CAPITOLO NOVE

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Solita raccomandazione sulle letture precedenti perché Wattpad non manda le notifiche a tutti.

Ps: la scena nello spogliatoio post-partita la dedico a Silvia (una promessa è una promessa) 🤪

Buona lettura, vi aspetto su IG per commentare!

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VINCE

Dentro allo spogliatoio, regnava il caos.

Nel pre-partita i giocatori si affollavano, ognuno intento a prepararsi a modo suo: qualcuno ascoltava musica, qualcun altro lucidava il casco, altri ancora si concentravano nel sistemare i lacci dei pattini, o preferivano riscaldarsi con degli esercizi mirati.

Nel dopo partita invece, l'aria era sempre intrisa da un misto di sudore e bagnoschiuma. Le porte degli armadietti si aprivano e si chiudevano con frenesia. Gli asciugamani umidi venivano lasciati alla rinfusa sulle panche, e i telefonini squillavano all'impazzata.

C'era una sola cosa che accumunava questi due momenti: la tensione e l'adrenalina che si mescolavano alle urla dei tifosi sugli spalti, e che creavano un'atmosfera di pura eccitazione.

In quel momento, noi eravamo nella fase del prepartita. Eravamo vestiti, con i bastoni fra le mani ad ascoltare il coach che ci aveva radunato tutti e venti davanti alla lavagna dove aveva disegnato un grande rettangolo che rappresentava il campo di gioco.

«Lo ripeto, questo è come si dispongono di solito». La sua voce tuonò nello spogliatoio ospiti, mentre tracciava delle frecce per indicare i movimenti dei nostri avversari.

«Questi sono i loro attaccanti. Si muoveranno rapidamente verso la nostra zona una volta che avranno recuperato il disco, mi aspetto un attacco molto aggressivo sin dall'inizio. Voi seguirete lo schema su cui avete lavorato, mi raccomando. Ma, prima di andare lì fuori, il vostro capitano ha qualcosa da dirvi».

Allora il coach, con il quale avevo avuto modo di confrontarmi quella stessa mattina durante la colazione, mi passò il suo pennarello e mi diede la parola. Con un sospiro, cercai di scaricare un po' di tensione, poi mi avvicinai alla lavagna, e osservai ognuno di loro.

«Ieri sera, prima di andare a dormire, ho rivisto la partita di Yale contro Princeton, e ho fatto caso a un dettaglio che fino a prima non avevo considerato. La loro difesa è più debole quando viene attaccata in velocità». Indicai un punto sulla lavagna, quindi, spiegai: «le loro ali tendono a lasciare spazio sulle fasce, soprattutto quando i difensori scendono in attacco. Se riusciamo a muoverci in maniera rapida e decisa, possiamo colpire su quel lato».

«Loro però sono forti nella transizione offensiva» contestò Ethan.

«Proprio per questo la nostra linea di difesa dev'essere più solida che mai.» Evidenziai le posizioni dei difensori e ripresi a parlare: «quando perdiamo il disco, voglio che torniate immediatamente in difesa coprendo le fasce e il centro. Qui», e segnai un'area della lavagna con un cerchio, «è dove dobbiamo concentrarci di più».

Alzai gli occhi su di loro e aggiunsi: «non possiamo lasciare nemmeno un buco scoperto, dobbiamo formare la fottuta muraglia cinese».

Un insieme di assensi mi tornò indietro come forma di risposta. Io chiusi il pennarello e lo restituii al coach. Mi avvicinai a loro, e inspirai a fondo.

Stavamo giocando la nostra ultima stagione, ed eravamo tutti sotto pressione. Inoltre, sentivo addosso il peso di dover ricompattare la squadra, ma non avevo idea di come fare. Se avessi fallito, il coach, e la nostra città non me lo avrebbe perdonato. Perché era così che funzionava: se vincevi tu, vinceva tutta la squadra. Ma se avessi fallito, la colpa sarebbe stata solo mia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 5 days ago ⏰

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