Capitolo 13

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FLYNN



Premo su quel benedetto citofono anche se con venti minuti di ritardo. Giuro che ho mosso mari e monti per venire fin qui!
Dalla telecamera, probabilmente Mac mi avrà visto. Motivo per cui apre il cancello, permettendomi di entrare. Grazie a Dio direi: il diluvio che c'è inizia a preoccuparmi. Mi dirigo fino allo stesso ufficio di ieri e busso delicatamente con tre colpetti, utilizzando le nocche.
Niente. Nessuna risposta.
Riprovo a bussare, ma ancora niente.
Poi mi rimetto in posizione, e qualcuno apre la porta prima ancora che riprovi.
Belle Evans.
La guardo, e ripercorro mentalmente ogni volta che l'ho incontrata. Dal concerto a ieri.
Il suo sguardo, che sembra triste, mi penetra, lasciandomi profondo disordine nell'animo.
Perché sembra così giù di morale? Se penso a lei, mi viene in mente con un sorriso smagliante, e non con quel broncio e quello sguardo perso.
Tuttavia, le basta guardarmi per riprendere a sorridere.
«Ehi, ehi, ehi, cos'è quella faccia? Sembri triste!»
«Ehi!» Sorride. E non è un sorriso falso, so che sorride per la mia presenza.
Probabilmente, è ancora sconvolta dal tutto.
«Non sono triste, è che... sono solo pensierosa. E poi sono tutta sola, Mac è andato via, affidandomi l'incarico dell'edificio, ma ho zero esperienza nel campo. Difatti, quando ho sentito il suono del campanello, sono andata nel panico!»
«Sei tutta sola? Di sera? E per quanto starai sola?» Le domando.
«Vieni, entra.» Mi fa spazio ed io mi accomodo. «Credo che Mac tornerà a breve, in realtà. Hai portato le certificazioni?»
«Certo, sono qui per questo.»
«Bene. Vuoi un caffè?»
Annuisco e mi metto in piedi, seguendola fino alla macchina da caffè.
«Ma che fai?»
Stava per... prepararmi un caffè?
«Scusa, ma... non posso permettere che una fan mi prepari il caffè. Saresti una specie di serva? No, no, mi dispiace, non sono abituato. Sono io a regalare omaggi, solitamente!»
«Be', qui dentro specialmente, non sono una tua fan, vedila così. Potrei essere il tuo capo!» Ride con un'espressione da furba.
«Non è ancora detto e finché non sarà decisivo, per me sarai la fan dei cartelloni!» Ribatto.
«Okay, magari non è ancora detto che tu sia stato preso, ma... sei qui per cosa? Per chiedermi il lavoro, giusto? Vorresti interpretare il protagonista del MIO film, se non erro. Quindi... sono superiore a te!» Ride di sottecchi. «Va' a sederti, dipendente. E aspetta che ti prepari il caffè!»
Sbuffo, gliela do vinta e vado a sedermi su un divanetto. Tiro fuori le mie certificazioni e le lascio sul tavolino di vetro.
Poco dopo, lei mi raggiunge, sedendosi affianco a me.
«Allora, vuoi dirmi perché sei così pensierosa?» Le chiedo.
«Be', solo... ho paura. Sai, mi sono ritrovata qui, in un edificio a Los Angeles all'improvviso, dopo aver semplicemente scritto una sceneggiatura e alla mia prima esperienza!»
«Cosa? La tua prima esperienza?»
«Ho solo abbozzato, ma la prima sceneggiatura che ho scritto realmente è stata I want only you. E sai... ci sono stati dei problemi con la scelta di un'attrice, in realtà è... proprio per la protagonista.»
«Oh. Strano. Sai, durante i casting, di solito, la maggior parte di persone si candida per i protagonisti! E dimmi, per Michael quanta gente si è candidata?»
«Un po'. Ma non temere, fidati, è molto probabile che verrai scelto tu.»
«Be', a te auguro il meglio, in quanto se ci dovesse essere qualcuno migliore a recitare, sarei felice per il tuo film che...»
«Flynn, io voglio te. Sarebbe un sogno. Lo è già vedere che saremo in una collaborazione insieme. Dio, non ci credo ancora!»
Sentirmi chiamare da lei in un modo così soave è una delle cose più dolci esistenti al mondo.
«Ne sono felice, Belle. E... quanto alla protagonista, non preoccuparti. Ricorda che sono pur sempre Flynn Bradley: posso procurartela io un'attrice. Ad esempio, Anne. Non so se...»
«No!» Sento. Quindi mi ammutolisco e socchiudo gli occhi.
«No?»
«No.»
Categoricamente, no.
«Non... ha niente a che fare con la protagonista. Proprio no! E poi... non so cosa ci sia stato tra voi due, ma sono certa che se...»
«Okay, okay, basta. Ho capito, non Anne.» Chiudo quel discorso.
Si tratta di cicatrici ancora aperte. Belle forse non può capirlo, innocente e ingenua per com'è.
«Okay. Scusa, io non volevo...»
«No, non scusarti. Non è un argomento di cui voglio parlare, in quanto, questo ti ha già confermato che c'è stato qualcosa. E... scusa se sono scontroso, tendo a proteggere le mie ferite.»
«Figurati. Io... sono desolata. Comunque, se per caso dovessi avere qualcuno da portare qui, tienimelo presente, okay?»
«Certo che sì. Anzi, ti garantisco che lo farò. Ma non si è proprio candidato nessuno?»
«No, non è questo. Ma vedi, le ragazze che si sono candidate non erano all'altezza di un ruolo così importante. Tu hai letto la trama? Insomma, si tratta di una ragazza che avrà una relazione con una celebrità. Per fare questo, necessito di qualcuno che abbia il talento di mostrarsi incredula e scioccata per la situazione.»
Scorgo delle note di imbarazzo nella sua voce.
«Sì, certo. Capisco.»
Cala un profondo silenzio tombale. Vedo Belle alzarsi. Si dirige verso le vetrate dell'edificio e guarda Los Angeles notturna, probabilmente contemplando.
Resto a guardarla per un po', ma non vedo alcun ritorno.
Lo vedo che sta pensando. E da queste piccolezze, posso notare come Belle sia la tipologia di persona che potrebbe farsi uccidere dai suoi stessi pensieri.
Condivide i suoi problemi, ma quando sta male veramente si isola. Probabilmente, nessuno conosce davvero chi è.
Ti piangerà davanti, riderà con te, si sfogherà, illudendoti che quella è davvero lei. Poi però, semmai dovesse venire fuori chi è, non la riconosceresti più.
Le persone come lei, quelle che dopo essersi sfogate preferiscono andare a guardare la pioggia crollare dai vetri di un edificio, sono le stesse che nascondono una persona migliore di quella che mostrano. E perché la nascondono? Facile, perché non riescono a mostrarla.
Belle è così. Posso capirlo. Posso notarlo dalla posizione incrociata delle sue braccia, da come cerca di nascondersi da me, dandomi le spalle. Cosa nasconde dietro quel viso? La sua espressione facciale? I suoi pensieri?
Posso notarlo da ciò che provo, Belle è così. Le persone così io le sento a pelle. Come un brivido. Mi chiamano e mi dicono di essere così.
Ma con lei è diverso. Con lei c'è di più.
Io e lei, dentro, siamo uguali. Siamo fatti della stessa cosa.
Non so se sia una fonte d'energia, o qualcosa di magico. Ma la verità è che siamo più simili di quanto pensassi. Perché io sono la notte, ma mi sforzo di essere il giorno. Lei invece, è il giorno, la luce solare, il cielo azzurro... ma mostra agli altri di essere la notte.

Mi metto in piedi e la seguo. Senza dire una sillaba, mi fermo davanti alla vetrata.
«Adoro la pioggia.» Affermo.
«Anch'io. Ma... di notte fa paura.»
«Che intendi?» Sorrido alla sua affermazione.
«Mi mette inquieto, non so perché!»
«Di giorno invece?»
«No, di giorno no. Non fa paura. O perlomeno, dipende. Quando c'è forte nebbia e il cielo diventa grigio piombo, fa molta paura. Ma quando si verifica la pioggerella estiva, è bello. Inoltre amo il momento in cui viene fuori il sole e smette di piovere. Poi spunta l'arcobaleno!» A causa di un tuono, fa una strana faccia e sobbalza leggermente.
Noto le sue braccia: ha la pelle d'oca. Ecco perché le tiene conserte da un'ora.
Le faccio credere di starmi allontanando dalle vetrate, ma semplicemente, mi metto dietro di lei. Rimuovo la mia giacca dalle mie spalle e la metto sulle sue, piccole e minute.
«Oh...» Dice lei, diventando un pomodoro. «Grazie, Flynn. Sei davvero gentile. E lo sei con tutte le tue fan.» Sorride.
Be', ovviamente lo sono!
«Tu però non sei una di loro, capo!» Esclamo, e lei ridacchia sotto i baffi.
«Sul serio, grazie per avermi ascoltata. Mi hai detto che mi aiuterai, questo per me è un gesto favoloso. E... voglio farti sapere che non voglio prendere te come attore solo perché sei famoso. Sai, ci tengo.»
«Ci tieni? E a cosa?»
«Ci tengo ad averti come il Michael Jones di Mya Montogomery, la celebrità di cui s'innamorerà!»
«Michael s'innamorerà, volevi dire. Mya è già innamorata!» Rido per prendermi gioco di lei. «Ma insomma, non ricordi neanche la trama della tua sceneggiatura?»
Belle sbuffa.
«Quindi... credi che verrò scelto io?» Domando sul serio.
Il suo telefono inizia a vibrare: è una video chiamata in corso. Credo siano le sue amiche.
«Oh Dio, senti, ti dispiacerebbe farti vedere in chiamata? Le mie amiche devono rimanere di sasso!»
«No, assolutamente. Rispondi pure, ci sono.» Sorrido.
Quando lei accetta la video chiamata, inquadra noi insieme e le urla delle sue amiche mi stonano le orecchie. Ma sono abituato a questa sensazione.
«Ciao, ragazze! Oh mio Dio, tu sei l'amica della sera dei cartelloni!» Indico la ragazza dai capelli biondo cenere, che dovrebbe essere la migliore amica di Belle.
«Sì, esatto, sono proprio io!»
«Io sono l'amica polacca. Belle parla sempre di te!» Ridacchia l'altra ragazza. Ha i capelli biondo ossigenato.
Tutto d'un tratto, collego i pezzi del puzzle. Proprio quando penso a Belle in compagnia delle sue amiche, tutti e tre insieme.
Io le ho già viste. Ne sono sicuro.
Le ho viste prima del giorno del concerto a Chicago. E a pensarci bene, le ho intraviste per caso al Charity Day, la fiera di beneficenza. Cavoli!
Ricordo il momento in cui scattavano delle foto con occhialoni enormi e cappelli buffi, o baffi finti. Ricordo di Belle, lei mi era sembrata particolarmente carina e aveva attirato la mia attenzione.
Adesso, in quest'istante, ho ricollegato ogni cosa, cavoli!
Ricordo perfettamente anche la scritta sulla bancarella dedicata a me, aveva precisamente un nome e un cognome: "Belle Evans."
Io e lei ci siamo già visti prima. L'ho già incontrata. Per caso, di sfuggita. Ma l'ho incontrata prima del mio concerto. Ed era lei quella ragazza che credevo carina, la stessa che posava in modo buffo e simpatico.
Quella era proprio lei, Belle. Dal nome angelico, che simboleggia la donna più bella del mondo.

I want only youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora