Ti sei mai sentito come se qualcosa di terribile stesse per abbattersi sulla tua vita e tu non potessi fare niente per impedirlo?
Io mi sono sentita così quella notte.
Avevo quattordici anni, ero sul mio letto, rannicchiata sotto le coperte a fare i conti con un'altra notte insonne. Fuori aveva ripreso a piovere a dirotto e la luce fioca di un vecchio lampione di fronte la finestra era l'unica cosa che mi teneva compagnia.
All'improvviso, il boato di un tuono esplose con tanta violenza da far vibrare le pareti della mia stanza, togliendomi il fiato, e fulminando la luce di quel lampione.
Ma a farmi sobbalzare fu il suono del campanello proveniente dal piano inferiore. Mentre cercavo di regolarizzare i battiti del cuore, attesi che qualcuno andasse ad aprire.
Un altro trillo, e poi un altro ancora. Nessuno rispondeva.
Così, scossa dai brividi, infilai le ciabatte e scesi le scale che separavano la zona giorno dalla zona notte.
Il silenzio che aleggiava ampliava il rumore dell'acqua che cadeva sul nostro tetto e sulla strada. Alla porta invece, avevano preso anche a bussare con maggior insistenza.
Quando finalmente la raggiunsi mi si presentarono davanti due agenti della polizia con un distintivo tra le mani. I lampeggianti rossi e blu della loro auto parcheggiata sul nostro vialetto si riflettevano sugli alberi attorno, e nei loro visi, bagnati da alcune gocce di pioggia, potevo leggervi l'inquietudine di due uomini che in quel momento avrebbero preferito svolgere tutt'altro impiego.
Dissero che dovevano parlare con i miei genitori.
Mi sentivo stordita, confusa. Mia madre dormiva. Mio padre era abbandonato sul divano privo di sensi con la sua bottiglia di Jack Daniel's ancora stretta tra le mani e rovesciata per metà sul suo petto coperto dalla camicia a quadri sgualcita.
Non sapevo cosa volessero dirci ma avevo la netta sensazione che non sarebbe stato niente di rassicurante.
Il boato di un altro tuono mi costrinse a stringermi le braccia fra le mani. Feci un passo indietro e noncurante di ciò che avrebbero visto li invitai a entrare.
Uno dei due agenti si fermò sulla soglia del soggiorno, infilò il pollice nella cinta di pelle, e mi intimò di salire al piano di sopra e svegliare mia madre, l'altro raggiunse il divano e iniziò a scuotere mio padre fingendo di non notare le condizioni in cui versava, e per quanto mi ripugnasse, non mi sorprese, del resto erano colleghi, mio padre era il miglior amico dello sceriffo, era risaputo quanto si proteggessero a vicenda.
Chiesi loro perché si trovassero lì ma non ottenni nessuna risposta se non un'ulteriore occhiata indulgente da parte dell'agente che ribadì la sua tacita richiesta indicando le scale con un cenno del capo.
Per un attimo il pensiero volò a Thomas, il mio fratello maggiore. Quella sera se n'era andato di casa furente dopo l'ennesimo scontro violento con nostro padre e da allora non avevo avuto più sue notizie.
Stava bene?
Si era cacciato di nuovo nei guai?
Con la testa in subbuglio per mille preoccupazioni salii le scale e andai a svegliare mia madre. Sul comodino trovai sparse alcune delle pillole per dormire di cui ormai da tempo faceva un uso smoderato. Erano forti, infatti mi ci volle più di qualche tentativo prima di riuscire a farle aprire gli occhi. Quando finalmente lo fece la avvisai della presenza degli agenti e, frastornata quanto me, si rizzò in piedi.
A ogni suo movimento notai una smorfia di dolore incresparle il volto per via delle botte prese poche ore prima da nostro padre.
Si infilò la vestaglia che legò alla buona in vita e si catapultò al piano di sotto. Io invece mi precipitai nella mia camera, presi il telefono e provai a chiamare Thomas, ma scattò subito la segreteria. Il cuore smise di battere. Era strano, lui a me rispondeva sempre.
Con l'agitazione che mi scorreva nelle vene andai a svegliare di corsa Nathan, nostro fratello minore, ma non appena spalancai la porta ciò che vidi mi gelò il sangue. Il suo letto era vuoto. Intatto. Di lui non c'era traccia.
Com'era possibile? Ero stata io stessa a rimboccargli le coperte quella sera poco prima che Thomas se ne andasse e nostro padre collassasse sul divano.
Mi guardai intorno, sconvolta, cercando di dare un senso a tutto ciò mentre una terribile sensazione mi compresse i polmoni. Riprovai a chiamare Thomas ma scattò di nuovo la segreteria.
A quel punto uscii dalla camera per riferire a mia madre che Nathan non era in casa quando dal piano di sotto sentii le voci ovattate degli agenti pronunciare parole come: "incidente", "insieme" e "ospedale".
Sbattei le ciglia più volte prima di rendermi conto del loro significato.
C'era stato un incidente? Thomas e Nathan erano insieme? Il panico mi fece barcollare all'idea che uno dei miei fratelli ne fosse rimasto coinvolto.
Tornai giù e quando fui sul punto di poggiare il piede sul penultimo gradino la visione di mia madre inginocchiata a terra sconquassata dai singhiozzi, sostenuta dai due agenti, mi costrinse a sorreggermi al corrimano.
La disperazione nella sua voce mentre urlava contro mio padre: «è tutta colpa tua», e gli occhi colmi di terrore di lui, seduto sul divano, inerme, con una mano stretta alla bocca e lo sguardo privo di colore perso nel vuoto mi immobilizzarono all'istante.
Ero così terrorizzata che non ebbi nemmeno il coraggio di chiedere cosa fosse successo. Provai a deglutire il groppo che sentivo in gola ma fece male.
Mia madre continuava a piangere mentre mio padre non emetteva fiato. Non riuscii a ricordare una sola volta in cui lo avevo visto così perso e... spaventato.
Quando uno dei due agenti si accorse di me, mi venne incontro con cautela, mi posò una mano sulla spalla e appena me la strinse notai che stava tremando.
Lui tremava...
Le lacrime mi offuscarono la vista e ciò che con estrema fatica aggiunse dopo per poco non mi fece perdere i sensi.
La mia famiglia era appena stata colpita da una tragedia da cui ero certa non mi sarei mai più ripresa.
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UNFAIR PLAY
RomansaSPIN-OFF DELLA TRIOLIGIA DI BETTER SPORT ROMANCE ❄️🏒 Vincent Rice è la stella della squadra di hockey. Leila Collins è la sorella intoccabile del suo migliore amico. Lui ha la reputazione da playboy. Lei non si fida degli uomini. Una notte. Una mac...