Capitolo 7

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David

Lo sbadiglio rumoroso di Christian riempie tutta la stanza, «Devo essermi appisolato un attimo», mormora, stiracchiandosi. «Un attimo? Sono le otto di mattina! E tu dormi da quando abbiamo messo piede in casa. Il tempo di portare Aria in camera, e quando siamo scesi, russavi già», gli fa notare mio fratello, seduto accanto a lui. «Sai com'è, cercare di tenere lontano i Lancaster da casa loro e, al contempo, cercare una certa dottoressa che tende a sparire nel nulla, risulta stancante», si difende il mio amico. «Se solo ci fossi riuscito», interviene Hayley con tono stanco, sdraiata su una montagna di cuscini per terra.

«Mi sembra che Aria stia dormendo sul suo letto, no?», le risponde a tono. «Peccato che non sappiamo in quale letto stia dormendo Louisa Weiss». «Non è colpa sua se ci è sfuggita», corro in aiuto di Chris. «Grazie, amico».
«È un bene che anche i Lancaster non siano riusciti a mettersi in contatto con lei. Dobbiamo approfittarne e trovarla prima di loro», aggiunge Luke. «Ho già informato i miei uomini. Se ne stanno occupando loro», ci riferisce Alexander. Gli rivolgo un cenno riconoscente, ma lui mi ignora.

«Ho preparato il caffè», Eleanor entra in salone con delle tazze fumanti per tutti noi. «Io ho preparato la colazione per Aria, per quando si sveglierà», Leyla appoggia un altro vassoio su un ripiano. Prendo un grande sorso di caffé, sperando che la caffeina mi svegli un minimo. Devo essere in forze per quando quell'uragano, che in questo momento dorme nella nostra camera da letto a sua insaputa, si sveglierà. Siamo tornati da New York in piena notte e, nonostante sapessi che il sonnifero avrebbe tenuto Aria priva di sensi per tutto il tempo, non sono riuscito comunque a chiudere occhio.

La stessa cosa vale per i miei amici, che si sono ritagliati un posto sui divani, poltrone o sul pavimento, come Hayley. Anche se alcuni di noi hanno sonnecchiato durante questo lasso di tempo, chi più come Chris, e chi meno, ci sentiamo abbastanza frastornati dagli eventi delle ultime ventiquattr'ore. «Oh, buongiorno!», Caroline entra in casa e, di certo, non si aspettava di trovarci tutti qui, a quest'ora del mattino.«Buongiorno, Caroline», la salutiamo in coro. «Preparo la colazione per tutti?», propone. 

«Brutto bastardo, dove mi hai portata? Apri questa porta! Giuro che questa volta lo uso quel coltello!», dal piano di sopra si alzano delle urla, seguite da infiniti pugni alla porta. Caroline guarda sconvolta verso le scale. «È ritornata Aria, Caroline», la informo. «Questo si chiama rapimento di persona, lo sai che è illegale? Giuro che ti faccio finire in galera, se non ti uccido prima!». Caroline sembra molto confusa.

«Ti spiegherò tutto dopo», la congedo. «Non credo di essere pronto ad affrontarla», mi lamento, alzandomi in piedi e stropicciandomi il viso. «Attento a non fartela sfuggire di nuovo», sghignazza mio fratello. Ieri sera stava per farla franca, se Leyla non l'avesse vista uscire dalla finestra e non mi avesse avvisato in tempo. Mi incammino, preparandomi al secondo round. La sento molto agguerrita, la dormita l'avrà ricaricata a dovere.

«Sei sicuro che non ci siano coltelli in camera, giusto?», mi prende in giro Luke, quando sono a metà scala. Gli faccio un gestaccio, prima di proseguire. Non avrei mai dovuto raccontare loro le dinamiche di ieri sera. Tutti ridono divertiti, e anche io, sotto sotto, rido. La situazione non è delle migliori, ma abbiamo Aria con noi. Finalmente è di nuovo a casa sua, e tanto basta per farmi tornare a sorridere. Prendo la chiave della camera, che ho lasciato sul mobile accanto alla porta, e faccio scattare la serratura. Non appena la spalanco solo un po', mi ritrovo Aria addosso, che tenda la fuga come un gatto.

La prendo e la spingo dentro, chiudendo a chiave la porta. Mi guarda furente. «Sei un pazzo, un maniaco, uno psicopatico del cazzo!», urla. «Devi lasciami andare. Lasciami andare e giuro che non lo dirò a nessuno. Farò finta di non averti mai visto». Bugiarda! «Fino a qualche secondo fa mi minacciavi di farmi arrestare», le faccio presente. «Ero solo arrabbiata», continua il suo bluff. «E adesso non lo sei?».
«Mi sono calmata», si raddrizza la spallina della camicia da notte che le ragazze le hanno messo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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