Aim

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Izuku si fermò di scatto, mentre le parole di Katsuki lo colpivano come una serie di pugni. «Smettila! Stai solo cercando di confondermi!»

«Confonderti?» Katsuki scoppiò in una risata, una risata ruvida che gli provocò un lieve gemito di dolore alla gamba. «Oh, andiamo, Izuku. Non ti sto confondendo. Sei tu che non sai cosa diavolo stai facendo.»

Izuku lo fissò, il viso arrossato, i pugni serrati ai lati del corpo. Il cuore gli martellava nel petto e sentiva le parole strozzargli la gola. Per un attimo, gli sembrò di non riuscire a respirare. Bakugō era riuscito quasi a fargli perdere il controllo, a far emergere sentimenti che non riusciva a spiegare nemmeno a se stesso.

«Smettila di... di dirmi queste cose!» esplose infine, la voce che si alzava senza preavviso. «Io so esattamente cosa sto facendo!»

Katsuki scosse la testa, un sorriso ironico a curvargli le labbra. «Sai, non sei molto bravo a mentire. Ti si legge in faccia... Perché ti importa così tanto di me? Cosa c'è che non mi dici?»

Izuku si fermò per un momento, il respiro affannato, cercando di dominare l'emozione che gli stringeva il petto. Il silenzio nella stanza era insopportabile, interrotto solo dal crepitio lontano del fuoco nella stufa di ghisa e dal battito del suo cuore che sembrava risuonargli nelle orecchie. Aveva sempre cercato di tenere tutto sotto controllo, di mantenere la facciata del poliziotto diligente e professionale, ma Katsuki, con la sua arroganza e le sue provocazioni, riusciva a farlo crollare.

«Allora perché ti dai tutto questo da fare? Un poliziotto che salva il suo nemico, lo porta a casa e lo cura... non sembra proprio una prassi normale, eh?», lo incalzò il biondo, con un sorrisetto beffardo, ancora piegato dal dolore ma incapace di resistere alla tentazione di provocarlo, di vedere fino a che punto riusciva a rimanere tutto d'un pezzo.

«Tu non capisci, Bakugō,» iniziò, la voce incrinata, ma piena di rabbia trattenuta a stento. «Non sei solo un criminale qualunque. Tu sei il simbolo di tutto quello che c'è di sbagliato in questa città... Di tutto il marciume che si nasconde nelle strade, nei vicoli. Tu sei diventato il simbolo di una società che sta cadendo a pezzi, dove l'alcool scorre come veleno nelle vene delle persone... Sei tu la personificazione di tutto questo!»

Katsuki lo guardava con attenzione, le sopracciglia leggermente aggrottate. Non sorrideva più. Forse stava cominciando a rendersi conto che questa volta Izuku non stava solo parlando per rabbia, ma che c'era qualcosa di molto più profondo dietro quelle parole.

Izuku fece un passo avanti, stringendo i pugni fino a farsi sbiancare le nocche: «Non è solo una questione di dovere, non è solo una questione di arrestarti e buttarti in prigione... Io ho bisogno di fermarti. Ho bisogno di vederti dietro le sbarre, perché solo così posso dare un esempio a tutti gli altri che si credono intoccabili, che pensano di poter vivere al di sopra della legge!».

La voce di Izuku si alzò di tono, carica di dolore e frustrazione. «Quando sei diventato uno dei più influenti e pericolosi contrabbandieri di questa città, ho fatto di tutto per avere il tuo caso... Ho passato notti intere a studiare i tuoi movimenti, a seguire le tue tracce. Ho trascurato tutto il resto della mia vita per assicurarmi che fossi io a catturarti. Perché non sei solo un nome su un rapporto, Bakugō.», e si morse forte il labbro inferiore per evitare di piangere, mentre continuava a urlargli contro: «Tu sei il collettore di tutta la criminalità che mi ha rovinato la vita!».

Katsuki rimase in silenzio, la sua solita espressione arrogante spazzata via da un senso di sorpresa. Non si aspettava quel tipo di confessione. Non così. E di certo non in quel modo, con il detective che sembrava sul punto di crollare emotivamente, gli occhi lucidi, ma pieni di una determinazione feroce.

«Non si tratta solo di te...» continuò Izuku, la voce più calma, ma ancora carica di tensione. «Si tratta di tutti quelli come te. Di tutto il marcio che rappresenti... Fermarti significa fermare il sistema che distrugge famiglie, che corrompe le persone... Arrestarti è la mia occasione per dare un segnale, per fare capire che nessuno è intoccabile. Nemmeno tu.»

Katsuki era rimasto ammutolito, le parole di Izuku lo avevano colpito in modo che non avrebbe mai immaginato. Per la prima volta, sembrava non avere una battuta pronta, non riusciva a trovare il modo di rispondere con una delle sue solite frecciatine. C'era una gravità in ciò che Izuku stava dicendo che andava oltre la semplice questione legale, oltre la guerra tra criminali e poliziotti.

Izuku abbassò lo sguardo, il petto che si alzava e si abbassava velocemente. «Non capirai mai cosa significa... cosa si prova a vedere la propria vita distrutta per colpa di persone come te. A sentirsi impotente, a non avere il controllo di nulla...» Deglutì, cercando di riprendere fiato. «E forse non ti interessa nemmeno. Ma io non posso permettermi di fallire.»

La stanza rimase in silenzio per un lungo momento. Katsuki sembrava quasi scosso, ma non lo avrebbe mai ammesso. Tuttavia, c'era qualcosa di nuovo nel suo sguardo, una scintilla di comprensione.

Izuku, invece, si sentiva esposto, vulnerabile come mai s'era sentito prima: quella rabbia repressa, quel dolore che si portava dietro da anni, era venuto fuori con un'esplosione che non aveva minimamente previsto.

Quando Katsuki finalmente parlò, la sua voce era più bassa, quasi pensierosa. «Non avrei mai pensato... che fossi così incasinato.»

Izuku sollevò lo sguardo, sorpreso. Le parole di Bakugō non avevano né sarcasmo né disprezzo. Forse, per la prima volta, c'era una traccia di genuina riflessione dietro quello sguardo penetrante. «Ma sei sicuro che sbattermi in prigione cambierà davvero tutto questo?» chiese, la sua voce calma, come se stesse cercando di capire davvero ciò che quel piedipiatti continuava a nascondere. «O è solo il modo che hai trovato per non crollare?»

Il criminale rimase in silenzio per un momento, gli occhi fissi su Izuku, e sembrava che stesse riflettendo su quanto aveva appena ascoltato, ma dentro di sé sapeva che quella era un'occasione preziosa.

Un'occasione per avvicinarsi al poliziotto non solo con le parole, ma con qualcosa di più profondo; aveva capito che Midoriya Izuku era molto più vulnerabile di quanto non volesse mostrare, e adesso era il momento di sfruttare quella debolezza, cercando di capire come potesse volgere la situazione a suo favore.

«Vedi, Midoriya...» iniziò Katsuki, parlando con una calma inusuale, «Non sto dicendo che tu abbia torto. So che ti senti in dovere di fare giustizia, che vuoi mettere fine a tutto questo marciume. E forse io sono parte di quel marciume. Ma non è tutto così semplice come lo vedi tu... Io non sono diventato ciò che sono solo per brama di potere o per denaro. Non è stato un piano calcolato fin dall'inizio.»

Prohibition | {Bakudeku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora