Capitolo 1

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«Signor Carter, che piacere vederla», Victoria Ferguson mi porge la sua mano, che io stringo con presa decisa. «Il piacere è mio, signora Ferguson. Prego, si sieda», le indico la sedia alla mia destra. Dopo che si è accomodata, prendono posto anche i suoi assistenti e avvocati. «Che bella sala riunioni!» Osserva, spostando lo sguardo sulle grandi finestre che si affacciano su una San Francisco grigia, questa mattina.

«Sono felice che abbia accettato di incontrarci», vado subito al dunque. Non ho tempo da perdere. «Ho esaminato il suo dossier e sono molto colpita dalla vostra proposta». Le sorrido modestamente, nascondendo il fatto che sapevo esattamente quale punto colpire per ricevere la sua firma sul contratto, che è accanto ad una penna, che aspetta solo di essere usata. «Tuttavia non riesco a capire come intenda integrare le nostre tecnologie nei vostri processi».

Sorrido, e questa volta non riesco a nascondere la mia sicurezza, mentre avvio la presentazione sullo schermo, dietro di me. «Come può vedere, abbiamo sviluppato una piattaforma che non solo permetterà di integrare le vostre tecnologie con facilità, ma migliorerà e potenzierà il nostro sistema. E questo sarà possibile solo grazie alle vostre soluzioni di analisi».

«Beh, se già prima non avevo dubbi...», lascia incompleta la frase. Mi rivolge un sorriso ammiccante e la sua mano si appoggia sul mio braccio. Osservo quelle unghie rosso lucido sulla mia giacca e mi ritraggo dalla sua presa. Victoria Ferguson si raddrizza sulla sedia, quando la porta viene aperta senza preavviso. «Mia splendida signora, cari gentiluomini, sareste così gentili da lasciarci soli?», Alexander tiene la porta aperta, in attesa che vadano via.

La mia nuova partner mi guarda, lasciando che sia io a decidere cosa fare. «La riunione era giusto finita. Ci vediamo domani per la firma del contratto». In realtà avrei voluto firmarlo oggi stesso, ma questo è più urgente. Si alzano in piedi e lo stesso faccio io. «Ci aspetta una grande collaborazione», porgo e stringo la mano di Victoria. «Senza dubbio», afferma, ricambiando la stretta, prima di andare via. Alexander li saluta con un veloce gesto della mano, prima di richiudere la porta.

«Hai scoperto qualcosa?». «Questa volta ci siamo!», si lascia ricadere sulla sedia, con fare vittorioso. Estrae dalla giacca una busta, che mette sul tavolo: «Domani sera, i Lancaster parteciperanno ad una festa esclusiva con tanto di lista ospiti riservatissima. Non è stato facile accedervi, ne voglio il merito», si pavoneggia. Prendo la busta e guardo il contenuto: due inviti.

«Sei sicuro che non sia un altro depistaggio?», richiudo la busta. «Sicuro quanto è verso che mi chiamo Alexander». «Hai fatto in modo che non risultassero i nostri nomi su quella lista, vero?». Mi guarda male, «Certo. Per chi mi hai preso?», si alza dalla sedia, facendo l'indignato. «Ho delle cose da sbrigare. Ci vediamo dopo», mi saluta.

Prendo il mio computer e vado nel mio ufficio. Mi siedo alla mia scrivania e cerco dei documenti fra le varie scartoffie che non hanno ancora rimosso. «Avanti», rispondo distratto, dopo aver sentito bussare un paio di volte. «David, c'è il signor Thompson che chiede di parlare con te. Gli ho detto che eri impegnato, ma ha insistito», mi avvisa Leyla, rimanendo sull'uscio della porta. «Va bene, non ti preoccupare». «Ti aspetta in sala riunione», mi informa, prima di andare via.

Sospiro infastidito. Un'altra perdita di tempo inutile. So già il motivo per cui vuole parlarmi. Prendo la busta con gli inviti e la lascio sulla scrivania, prima di raggiungerlo. «Signor Thompson, che bella sorpresa!», fingo, dirigendomi da lui a passo felpato. Si alza per stringermi la mano, dopodiché si riaccomoda. Decido di rimanere in piedi. Forse, così, capirà che non ho tempo da perdere. «A cosa devo la sua visita?», faccio il finto tonto. «Signor Carter, sono qui perché, purtroppo, ci sono delle mancanze nel nostro accordo. Mancanze che mi stanno portando a pensare che lei non sia più lo stesso David Carter di una volta. Non mi fraintenda, ma mi sembra che lei stia facendo tutto di fretta, senza pensare alle ripercussioni che un passo falso potrebbe portare. Lei capisce, vero, che ci sono molti soldi in ballo?».

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