CAPITOLO CINQUE

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Sì, lo so, avrei dovuto aggiornare alle 21:00 ma dal momento che vi ho fatto aspettare già tanto, e ho cinque minuti liberi, ho voluto farvi una sorpresina e aggiornare un po' prima!

Premessa n°1: non ho avuto il tempo di fare una rilettura finale del capitolo, quindi, per favore, se scovate errori più o meno rilevanti, fate finta di niente e andate avanti 🙂

Premessa n°2: l'inizio di questo capitolo si rifà alla serata della famosa prima partita raccontata dal pov di Vince nel capitolo due, era necessario farvi capire alcune cose anche tramite il pov di Leila prima di procedere con il resto della storia.

E ora, buona lettura ma prima...

Rose ormai paladina delle vostre denunce

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...Rose ormai paladina delle vostre denunce

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LEILA

Ero seduta sul letto della mia camera, illuminata solo dalle luci esterne del campus, con le gambe incrociate, e la schiena dritta.

Il cellullare riproduceva una serie di suoni utili a rilassare la mia mente e a ridurre lo stress che da una settimana si era impossessato del mio corpo, ma nulla sembrava sortire l'effetto desiderato.

Nemmeno la meditazione.

Non che fossi solita a praticarla, ma ero abbastanza disperata da sperare che funzionasse.

Alla quarta interruzione dovuta alla chiamata di Sam, che fino a quel momento avevo ignorato, sospirai e decisi di rispondere. «Cosa c'è?»

«Ma dove sei finita?»

«Sono al dormitorio, in camera mia» risposi con una calma fin troppo serafica.

«Al dormitorio? Ley! La partita è quasi finita!» mi rimproverò.

«Lo so, ma... Non sono più sicura di volerlo fare».

Ci fu un breve silenzio prima che Sam parlasse di nuovo. «Non credo tu abbai la facoltà di poter scegliere, ricordi?»

Anche se Ethan mi aveva intimato di non farne parola con nessuno, avevo parlato a Sam del nostro accordo.

Mi conosceva troppo bene, non avrebbe mai creduto a un mio possibile interesse nei confronti di Ethan.

E poi, noi due non avevamo segreti, qualsiasi cosa confidavo a Sam, moriva con lei.

«Ho commesso un errore, non sarei mai dovuta scendere a patti con Ethan».

«Sì, ne abbiamo già parlato, ma ormai l'hai fatto, e ora non puoi più tirarti indietro».

«Perché no?»

«Perché l'alternativa è consegnarli trentacinque mila dollari che tu non hai».

Giusto.

Sospirai, e chiusi gli occhi.

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