Capitolo 7

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BELLE


«Vattene, Alex. Non perdere altro tempo.» Dice Ayla chiaramente. «Hai detto che avresti solo voluto salutare Belle, niente di più. Lo hai fatto, adesso va' via!»
Adoro la sua protezione nei miei confronti. È molto dolce e non fa che preoccuparsi.
«Coraggio, chiedi a lei se è un problema!»
Lo guardo imbarazzata. Non posso certo essere così scortese da mandarlo al diavolo! Mi ha pur sempre regalato i biglietti per il concerto del mio cantante preferito a furia di non farsi odiare.
«No, non... è un problema.» Trovo il coraggio di dire.
"Tranquilla, Belle. Solo un pranzo da McDonald's. Dopo sarà tutto finito." Mi dico nel tentativo di calmarmi.
Ogni volta che sento solo il suo nome, una nube di confusione mi si deposita sulla testa, offuscando la mia mente e introducendo in essa dei pensieri passeggeri che, per fortuna, spariranno e normalmente non sono con me.
«Sei andata al concerto? Com'è stato?» Si siede e nel frattempo, una lavoratrice posa il nostro ordine sul tavolo.
«Scusi, l'ordine diciassette, lo porti qui.» La informa Alexander. E lei annuisce e ci dà le spalle per poi allontanarsi.
«L'esperienza più bella della mia vita.» Sorrido. «Grazie ancora. Sai, ho incontrato Flynn per strada!» Dico. E quasi, dimentico di star parlando con lui. Con il mio ex ragazzo, cavoli!
Il problema è che quando parlo di Flynn, non ha importanza chi mi stia davanti, ne parlo con le pupille degli occhi dilatate, le guance rosse e un sorrisetto fantasioso sul viso.
«Uau! Hai scattato una foto?»
Gliela mostro e lui mi sorride.
«Sai, ho iniziato ad ascoltare le sue canzoni e non sono brutte come pensavo! Andrò a un suo concerto.»
La sua ultima affermazione mi infila una coltellata dentro. Mi pietrifica. Completamente.
"Andrò a un suo concerto", la frase che continuavo a ripetere i giorni prima di andarci, senza stancarmi, con enfasi. E ora è... tutto finito.
Normalmente, resta l'emozione di raccontarlo. Raccontare del nostro incontro, della situazione dei cartelloni, del concerto e di come mi sia commossa a momenti. Poi c'è la realizzazione: io sono una delle tante fan che non lo rivedrà mai più in vita sua. Ed è così.
Vorrei essere come alcune ragazze, indipendenti e autonome, che spesso si spostano di città in città per vederlo cantare o per andare ai suoi eventi. Ma non sono così. I miei non me lo permettono. "Hai solo diciassette anni!" Continuo a sentirmi dire.
Non so quando lo rivedrò, ma è difficile, complicato e forse impossibile. Già. Forse non riaccadrà più.
«Andrai... a... un suo concerto?»
"Esatto!»
Noto che Jacob gli dà una spallata e questo mi fa dubitare: perché sta cercando di farlo smettere di parlare? È come se non volesse farlo continuare, come se nascondesse qualcosa.
«Il tuo amichetto è uscito con me qualche giorno fa e siamo diventati così amici che mi ha ceduto il biglietto che gli è stato regalato!» Dice indicando il ragazzo. «Caspita, è così famoso? I suoi biglietti circolano!»
Guardo Jacob esterrefatta. Non posso crederci.
«Ti ha ceduto il suo... biglietto?» Domando fissandolo delusa. «Per... per dove?»
«Traverse City.»
A cinque ore da Chicago. Già, la bella Traverse City.
«Ah. Caspita!» Mi fingo emozionata. «Complimenti. Finalmente siete amici!»
«Sì, be', ci siamo trovati ad un'uscita.» Si giustifica Jacob. E noto quanto sia in difficoltà adesso.
«Tu eri mio amico, non suo. Ne parlavi male, lo insultavi per come mi aveva trattata. Non fraintendermi, sono felice della vostra amicizia, ma... Conta più lui?» Domando quasi con le lacrime agli occhi.
Certo, ci sono rimasta male. Ma non è per lui che mi viene da piangere: per il concerto di Flynn.
Vorrei viverlo di nuovo, riportare il tempo indietro e viverlo come se fosse la prima e l'ultima volta. Con la consapevolezza che potrebbe non riaccadere. E voglio che si ricordi di me per sempre. Voglio lasciare un segno nella sua vita. Voglio sorprenderlo.
«Cosa? Ma che razza di domande fai?»
Ayla ci guarda dispiaciuta. Sa che ho ragione, ma credo che non voglia mettersi contro di lui. E non deve. So difendermi anche da sola.
«Sai quanto tenga a quel cantante, Jacob. Mi conosci. Perché hai pensato di regalare a lui il biglietto e non a me?»
«Tu sei andata già al suo concerto!»
«Tu non lo sapevi, Jacob. Non giustificarti.» Prende parola Ayla, ed io la guardo sorpresa.
«Senti, Belle, io ti voglio bene, però...»
Però è stato un idiota. E so benissimo perché lo ha fatto: Alexander ed il suo gruppo di amici lo hanno sempre preso in giro, riconoscendolo come il goffo e l'imbranato della situazione. Perciò, quando trova il modo di farsi valere, provvede subito e cerca di avere costantemente una buona reputazione.
«Non preoccuparti, accontenta pure Alex. In fin dei conti, spesso quando ti insulto lui è sempre lì a difenderti!» Cinguetto. E forse ho esagerato stavolta.
Alexander abbassa lo sguardo. È zitto, completamente.
«Mi dispiace, okay? Non ci ho pensato, io...»
«"Quando santo parlare di Bradley penso solo a te!" Sono parole tue!» Gli ribatto contro. E lui non reagisce minimamente.
«Belle, se vuoi posso darti il biglietto a mia volta. Non è un problema.» Si intromette Alexander.
«Credi davvero che mi abbassi a questi livelli? Non sei tu il problema, ma Jacob. Lui avrebbe dovuto pensare a me, o al massimo ad Ayla, non a te!» Reagisco. «"Sei la mia migliore amica!" Mi diceva. Certo, come no!»
«Belle, ehi, aspetta!» Ayla mi ferma. «Andiamo via. Coraggio.» Mi prende il polso e insieme ci allontaniamo fino a lasciare il McDonald's.
«Ti rendi conto? È... uno schifo!» Lamento mentre ci dirigiamo non so dove.
«Parlerò io a Jacob. Ma... non avresti dovuto urlare in faccia ad Alex. Non ti ha fatto niente!»
«Ero arrabbiata e ho specificato che non è lui il problema. Però... mi scuserò.»
«Jacob è stato un vero stronzo.»
Qualcuno mi capisce, questo mi rende più che contenta.

È stato il pomeriggio più noioso e disperato della mia vita. Pieno di ripensamenti, gratitudine per ciò che è accaduto durante la giornata (come il mio incontro inaspettato con Flynn Bradley), e nostalgia per qualcosa avvenuta da poco. Direi quindi pieno di confusione.
«Belle, siamo a casa!» Sento urlare mamma. «Scendi di sotto, per favore!» Continua.
Vorrà sicuramente chiedermi un aiuto con la spesa, vorrà che rimetta tutto in ordine o che apparecchi la tavola. A dir la verità, sento una noia mortale, che verrebbe solo alimentata da queste azioni, niente più. Ma come potrei rifiutare? Mamma fa di tutto e di più per me.
Scendo dal letto e mi dirigo di sotto, fino alla cucina.
«C'è qualcuno per te, lì fuori!» Dice mio padre.
Qualcuno per me? Oh, quanto vorrei che ci fosse il mio Flynn!
Ma che vado a pensare? Quanto sono stupida, santo cielo!
«Qu... qualcuno?» Sillabo.
«Sì. Va' a vedere!»
Esco di casa e mi ritrovo Jacob davanti. Aspettato e sospettabile, da parte sua.
«Ehi, ciao.» Dice. Io mi limito a sorridergli lievemente.
«Belle, io...»
«Oggi, da McDonald's, ho esagerato. Avrei dovuto parlartene in privato. Ma sai cosa mi fa incazzare?» Lo interrompo fin da subito. «Tu avresti voluto nascondermelo. Cercavi di fare in modo che Alex non parlasse, perché sapevi di aver sbagliato. Dovresti vergognarti!»
Lui cala lo sguardo imbarazzato. «Lo so. Me ne vergogno infatti.» Dice.
«Be', è il minimo! Tu non sapevi che stessi andando al suo concerto a Chicago, avresti quantomeno potuto parlarmene e chiedermi!»
Non ha parole. Ma ha almeno trovato il coraggio di venire e affrontarmi.
«Ma so perché l'hai fatto e non voglio più litigare per questo. Vedi, Jacob, potrai fare qualsiasi cosa per lui, ma la verità è che quei cazzoni dei suoi amici ti prenderanno per il culo per sempre! E sai perché? Proprio perché ti comporti bene con loro!» Alzo il tono di voce.
Non ho mai parlato così, ecco perché mi guarda esterrefatto da un po'. Le costanti brutte parole, le urla... Non fanno parte di me.
«Se solo tu smettessi di comportarti come un babbeo che fa sempre dei favori a loro, loro si comporterebbero meglio con te. Perché per quanto contorto possa sembrarti il ragionamento, è così! Se dai, non ricevi, e se non dai, ricevi. Sempre. Se ti aggrappi, ciò che stai tenendo scivola via, si polverizza, si allontana e alla fine resti appeso all'aria, perciò cadrai!»
Lo vedo zittirsi, ammutolirsi completamente. Non risponde, non parla, non si muove.
«So che tu l'hai fatto per farti valere, per avere la sua amicizia. Ma fidati, una persona come lui non avrà mai alcun valore nella tua vita. Perché quando mi sono aggrappata, si è polverizzata.» Concludo. «Buona serata, bugiardo.» Lo lascio lì e rientro a casa, notando mia sorella Kinsey origliare ogni cosa. È sempre stata così impicciona!
«Cavoli, bel discorso!» Dice mentre mastica qualcosa. Probabilmente una gomma da masticare.
«Grazie, Kin. Ehi, possiamo parlare?» La guardo con occhi dolci e lei mi fa strada fuori, fino a sedersi con me sul marciapiede di casa.
Insieme guardiamo Jacob andare via e lasciarci lì, tutte sole, a parlare.
«Ho litigato con lui perché ha regalato un biglietto per il concerto di Flynn al mio ex ragazzo e non a me.»
«Cosa?» Sbotta. «Lo ha fatto forse perché sei andata a quello di Chicago?»
«Lo ha scoperto oggi, Kin. Non lo sapeva mica. E cercava di evitare che Alexander parlasse, perciò...»
«Sapeva di star commettendo un errore ma ha deciso di farlo comunque e mentirti come un lurido bugiardo, quello che si è rivelato!» Conclude lei, ed io annuisco.
Mi mostra le sue braccia aperte, nelle quali mi rifugio, e lei mi accarezza i capelli.
«Dove si trova questo famoso concerto?» Chiede.
«Traverse City.»
Kinsey non dice altro. Finisco di abbracciarla, la ringrazio con un sorriso e le do le spalle. Ma prima di rientrare a casa mi volto quando vengo chiamata per nome.
«Preparati.»
«A cosa?» Chiedo.
«All'acquisto dei biglietti. Si va a Traverse City da Bradley!»
In questo preciso istante, sento una nube di farfalle circolare e solleticarmi per tutto il corpo. Vanno dalla testa ai piedi, correndo, pulsando qua e là e spesso si scontrano tra loro. Vengo avvolta da una scarica elettrica di brividi e la pelle d'oca mi fa persino male al pizzicore della pelle. Il mio ventre trema e non posso credere a ciò che ho sentito dire dalla bocca di mia sorella.
Le sue parole mi rimbombano in mente: «Si va a Traverse City da Bradley!».

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