel piccolo buco sotto coperta dove era rintanata e si diresse verso la fonte di quei fastidiosi rumori.

- "Buongiorno... Becky"

Becky riconobbe immediatamente la voce proveniente dalla sua sinistra e non si trattenne dal ruotare gli occhi infastidita.

- "Di nuovo, Freen?" disse seccata, riferendosi alle sue braccia legate dietro la schiena, attorno a un sottile palo di legno che reggeva una piccola vela spiegata.

Improvvisamente la lama del pugnale di Freen finì infilzata al legno dell'albero maestro, poco sopra la testa di Becky, in segno di avvertimento.

- "Placa il tuo atteggiamento e ringrazia che ti abbia salvata, avrei dovuto lasciarti rinchiusa in quella cella ad affrontare le conseguenze delle tue azioni"

Dama Bianca | FreenbeckyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora