Wet

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Scese in cortile con passo pesante, irritato e con il viso che gli dava fastidio da quanto era caldo.

Riempì alla fontana i due secchi di acqua che teneva nelle mani, combattendo con il freddo pungente che lo infastidiva, che gli entrava fin sotto la pelle. Era uscito all'aria gelida senza cappotto, nella vana speranza di attutire quella sensazione di cocente imbarazzo che lo scaldava dall'interno, come se la febbre, da Katsuki, fosse passata a lui in un istante.

Portò l'acqua fin dentro casa, la mise a scaldare sulla stufa e poi riempì un catino di metallo, lasciandovi immerso un piccolo pezzo di sapone che di solito usava per lavarsi il viso.

E sospirava.

Sospirava come se al posto dei polmoni avesse una ciminiera, ad ogni passo, ad ogni gesto.

Lo odiava.

Odiava quel criminale per innumerevoli motivi, ma forse questa richiesta assurda e quasi malvagia, a suo avviso, glielo rendeva ancora più indigesto.

Tornò verso il letto con l'acqua calda e la bacinella, e trovò Katsuki che si era già parzialmente spogliato, sedendosi con fatica sulla sedia accanto al letto, combattendo dolorosamente per togliersi anche i pantaloni sporchi e stracciati.

Quando abbandonò a terra quella stoffa ormai inutile e si sistemò meglio sulla sedia, incrociò le braccia al petto, rabbrividendo per la frescura improvvisa.

Izuku deglutì, posando il catino sul comodino, unica posizione comoda per poterlo lavare. Immerse una pezza nell'acqua e sapone, titubante nell'avvicinarsi di più a quell'uomo che, in quel momento, sembrava ancora più vulnerabile di quanto non fosse stato quella notte, nel delirio della febbre.

L'idea di lavarlo, di passare quella pezza di tessuto imbevuta di acqua calda e sapone... la sola idea lo stava terrorizzando.

«Devo congelarmi o ti dai una svegliata?», berciò il biondo, facendolo trasalire.

Izuku balbettò qualcosa, prima di prendere la pezza umida e sbatterla con noncuranza su una spalla del criminale. «Hai le mani? Usale!», berciò, rosso in volto e con lo sguardo fintamente collerico. In realtà stava morendo dentro.

Katsuki ghignò nel vederlo in difficoltà. «Allora non sei così bravo... Non lo sai? Gli infermieri lavano per bene i loro pazienti. Tu non sei poi così zelante...», lo provocò ancora, prendendo la pezza calda e passandosela sul braccio sinistro con calma calcolata e con una sensazione di benessere immediato che gli fece quasi venire la pelle d'oca.

Le sue parole, tuttavia, sortirono l'effetto desiderato, tanto che si sentì strappare dalle mani la pezza bagnata, mentre Izuku, con la mano libera, si sollevava la manica del maglione di lana.

«Madonna santa! Per quale cazzo di motivo mi devo sentire in colpa per uno come te!», borbottò mentre lo prendeva per un polso e gli alzava il braccio, passando la pezza umida sulla pelle delicata dell'interno del gomito, salendo poi verso l'ascella e il pettorale. «Questa la aggiungo alla lista dei reati...», aggiunse sottovoce, ma l'altro lo udì chiaramente e ridacchiò a quell'affermazione.

«Che cosa? L'essere estremamente bello? O l'essere estremamente convincente?».

Izuku si limitò a lanciargli un'occhiata assassina, prima di lasciar cadere a peso morto il braccio del criminale e sciacquare di nuovo la pezza di tessuto, sbuffando sonoramente perché, nella sua mente, per un solo istante, la parolina "entrambi" aveva fatto capolino ed era svanita subito, il tempo di un battito di ciglia.

Katsuki si divertiva a fare battute, continuando a provocarlo mentre ora il poliziotto gli lavava il petto, che lui deliberatamente teneva aperto e proteso verso il ragazzo dalle guance arrossate che era stato al suo scherzetto perverso . «Sai... dovresti prendere in considerazione un cambio di carriera!»

«Oooh smettila!»

«Perché?»

Izuku cercava di mantenere la concentrazione, ma il tono malizioso di Katsuki lo metteva a disagio. «Non è il momento per scherzare. Sto solo cercando di fare il mio lavoro.»

Katsuki continuò con i suoi commenti: «Oh, ma lo vedo come fai il tuo lavoro...», e si portò una mano al petto, stringendo il pettorale con un gesto lascivo, portando poi le dita a sfiorare l'altro capezzolo, inturgidito dal contrasto tra il caldo del panno e l'aria fresca nella stanza. «I tuoi occhi sembrano proprio concentrati... qui. Puoi continuare a toccarlo, se vuoi. Non ti mangio sai...»

Izuku arrossì violentemente e distolse lo sguardo, passando a pulire l'altro braccio quasi con foga.

Katsuki si sporse verso di lui, i visi vicini, ed emise un sospiro esagerato mentre Izuku si occupava ora di pulirgli il fianco.

«Sembra che tu stia davvero mettendo tutto il tuo impegno...» continuò Katsuki con un sorriso malizioso e la voce più bassa, provocatoria.

Izuku cercò con tutte le proprie forze di ignorare i commenti di quel criminale e di concentrarsi sul compito che, suo malgrado, aveva accettato; ma l'imbarazzo cresceva con ogni battuta e Katsuki approfittava di ogni occasione per alludere a doppi sensi, mettendo a disagio il povero poliziotto.

Quando Izuku passò a lavargli la schiena, Katsuki emise un gemito esagerato, sporco, portando Izuku a bloccarsi e a irrigidire tutti i muscoli, sfregando addirittura le cosce per dare sollievo a quel fastidio crescente che sentiva tra le gambe..

«Mmmh... sei proprio bravo...», poi si voltò, combattendo contro il dolore alla gamba, bloccandogli il polso destro con una mano, sbilanciandosi di poco verso di lui. I visi erano di nuovo vicini e Izuku poteva sentire il fiato caldo del contrabbandiere che gli solleticava le labbra e la punta del naso. «...sei così bravo che me lo hai fatto diventare duro, Izuku..

Izuku serrò i denti, il cuore che batteva all'impazzata. Non voleva dare ascolto a quelle parole, voleva solo finire quel compito che si era assunto. Ma ogni gesto, ogni battuta di Katsuki sembrava studiata per farlo vacillare, per metterlo a disagio.

Il criminale non smetteva di provocarlo, ogni parola un colpo ben assestato che faceva vacillare Izuku sempre di più. Le sue parole lascive lo prendevano alla sprovvista, spingendolo a un limite che non era pronto a superare.

«Sembra che ti piaccia farlo, mh?», e gli sorrise, godendosi l'imbarazzo evidente sul volto del poliziotto. «Ammettilo...ti piace toccarmi così, vero?»

Arrossì violentemente, evitando lo sguardo di Katsuki e cercando di concentrarsi sulla pezza che stava stringendo in mano, il calore dell'acqua sembrava scomparso, lasciando solo il gelo del nervosismo e del disagio che cresceva in lui. Più cercava di ignorarlo, più Katsuki incalzava, avvicinando sempre di più il suo volto a quello del poliziotto, il fiato caldo che gli sfiorava la pelle.

Poi, quasi in lacrime dalla tensione, si ritrovò a balbettare: «Io... Io... ho so-solo bisogno di fini-inire questo e poi ti la-ascio sta-stare...»

«Oh, andiamo! Non ti farai mica problemi?», lo tirò più vicino, facendogli passare di nuovo la mano sul proprio petto. «Puoi toccarmi quanto vuoi, non mi lamento mica...», continuava Katsuki, la voce bassa e sorniona, mentre lo fissava con quegli occhi maliziosi, la mano che accompagnava la sua pigramente sul proprio torace, fino a spostarla sempre più in basso, quasi a volersi godere la sensazione delle dita di quell'uomo che lo pulivano, tremanti.

«Sei proprio sicuro che vuoi finire così in fretta?»
Il tono della voce di Katsuki era basso, quasi un sussurro, ma il significato era fin troppo chiaro. Ogni parola affondava come una lama, rendendo la situazione insostenibile.

Izuku si irrigidì, le mani che tremavano mentre cercava di sfuggire a quella presa fin troppo salda: non voleva cadere nelle provocazioni, né le voleva assecondare, ma ogni gesto che Katsuki compiva, ogni parola... sembrava tutto studiato per metterlo alla prova. Riuscendoci alla perfezione, tanto da fargli fremere le gambe e contorcere lo stomaco.

«Kacchan... ti prego...» mormorò infine, la voce spezzata dall'imbarazzo e dal pianto. «Basta, per favore...»

Katsuki si fermò e lo guardò dritto in volto; il soprannome che Izuku gli aveva appena rivolto lo colse di sorpresa, forse più che vedere quel viso gentile rigato dalle lacrime.

E, per un istante, l'atmosfera sembrò sospesa in quel silenzio improvviso che pesava più di un macigno di marmo.

Prohibition | {Bakudeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora