Capitolo 3

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ELISABET

Sono le sei e mezza di sera e per fortuna la giornata sta per finire.

Dopo pranzo mi sono subito fiondata in camera per rimetterla in ordine, in modo da distogliere i mille pensieri sui miei genitori. Ho buttato una cosa come 70 fazzoletti sparsi sul mio letto e in giro per tutta la stanza.

Dopo circa un'oretta di pulizie, sono crollata, visto che stanotte ho dormito pressoché due ore.

Circa mezz'ora fa, al mio risveglio mi sentivo già molto meglio. Ma avevo bisogno di parlare con qualcuno, che però non fosse Leo. Nonostante lui mi abbia detto chiaramente che non sono un peso, non voglio comunque stressato più di tanto.

Così adesso mi trovo seduta su una sedia piuttosto scomoda davanti alla porta che da accesso allo studio di Grace, la psicologa di questo orfanotrofio.
Con lei ci parlo quasi tutti i giorni, mi aiuta a stare meglio.

Da quando sono arrivata, questo posto ha cambiato ben cinque volte la psicologa. Le prime quattro non facevano altro che criticare la mia situazione, formulando ogni due per tre domande più che scomode e non lasciandomi tempo per parlare.
Quando l'anno scorso è arrivata Grace, però, ho iniziato a parlare molto di più. Non so come definire il nostro rapporto, non siamo proprio amiche, è più una sorta di legame tra mamma e figlia.

Alzo lo sguardo, quando sento la porta aprirsi. Finalmente il mio turno. Mi fiondo dentro la stanza, pronta a far uscire la cascata di emozioni provate oggi.

"Ciao Betty" Grace mi sorride come suo solito. "Tutto bene?"
"Sisi tutto bene" Ripenso all'enorme cazzata che ho appena detto. Riformulo la frase "No, per niente"
Faccio un sorriso lieve e triste.
"Ti va di parlarmi del perchè stai così male?"
Nonostante sia abbastanza sicura che lei lo conosca già il motivo, incomincio a raccontarle tutto.
"Oggi è il mio compleanno" Faccio una pausa non trovando le parole adatte. "Dovrei essere felice, festeggiare questo giorno come fanno tutti, ma non ci riesco. Ogni volta che provo a passare il mio compleanno col sorriso sulle labbra i miei ricordi mi travolgono, portandomi con loro nel passato"
Inizio a singhiozzare pensando a quel giorno.

Grace mi prende la mano, che un secondo prima era appoggiata sul tavolo, accanto al suo taccuino "Se non te la senti possiamo riprendere l'argomento la prossima volta"
Annuisco. Forse è meglio così, oggi sono troppo debole per rimuginare sul mio passato.

"Ti va di raccontarmi qualcosa di più allegro, magari una cosa bella successa oggi"
"Va bene" Rispondo mentre mi asciugo le lacrime.
Penso a qualcosa di felice avvenuta nelle ore precedenti. Inevitabilmente mi viene in mente Leo, la collana, l'abbraccio, la mano.
Arrossisco, a quanto pare anche parecchio, visto che Grace mi domanda se stia pensando ad un ragazzo. Beccata.

Inizio a parlarle di lui, di quanto mi faccia sentire bene.
"E per te questo Leo è solo un amico o qualcosa di piu?" Mi domanda lei incuriosita.
Mi blocco , non sapendo cosa rispondere. È da un po' che mi chiedo cosa siamo io e Leo.
Credo che per lui il nostro legame non vada oltre all'amicizia. Pensiero che io inizio a non condividere più.
Oggi quando mi ha abbracciata, per ben due volte, ho sentito letteralmente le farfalle nello stomaco. È così carino adesso che ci penso.
Arrossisco di nuovo.
"Penso qualcosa di più, almeno io vorrei qualcosa di più" Abbasso lo sguardo imbarazzata e con le guance fucsia.
"Allora perchè non glielo dici" Mi domanda lei presa dalla conversazione.
"E se non gli piaccio?" Domando "Ho paura di rovinare l'amicizia e poi non avrei mai il coraggio di farlo"
"Fidati che è meglio rischiare, l'amicizia è già stata stravolta visto i tuoi sentimenti e se non provi a parlargli non saprai mai se anche Leo prova qualcosa per te"
In effetti questo ragionamento ha senso, ma ho comunque troppa paura di affrontare l'argomento, perlomeno adesso.

"Ci penserò" Le sorrido. "Adesso è meglio che vada, che tra poco si cena" Aggiungo, ancora indecisa su cosa fare.
"A domani Betty e se hai bisogno di parlare io ci sono"
"A domani Grace" Le dico mentre mi alzo in piedi, dirigendomi verso la porta.

Appena entrata nella mia stanza mi incammino verso il bagno, in modo da lavare via tutti i pensieri negativi con una sana doccia.

Accendo l'acqua e, mentre aspetto che diventi bollente, ripenso a Leo.
Una parte di me vorrebbe dirgli tutto quello che provo per lui, ma l'altra ha molta paura di perderlo. Non sopporterei non averlo più come amico, dopotutto ci conosciamo da otto anni e rovinare il nostro rapporto è fuori questione.

Quando sento che l'acqua è abbastanza calda, entro dentro la doccia.
Subito mi sento meglio. I problemi iniziano a scivolarmi lungo il corpo per poi entrare nello scarico, insieme alle goccioline che colano dai miei capelli fradici.

Una volta messo l'accappatoio ritorno sull'argomento Leo. Finalmente penso -o meglio spero- di essere arrivata ad una conclusione: cercherò di capire se ricambia i miei sentimenti. Se dovesse provare le stesse cose che provo io allora farò il primo passo, anche se spero lo faccia lui. In caso contrario mi terrò tutto dentro sperando che col tempo o lui si innamori di me o io mi dimenticherò di lui.

Semplice no?
Per niente visto che ci ho messo un'ora per pensare a questo fottuto piano, che fa acqua da tutte le parti.
Vabbè sorvolando su questo piccolo dettaglio, mi dirigo verso la camera in cerca di vestiti da mettermi.

Quando, però, raggiungo l'altra stanza noto Leo seduto sul mio letto a fissare il vuoto.
"Leo che ci fai qua?" Dico metro mi affrettò ad indossare la prima maglia che trovo, visto che sono solo in mutande e reggiseno.

Lui si scanta e gira la testa per guardarmi, lo vedo riflettere "È mia quella"
"Cosa?"
"La maglia"

Abbasso lo sguardo è noto che effettivamente è un po' lunga per essere mia.
Come diavolo può essere finita tra le mie cose?

"Ah scusa non lo sapevo, è la prima cosa che ho trovato" Dico non sapendo come rispondere "Hai bisogno di qualcosa?"
"Jude mi ha detto che ti ha visto andare da Grace, così sono venuto qua ad aspettarti credendo che stessi ancora parlando con lei" Mi sorride "Volevo solo sapere come stavi, non ci vediamo da qualche ora"
Oddio che carino si preoccupa per me, sto per svenire.
Elisabet Ward calmati è solo il solito Leo sempre gentile con tutti, non è che se ti chiede come stai vuole sposarti, avere cinque figli e un criceto.
Ah quanti film mentali che mi faccio.

"Sto molto meglio, grazie" Rispondo riuscendo a non ascoltare i miei pensieri che mi stanno implorando di buttarmi tra le sue braccia e baciarlo.

"Allora ti aspetto giù per la cena, ti lascio finire di preparare in pace"
Dopodiché esce dalla porta salutando.

Mi butto sul letto, non riuscendo più a smettere di sorridere. Mi sfilo la maglietta e la annuso, mamma mia che patetica che sono. Sa ancora del suo odore, menta per la precisione.

Mi alzo e ripongo quel sacro indumento sulla mia sedia, prendo dei jeans e una felpa e mi vesto, pronta per la cena.

A tavola non succede niente di che.
Io e Leo parliamo normalmente, a volte abbasso lo sguardo sulle sue labbra sottili color pesca, per poi rialzarlo subito, sperando che non se ne accorga.

La serata passa molto velocemente tra film e risate.

Devo dire che questo giorno non è stato poi tanto male. Forse perchè la mattina ho pianto anche l'acqua del battesimo e il pomeriggio non avevo più liquidi in corpo da espellere.
Detto ciò posso affermare di stare bene. Almeno per quanto possa stare bene una che ha perso i suoi e non ha più nessuno su cui contare tranne il suo migliore amico per cui ha capito di avere una cotta, e anche piuttosto grande.

Mi fermo in mezzo alle scale dicendo basta ai pensieri che stanno diventando un po' troppo contorti.

Una volta rientrata in camera mi cambio, mi lavo i denti e mi butto sul letto, dopo aver annusato per la seconda volta la maglia di Leo. Spero con tutta me stessa che questa mia cotta finisca al più presto.

FORGET to move forwardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora