Fire

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New York, inverno del 1924

Le strade erano scure e fredde, coperte da uno strato di neve fangosa e ghiacciata. I lampioni emettevano una luce fioca, giallastra, appena sufficiente a illuminare i vicoli stretti e bui.

Il proibizionismo aveva trasformato la città in un labirinto di traffici illegali e criminalità. In ogni dove spuntavano come funghi locali notturni e bar segreti, alimentati da fiumi di alcol di contrabbando e l'aria satura del fetore dei sigari, mentre la polizia lottava per mantenere il controllo e il decoro della città, che era diventata ormai un campo di battaglia tra la legge e i criminali che cercavano di aggirarla.

Midoriya Izuku si appostò rapido tra le ombre di quei vicoli maleodoranti; le sue mani erano gelate, nonostante i guanti, e la pistola sembrava pesare una tonnellata. Indossava il suo cappotto scuro, il colletto alzato per ripararsi dal freddo pungente.

Era in testa alla squadra che doveva fare irruzione e portare a termine una delle innumerevoli retate per smantellare i traffici di alcol dei contrabbandieri e il cuore gli batteva forte nel petto: quella era l'occasione della sua carriera, il momento che aveva atteso da una vita!

Non era stato affatto facile scoprire l'ultima posizione di Ground Zero, famigerato contrabbandiere ricercato per traffico illegale di alcol: il criminale più noto della città, l'uomo che aveva eluso la giustizia più di chiunque altro.

Gli aveva dato la caccia, sin da quando era stato trasferito alla squadra speciale di investigazione, iniziando una caccia all'uomo davvero serrata.

Da allora, aveva seguito ogni pista, ogni sussurro tra i bassifondi... Izuku aveva studiato ogni mossa del bastardo, aveva pedinato i suoi uomini, intercettato le sue spedizioni. E ora, finalmente, era arrivato il momento di fermarlo e stavolta non si sarebbe lasciato sfuggire l'uomo che aveva cercato con tanta ostinazione, pronto a mettergli le manette ai polsi. Le stesse manette che tintinnavano nella tasca del suo cappotto di lana nera, a monito della sua missione.

Ora però non poteva aspettare più, non questa volta. Non quando era così vicino a raggiungere il suo più grande obiettivo!

Gli agenti si schierarono intorno all'entrata del magazzino, le armi pronte.

Izuku fece un cenno con la testa e un paio di uomini sfondarono la porta con un ariete metallico. Immediatamente, esplosero i colpi di arma da fuoco: gli uomini di Ground Zero avevano teso ai poliziotti un agguato, perché erano stati informati e, con la soffiata ricevuta, erano riusciti ad organizzarsi. Nascosti tra le casse di alcol e gli alambicchi, iniziarono a sparare senza tregua.

Izuku si lanciò a terra, strisciando verso una copertura mentre i proiettili fischiavano sopra la sua testa.

La sparatoria fu caotica, selvaggia. Colpi di pistola echeggiarono nel magazzino mentre il rumore delle botti di alcol colpite e rotte riempiva l'aria. Gli spari, tuttavia, fecero ben più che rumore: alcuni proiettili colpirono gli alambicchi di distillazione, incendiandone i fumi e i liquidi, e, in un attimo, le fiamme iniziarono a divampare, alimentate dall'alcol sparso un po' ovunque.

Un'esplosione forte scosse il magazzino, gettando Izuku a terra, a qualche metro di distanza da dove si trovava prima.

Quando si rialzò, il fumo era ovunque e le urla dei suoi colleghi riempivano l'aria. Izuku vide il fuoco che si faceva strada, distruggendo tutto al suo passaggio.

Strisciò, dolorante, verso un punto in cui il fumo e il calore erano meno intensi e la scena che si presentò davanti ai suoi occhi fu desolante: i corpi dei suoi colleghi, morti per i proiettili o l'esplosione , o agonizzanti per le ustioni, giacevano a terra e il fuoco consumava ogni cosa, e l'odore acre della carne bruciata iniziava a permeare l'aria. Izuku si guardò attorno freneticamente, il cuore in gola, cercando di capire se ci fosse qualcuno ancora vivo.

Prohibition | {Bakudeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora