Capitolo 12

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BELLE


«Voglio solo che tu ti rilassi, Belle. Mi sembri in preda al panico!» Mac mi posiziona una mano sulla spalla in modo affettuoso e amichevole.
«Sembro? Lo sono! Ti rendi conto che stiamo aprendo i provini per gli attori del MIO film? Mac, scusa, ma non mi sembra ancora vero! Non riesco a metabolizzare, davvero, è più forte di me!»
«Posso capirti. Anch'io sono elettrizzato, ad essere sincero. Non immagino te!»
Già. Non può immaginarlo. Sarebbe impossibile mettersi nei miei panni, per chiunque. Potrebbe capirmi soltanto chi si ritrovi o si sia ritrovato nella mia stessa situazione: a Los Angeles, nell'edificio principale di una casa di produzione, per prepararsi alla fondazione di un film che ho scritto io, personalmente. Mamma e papà, che in questo momento sono in hotel con Kinsey, dicono di essere ancor più felici di me. Ma come potrebbe mai essere?
Non mi sembra vero niente. Sento una sorta di entusiasmo mischiato all'incredulità di realizzare qualcosa che sembrava lontana e irraggiungibile, eppure ora è di fronte a me, pronta a divenire realtà.
«Hai presente quei ragazzi che ti ho presentato stamattina?» Mi domanda Mac.
Erano numerosi, ragazzi e ragazze. Sulla trentina, circa, se non sbaglio.
«Certo.»
«Ti sono piaciuti? Spero di sì. Sono i produttori.»
Cavoli. Sembra impossibile!
I produttori. Cavolo, i produttori del mio film! Mi chiedo come sia arrivata fin qui. Forse attraverso la magia? O usando qualche legge dell'universo? Attraverso qualche incantesimo diabolico? Posso giurare di non aver fatto nulla di compromettente. Ho semplicemente scritto la mia sceneggiatura e contattato il produttore Benton, una vecchia conoscenza che ad oggi sta rendendo possibile il mio sogno nel cassetto, di cui sono la protagonista. Già. La protagonista del mio più grande desiderio.
«Cavoli, cavoli, cavoli! Non ci credo ancora! Come faccio a...»
«Senti queste voci?» Mac mi fa notare che c'è probabilmente molta folla di sotto. «Gli attori del casting sono arrivati.»
«Cosa? No, Mac, non sono pronta!»
Mi sento uno spirito libero, eccessivamente libero, che proprio adesso sta volando allegramente nel cielo. Ed è al settimo cielo. Non riesce a gestire la mania, lo stato di iperattività.
«No, no, no, no, no! Sta' calma, Belle! Calma!»
«E come? Come faccio?»
Inizio a pensare di non saper controllare il mio stesso respiro. Sento il petto scoppiare dalla felicità. Una felicità che però, rischia di uccidermi.
«Non lo so, ma rilassati, altrimenti ti verrà un infarto!» Ride Mac.
«Che? Non mettermi queste ansie, ti prego!»
«No, ti prego, perdonami!»
Ridiamo insieme. Ma le nostre risate sono risate di agitazione. Entrambi siamo elettrizzati, ed io il quadruplo di come lo è lui probabilmente.
«Io devo scendere. E... e.. tu resta qui. Rilassati. Man mano, ti farò conoscere i ragazzi del casting.» Mi avvisa, poi mi dà le spalle e fa per uscire.
«Mac!» Lo richiamo.
Lui si volta.
«Ricordami cosa devo chiedere a ciascuno dei ragazzi!»
L'ansia mi fa dimenticare del mio stesso compito.
Peccato che dovrò agire come un'esperta, ma sono una frana e per giunta alla prima volta.
Faccio sempre terribili figuracce, sono sbadata, troppo innocente e vedo il mondo in modo eccessivamente positivo, tutto rosa e fiori. Per una come me, è difficile posare i piedi per terra, mettersi faccia a faccia con la realtà e vedere il mondo pieno d'affari.
«Belle, svegliati! Solo se hanno esperienze e di che tipo. Poi dovranno firmare il documento.»
«Documento?»
Mac sbuffa.
«Oh, il documento! Che sbadata, ce l'ho davanti!»
Lui lascia l'ufficio del suo edificio per dirigersi probabilmente al piano di sotto ad incontrare i ragazzi del provino per recitare in "I want only you".
Preparo il documento, mentre sento solleticare le gengive e tremare le gambe, le braccia, e persino i denti e il labbro.
Mi mangiucchio le unghie e spesso mi rannicchio nel tentativo di fermare il mio dolore allo stomaco, presente probabilmente a causa del panico e del nervosismo, della forte emozione di questo momento, che non avrei mai pensato di affrontare, ma la vita è imprevedibile.
Sento delle urla dai piani inferiori, come se elogiassero qualcuno, come se ci fosse una celebrità qui al Benton Office, o addirittura una divinità.
«Alla fine sei arrivato!» Sento con la voce di Mac. Chissà.
L'ansia mi divora. Sempre di più. Chissà se ci prenderò presto la mano nel fare questo lavoro, o nel realizzare questo sogno.
Prendo il mio cellulare per gestire le fitte e trovare una distrazione, mentre effettuo piccolissimi passi all'interno dell'ufficio, finché ritorno dietro alla scrivania. Vedo che il professore del corso scolastico mi ha inviato una foto con tutti i miei compagni scrivendo un clamoroso "Buona fortuna!". Questo mi fa tuttavia sorridere, ma non è sufficiente per gestire il panico che mi assale prendendomi di mira.
Poi inizio a sentire dei passi, uno dopo l'altro. Mentre scrivo "Grazie" al mio professore, le mie braccia tremano sempre di più, furiosamente. Non so perché.
Digito degli smile, sento ancora camminare. I passi sono sempre più intensi e vicini a me. Sono passi di qualcuno che farà capolino qui dentro a breve. Tra pochi secondi.
E proprio adesso che invio l'SMS al professore, quel qualcuno apre la porta.
Mi sento morire in un solo istante.
Il mio cuore batte all'impazzata, galoppando furiosamente, e riesco quasi a sentire il suo ritmo costante con le mie orecchie.
Il ticchettio dell'orologio è l'unica cosa a infrangere il silenzio assordante, che in questo caso, vale più di mille parole.
Nessuno parla. Nessuno ha il coraggio di farlo, probabilmente.
Vengo avvolta da una spirale di sensazioni, tra il non crederci e la commozione, che litigano indubbiamente.
Mi basta un attimo, un istante, solo il momento di incrociare quegli immensi occhi profondi e scuri, quasi neri come la pece, e il suo intero album mi suona in mente.
Credevo che non ti avrei mai più rivisto, Flynn Bradley.


I want only youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora