Capitolo 10

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BELLE


Uno schifo. Ecco come mi sento.
Ho cercato senza sosta il modo di farmi notare da Flynn a Traverse City, ma non ho ricevuto alcuna considerazione da parte sua.
Lo scopo era andare lì e ricevere le sue attenzioni con la consapevolezza che sarebbe stata l'ultima volta, per farmela bastare eternamente. Ma la verità è che non mi ha nemmeno notata di scatto, che i miei cartelloni stavolta non hanno fatto effetto.
Se prima soffrivo perché avrei dovuto mettermi in testa che non sono speciale, ora muoio dentro al pensiero di non aver avuto il lusso di risentirmi qualcuno per lui.
«Tesoro, io ti voglio davvero tanto bene, ma...» Parla Hannah in video chiamata. «Forse stai esagerando. Insomma, non dimenticare che lui è un cantante famoso e tu semplicemente una sua fan come tantissime altre!»
Hannah non può capire. Nessuno può in realtà.
Dal giorno del concerto di Flynn qui a Chicago, ho avvertito con lui uno strano legame, che non può essere spiegato a parole. Se ci provassi, probabilmente farei la figura di una miserabile bambina di dieci anni che è frustrata perché il suo cantante preferito non la considera come aveva pianificato nei suoi sogni. Ed è forse la figura che sto facendo con Hannah proprio adesso, e magari la stessa che continuo a fare con tutti.
«Sì, hai ragione.» Taglio corto. «Senti, io riattacco.»
«Cosa? Perché?»
Senza alcuna spiegazione, riattacco e sospiro nervosamente.
Mi sento come se nessuno potesse capirmi, come se odiassi l'intera razza umana per questo. Ma inizio a pensare di essere pazza, che forse sono io il problema.
Qualcuno bussa alla mia porta e attira la mia attenzione. Noto Kinsey entrare tranquillamente in camera mia.
«Come va?» Domanda.
«Uno schifo. Ora dovrei andare a scuola.»
«Belle, non riesco proprio a crederci! Sai cosa pensano tutti di te?»
«No. Cosa?»
«Che sei una bambina viziata!»
«E chi lo penserebbe?»
«Mamma, papà, Ayla, Hannah e...»
«E?»
Mia sorella si ammutolisce improvvisamente. Mi chiedo cosa le sia successo.
«Tu. Non è vero?»
Continua a tacere ed io fingo di ridacchiare di gusto.
«Non preoccuparti.» Dico.
«Belle, non capisci, è... ridicolo!» Spiega. «Tu vai al concerto del cantante che ascolti da moltissimi anni. Lui ti nota per dei buffi e, sottolineo, ironici cartelloni e lo incontri per il centro città per caso, perciò vi scattate un selfie, che anche Ayla ha. Poi la distanza da lui ti fa male, molto male, e non contenta scateni una guerra per andare a Traverse City a vederlo cantare di nuovo. Ma lì non ti nota affatto. Ed è da quel maledetto giorno che sei ridotta in questo stato!» Sbuffa mia sorella andando via.
Certo, analizzando i fatti, sembro proprio una bambina viziata. Eppure non so spiegarmi perché. Perché mi sento come se il mondo si fosse fermato alla prima volta che ho visto Flynn su un palco dal vivo. Ogni nota che suonava e cantava, sembrava risuonare direttamente nel mio cuore, creando una connessione invisibile, ma potente, tra di noi. Era come se le nostre anime si fossero riconosciute in mezzo alla folla. E alla fine del concerto, una tristezza profonda mi aveva avvolta calorosamente. Sapevo che non l'avrei più visto, che non avrei più potuto coltivare quel legame, che era di un'intensità mai sperimentata prima.
Flynn ha sfiorato una parte di me che nessun altro ha mai raggiunto, e questo ha lasciato un'impronta indelebile nel mio cuore.
Durante il nostro incontro per strada, ho sentito un'alimentazione della nostra sintonia. Ed è stato ancor più più distruttivo sapere che non lo avrei davvero più rivisto. Ecco perché ero impazzita per la data di Traverse City, a cinque ore di distanza da qui. Avrei voluto vivere ancora una volta quell'emozione e quell'affinità con la reale consapevolezza che non avrei davvero più potuto vederlo in vita mia, che non avrei più potuto alimentare quella complicità che si era creata in quel momento.
E adesso che mi sento sola e triste, nessuno crede in me, in quest'intesa che ho sviluppato con Flynn. E non so se sia pazza, o se anche lui a volte mi pensa e sente questo vincolo, questa risonanza tra di noi. Ma è molto probabile che sia soltanto fuori di testa.

In autobus, ero immersa nei miei pensieri. Spesso Ayla mi parlava, ma io non ascoltavo una singola parola. Non per cattiveria, piuttosto per la tristezza, la pesantezza... Non so più che cosa pensare ormai, e non ho voglia di sfogarmi, Ayla mi crede ridicola a quanto pare. Ma non è colpa sua: sono io a dimostrare di esserlo.
«Belle, Belle!» Sento urlare tra i corridoi della scuola.
È la professoressa Scarlett, che con i suoi tacchetti bassi corre verso la mia direzione.
«Complimenti, mi congratulo con te!» Dice. «Il professore del corso di recitazione e sceneggiatura mi ha parlato così bene di te! Mi ha detto che ha intenzione di proporti un progetto magnifico!»
«Che?»
«Va' subito in auditorium. Ti aspetta.»
Sopraffatta dalla stranezza della questione, guardo Ayla, che mi sorride soddisfatta, e la saluto con un solo sguardo per poi recarmi in auditorium.
Chissà.
«Signorina Evans, benvenuta!»
Da quando il professore mi chiama "Signorina Evans"?
«Salve.» Dico.
«Ho un progetto molto importante che vorrei condividere con te.» Dice. Ed io mi metto in posizione d'ascolto, con le braccia conserte.
«Tu dovrai istruire i ragazzi della sezione sceneggiatori, insieme scrivete qualcosa che poi, i ragazzi della sezione attori, dovranno recitare alla fine dell'anno.»
«Uau! Quindi sarò una specie di insegnante di sceneggiatura?»
«Esatto. E non è finita qua!»
Il professore del corso mi ha senz'altro migliorato la giornata.
È un uomo giovane, avrà dieci anni in più di me e non l'ho mai visto prima di questi giorni. Suppongo che sia stato chiamato di proposito per la gestione del corso in questione e che non insegni qualche disciplina, o se lo fa, non in quest'istituto.
«Tu sarai la protagonista del prodotto finale.» Annuncia.
«Cosa?» Batto le palpebre ripetutamente. «Io? La... la ... protagonista?»
Fatico a crederci.
Non mi sono mai mai sentita la protagonista di qualcosa, neanche della mia stessa vita. E francamente, la richiesta di esserlo mi sorprende eccome.
In questo momento provo tuttavia una sorta di gratitudine per quello che mi è successo, per il ruolo che mi è stato affidato, per l'importanza che sento di avere nei confronti di qualcuno o, in questo caso, di qualcosa. È la stessa importanza che vorrei avere anche nella vita di Flynn, la stessa importanza che ho sperato di avere tutte le volte che ho avuto una qualunque interazione con lui. Ma essere utile per un progetto così importante a scuola, mi chiede di accantonare la questione al momento e di essere grata per quello che ho.
«Allora accetti?»
Me lo chiede sul serio?
«Ovvio che sì, professore!»
Lui mi sorride: «Bene. Non perdere ulteriori lezioni allora! Sai, ci tengo ad averti, sei il pezzo forte!»
Devo immediatamente giustificarmi. È la prima volta che mi sento speciale, forse la prima volta dopo tanto tempo, o forse addirittura la prima volta in vita mia. E prometto a me stessa che farò di tutto per dare il meglio di me per quest'esperienza e per il prodotto finale.
«No. È solo che... La scorsa volta ero a un concerto.»
Sono così presa dalla questione, che ne parlo senza avvertire alcun nodo in gola.
«Uau! Che concerto?»
«Flynn Bradley, a Traverse City.»
«Niente di nuovo!» Rotea gli occhi.
Che problemi ha con Flynn? Gli sembra forse troppo noto? Forse è il fatto che qualsiasi ragazza gli sbavi dietro? Forse la sua compagna, la sua ipotetica ragazza... ha un'ossessione per lui e ne è geloso?
Faccio spallucce e decido di andare via: «Adesso vado, ho lezione.»
«Certo, va'.» Dice. «Oh, Belle!» Mi fa voltare.
«Sì?»
«Devi sapere che al prossimo incontro, ci sarà un ospite speciale.»
È sempre così misterioso! Sin dal primo incontro al corso, ho notato come sembri avere l'espressione di qualcuno che tramanda qualcosa.
«E chi sarebbe?»
«È una sorpresa per tutti voi!»
Be', deve essere qualcuno di molto importante allora. Magari anche di famoso. Chissà.
Sorrido al professore e gli ridò nuovamente le spalle per andarmene.

Le ore scolastiche sono state davvero devastanti: ho persino ricevuto una mail da parte di Mac, ma non ho avuto il tempo di leggerla. Per questo non vedo l'ora di arrivare a casa, proprio adesso che sono scesa dal bus. Mi incammino e quando arrivo, apro la porta in tutta tranquillità.
«Ciao.» Dico quando vedo mamma cucinare.
«Ehi, tesoro! Com'è andata a scuola?»
«Tutto bene.» Mi limitò a rispondere.
La scuola non ha ovviamente alleviato ciò che sento di base, ma mi ha distratta, facendomi provare altro e facendomi pensare a qualche aspetto positivo della mia vita.
«Senti, riguardo alla questione di Flynn, io...»
«È okay. Avete ragione, sembro ridicola.»
«No. Cioè, sì. Ma...»
Sbuffo e ignoro mamma, salgo le scale e mi siedo sulla scrivania per guardare le e-mail ricevute. In particolare guardo quella di Mac.
Forse anche lui potrebbe darmi qualche novità, qualche altro pensiero, qualche altro aspetto a cui aggrapparmi!
Guardo la mail e cerco di leggerla attentamente.

Non posso credere a ciò che ho appena letto.
Dico davvero.
Non. Posso. Crederci.

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