Capitolo 8

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Sono completamente sola a casa. Sono tutti fuori. E non so dove, non so perché. So solo che mi è stato lasciato un foglietto sul tavolo della cucina con su scritto: "Prendi il bus per andare al liceo" con la calligrafia di mio padre. 
Prendo ogni giorno il mezzo, ma ieri avevo concordato con lui che sarei stata accompagnata, e a quanto pare, non sarà così. La prima cosa che faccio quindi, è prendere il mio cellulare per chiamare Ayla e farle sapere che prenderò il bus con lei, per chiederle di attendermi. Mentre il cellulare squilla, cammino qua e là per gli angoli della mia cucina, sgranocchiando un biscotto con le gocce di cioccolato. La segreteria telefonica attacca ed io sbuffo nervosamente, ma ad attirare la mia attenzione è il suono del campanello alla porta. Chi sarà mai a quest'ora?
Prendo lo zaino accanto all'uscio e apro, trovando proprio la mia amica davanti ai miei occhi, che mi guarda sorridente e calma.
«Che ci fai qui?» Domando. Non so perché, ma ho la sensazione di essere in un sogno. Sembra tutto così strano: la casa completamente vuota, il foglietto sul tavolo, la segreteria telefonica di Ayla e lei che, totalmente per caso, si presenta a casa mia in prima mattina.
«Tua madre mi ha detto che ha avuto dei problemi col lavoro e che dovrai prendere il bus con me anche oggi. Sei pronta?»
«Sì, ma... perché sei a casa mia? Ci incontriamo alla fermata, di solito.» Dico scettica.
«Oh, tua madre ha detto anche di averti svegliata, ma sembravi un cadavere e sicuramente ti saresti riaddormentata perché eri in dormiveglia, così ho fatto un salto qui per venirti a svegliare.»
Adesso che collego i pezzi del puzzle comprendo ogni cosa e le sorrido. Credo che Ayla sia il dono più prezioso della mia vita. Si preoccupa per me, ascolta costantemente i miei discorsi a furia di farmi sfogare, mi fa ridere nei momenti peggiori ed è l'unica persona con cui mi diverto anche in un momento di noia. Per ridere con lei non ho bisogno di nightclub, alcol, musica o troppo movimento. Mi basta anche soltanto vederla per pochi minuti a casa e il resto della mia giornata andrà a gonfie vele. Perché è lei, è la sua persona. Porta armonia ed è davvero unica.
«Grazie.» Mi limito a dire. Probabilmente lei non immagina quanto le sia riconoscente.
«Per così poco, Belle? Coraggio, ora andiamo.» Dice.
Insieme ci incamminiamo fino alla fermata del bus e riusciamo a trovare due posti liberi nel mezzo.
«Hai parlato con Jacob?» Mi domanda.
«Sì, ma... non so in che situazione siamo adesso. E poi, anche se dovessimo chiarire, non mi fiderei di nuovo di lui.» Replico saggiamente. Non avrei mai pensato di parlare così di lui, che considero un vero e proprio fratello.
«Certo, lo capisco. Quindi è con Kinsey che andrai a Traverse City?»
Curvo le labbra in un dolce sorriso nel ricordo di ciò che avverrà tra pochi giorni. Mi sembra tutto surreale, perché da ragazzina non avrei mai immaginato di incontrare Flynn, e oggi so che tra non molto andrò per la seconda volta a un suo concerto.
Vorrei rassicurare Ayla e dirle che so della sua cotta per Jacob e che non deve preoccuparsi di me e lui. Vorrei dirle che faremo pace e che per lei manderò giù la situazione. Ma non riesco a pensare ad altro. Ho un nodo in gola e sento dei brividi interni cospargersi per tutto il mio corpo. Quindi non mi resta che annuire.

Io e Ayla ci addentriamo al liceo e durante il tragitto fino ai nostri armadietti, lo schermo del mio cellulare si illumina per la comparsa di una notifica.

KINSEY: Sempre meno, sorellina!

Sorrido istintivamente. Cavolo, mia sorella mi mette così ansia! Attende anche lei, con impazienza, il giorno del concerto.
«Flynn Bradley?» Sento. E mi volto subito.
Alle mie spalle trovo una ragazza minuta, parecchio bassa, dai capelli ricci e corti e gli occhi verdi, ma nascosti da alcuni boccoli. Sembra molto timida e impacciata e ha uno stile strano e particolare. Osserva lo sfondo del mio cellulare, che ritrae il mio selfie con Flynn.
«Sì, è lui!» Dico felicemente.
«Oprostite. I... io...» Sento. Ha difficolta nel parlare ed io so il motivo: viene dalla Croazia, parla quindi il croato. Conosco la lingua, sono stata in Croazia per moltissimi anni della mia infanzia; credo i peggiori, dato che non vedevo quasi mai Ayla. Solo per le festività. Ricordo ancora il mio trasferimento a Chicago, riabituarmi con la lingua e le tradizioni è stato un vero incubo! Tutt'ora credo di conoscere meglio il croato, anche se fa strano, per questo vengo spesso presa in giro: ho un accento diverso e non parlo l'inglese eccezionalmente, a differenza degli altri.
"Oprostite" significa "Scusa", è questo che quella ragazza avrebbe voluto dire.
«Nema problema.» Le sorrido. "Nessun problema".
Lei ricambia il mio sorriso, ma va via in un nano secondo, scappando da me.
«Croata?» Domanda Ayla.
«Proprio così. Croata e timida!»
Arrivo davanti al mio armadietto e prendo alcuni libri, per poi attendere che la mia amica faccia lo stesso.
«Dev'essere nuova.» Commento, riferendomi alla ragazza croata di poco prima.
Insieme poi entriamo in aula e ci sediamo agli ultimi banchi.
«Buongiorno, anche se un po' in ritardo!» Ridacchia ghignando la professoressa Scarlette. Nella sua ironia, intende rimproverarci.
«Scusi.» Diciamo in coro io e la mia amica.
«Stavamo parlando di un argomento importantissimo, ovvero i corsi scolastici annuali. Come sapete, sono facoltativi, ma quest'anno incideranno sui giudizi degli alunni e trarranno fuori un prodotto finale, come un musical, una mostra, un cortometraggio, o ancora, una rappresentazione scenica. Quest'anno proponiamo i seguenti: musica e canto, disegno e pittura, danza, fotografia, scrittura creativa, lettura, ceramica, moda e design e... recitazione. Quest'ultima, in particolare, contiene molti ambiti, come teatro e la novità: sceneggiatura.»
Subito vengo attraversata da un'idea, una luce, qualcosa che mi accende, invitandomi a scoprirne di più.
Mi volto verso Ayla all'istante e la guardo ghignando, come lei fa con me. Insomma, ci siamo comprese solo con lo sguardo.
«Tu va' a disegno!» Dico.
«Tu a recitazione!» Conclude lei.

Dopo la noiosissima lezione della Scarlette, io e la mia amica facciamo la fila per entrare presso l'aula AV, dove avviene l'iscrizione ai rispettivi corsi annuali.
«Ti immagino già vincere alla mostra della scuola!» Dico emozionata per lei.
«Ed io ti immagino come scrittrice e attrice di un cortometraggio!»
«Difficilmente lo sceneggiatore è anche l'attore. Ma va bene! Oh, a proposito, non è che stiamo esagerando?»
«Che vuoi dire?»
«Insomma, si tratta solo di dei corsi scolastici!»
«Già. Ma che problema c'è? Continuiamo a esagerare, allora!»
«Sì, hai ragione!»
Al mio turno, finisco faccia a faccia con un professore che segna le iscrizioni su dei fogli mentre è seduto a una cattedra.
«Belle Evans.» Dico.
«Elle come?» Domanda aggrottando la fronte.
Resto pietrificata e mi immobilizzo. "Elle", come Flynn mi aveva chiamata. Ed è ancora convinto che mi chiami così. Ricordo ancora quel nome fuoriuscire dalle sue labbra. Lo risento nella mia testa, provando qualche brivido lungo la schiena.
«Belle. Belle Evans.» Dico accentuando per bene le consonanti del mio nome.
«Iscritta a ?»
«Recitazione.»
«Ambito?»
«Cosa?»
«Teatro o...»
«Oh, scusi. Sceneggiatura.»
«Domani in auditorium.» Mi porge un bigliettino decorato che contiene le informazioni sui vari incontri del corso. Poi scrive qualcosa sulla sua immensa lista ed io mi allontano attendendo fuori dall'aula la mia amica.

Dopo la scuola ho pranzato da McDonald's con Ayla. Adesso però, mi trovo a casa, seduta alla mia scrivania, proprio di fronte al mio laptop. Cerco ispirazione in ogni cosa e riesco a trovarla solo nel suo ricordo. Lo penso spesso e non posso fare altro che scriverci qualcosa a furia di seminare e gettare via quella maledetta emozione, che non so descrivere e che mi perseguita in forma di ricordo, di pensiero.
Flynn mi manca. Vorrei così tanto incontrarlo adesso. E quando scrivo dei personaggi della mia sceneggiatura, della protagonista Mya Montogomery, che ha una relazione con il cantante dei suoi sogni, penso di voler essere lei, di voler vivere nel mio film scritto. La gente si limiterà alla visione di una ragazzina diciassettenne di nome Belle Evans che ha scritto una semplice trama romantica. Perché in fin dei conti, nessuno potrà mai immaginare che abbia dedicato tutto ciò a lui, nessuno potrà mai immaginare che vorrei tanto essere in Mya. Ma la cosa più strana è che tempo fa non avrei mai pensato delle cose simili nei confronti di Flynn: mi fermavo alla consapevolezza di essere una sua grande ammiratrice e sapevo di esserne cotta ironicamente, come tutte le altre fan. Ma a lungo andare, percepisco sempre di più uno strano cambiamento che mi confonde. Adesso infatti, sento una sensazione. La sensazione di essere trascinata da un filo che è legato a lui, di essere condotta presso un sentiero sconosciuto che porta il suo nome. E non so bene come definire ciò, ma mi piacerebbe dargli un nome: legame karmico.



Oggi, 16.10



DA: belleevans@mymail.com

A: macbenton@mymail.com


Ciao Mac, spero di trovarti bene.
Ti lascio in allegato un'altra parte del copione.
Spero tanto verrà fuori qualcosa di bello.

Saluti,

Belle.


Inviato dal mio iPhone.

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