CAPITOLO 7

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PEYTON

<<Buongiorno principessa.>> Sbatto le palpebre per mettere a fuoco la figura di mia madre già vestita e truccata appoggiata alla mia porta.

<<La dottoressa ha detto che devi prendere l'antibiotico a colazione e a cena. E devi mettere le gocce 2 volte al giorno. Ho detto ad Cam di aiutarti, io e Daniel andiamo a un pranzo con i colleghi ma per qualsiasi cosa chiamami.>> Annuisce e si dilegua.

Il dolore alle orecchie che avevo si è rivelato essere OTITE. Una dannata otite a metà settembre, quando fa ancora caldo. E devo ringraziare chi ha avuto la magnifica idea di rubarmi i vestiti e lasciarmi bagnata e senza niente per asciugarmi per quasi un'ora.

Metto il cappello di lana in testa visto che è l'unica cosa in grado di darmi sollievo e scendo a fare colazione.

Sento Jake e Cameron parlare sottovoce ma quando scendo l'ultimo scalino si zittiscono immediatamente.

Sono tutti e tre seduti alla penisola in marmo bianco con gli sgabelli rivolti verso di me.

So che si stanno trattenendo e quando sposto il mio sguardo arrabbiato su di loro, scoppiano tutti e tre in una risata fragorosa.

<<Buongiorno piccola eschimese, oggi per colazione c'è pinna di squalo oppure un bel pezzo di tricheco alla griglia.>> Jake non riesce a smettere di ridere.

Cam mi guarda come per esaminarmi: <<Se ti serve anche il Parka posso vedere se ne abbiamo uno nell'armadio.>> Un sorriso naturale si apre sul suo viso, rivelando una fossetta sotto la guancia destra.

D'un tratto i due aprono un varco tra i loro corpi scoprendo una porzione di tavolo dove ci sono dei muffin al cioccolato dall'aspetto delizioso.

Spostando lo sguardo sul lavabo intravedo almeno cinque ciotole diverse e decine di cucchiai e spatole che hanno usato per cucinare.

Ma la parte peggiore sono sicuramente gli schizzi marroni sulla cucina bianca e le loro magliette piene di farina.

Scoppio a ridere quando spostano lo sgabello per farmi sedere in mezzo a loro e me lo indicano tutti e tre.

Sento i loro sguardi su di me quando assaggio il muffin, come fossi lo chef più importante del mondo e avessi il potere di rovinare le loro carriere di aspiranti chef.

La quantità di cacao è perfetta, non sono troppo asciutti e sono pieni di gocce di cioccolato.

<<Buoni.>> Annuisco una volta.

<< Da oggi chiamaci cuochi provetti!>> Jake mi fa l'occhiolino.

<<Non è vero, tu non hai fatto niente Jake, a parte ridurre così la cucina.>> Nigel indica i mobili bianchi o dovrei dire marroni.

Jake si schiarisce la gola: << Direi che il merito va tutto a chi è andato in pigiama a chiedere il cacao alla vicina.>>

<<Ma per favore!>> Cameron spinge Jake giù dalla sgabello facendolo cadere a gambe in aria con un tonfo. <<È che io non ho buoni rapporti con la vecchia dopo che le ho quasi allagato tutta casa.>>

<<Tu cosa?!>> Quasi mi soffoco con il dolcetto.

Più tardi a casa ci sono solo io che cerco il coraggio per mettermi le gocce nelle orecchie. Mi fanno talmente male che non le posso nemmeno toccare esternamente, figuriamoci metterci qualcosa dentro.

Credo mi stia venendo un esaurimento nervoso. Ho il presentimento che farà male, ecco.

<< Hai intenzione di romperti il collo?>> Sussulto e per poco la boccetta di vetro non mi cade per terra.

Improvvisamente l'immagine nello specchio del bagno di me con il collo piegato quasi a novanta gradi per favorire l'entrata del liquido, diventa divertente.

<< Si, se non ci riesco allora ti chiederò di investirmi di nuovo, magari sarai più fortunato .>> Raddrizzo la mia postura.

<< Posso aiutarti? O vuoi continuare così per tutta la sera?>> Si avvicina e io mi volto verso di lui.

Dov'è il tranello?

Lo conosco da poco eppure non mi sembra uno che offre il suo aiuto senza volere niente in cambio, figuriamoci con me.

Mi strappa la boccetta di mano guardandomi negli occhi.

<< E va bene ma non devi toccarmi e devi essere molto delicato sennò mi->>

<< Non ti fidi di me Blake?>> Sembra quasi sorpreso. Ma la sua voce è calma e profonda.

<< Perché dovrei? Non ho una sola ragione per farlo e poi hai chiaramente stabilito che devo starti alla larga perché non mi vuoi in mezzo ai piedi.>> Incrocio le braccia sul petto per mettere qualcosa tra di noi. Si sta avvicinando più del previsto.

La sua mano si avvicina al mio collo. Quando lo avvolge mi irrigidisco inevitabilmente ma il colore che propaga è un dolce invito a chiudere gli occhi e farsi cullare.

Ma che diavolo mi passa per la testa!?

Terra chiama Peyton.

Abbasso lo sguardo dai suoi occhi scuri al suo petto ma li riporto subito dov'erano quando mi scosta delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

I suoi occhi sono scuri, è vero, ma non sono neri come pensavo. Sono marroni, quasi neri esternamente e diventano leggermente più chiari man mano che ci si avvicina all'iride.

<<Quindi il salvataggio dell'altro giorno non vuol dire niente?>> Sembra seriamente ferito, ma so che non è così. Sta fingendo.

Eppure è come se l'elettricità pura scorresse nel mio corpo, mi devo sforzare per rimanere ferma perché sento i nervi tesi pronti a scattare.

<<Diciamo che io abbia una ragione per fidarmi di te, allora perché hai picchiato Oliver, di nuovo? >> Lui ride. Si, sta chiaramente ridendo di me. Ma non mi importa perché è il suono più bello che io abbia mai sentito.

<< Oliver? Non conosco nessun Oliver.>> Che tattica da idiota.

<<Ma->>Mi gira delicatamente il collo dall'altra parte.

<<Fatto! Vedi, non hai sentito niente.>> Oddio è vero mi ha messo le gocce senza farmene accorgere.

<<Ora hai più di un motivo per fidarti di me Blake >> La sua mano scivola via dal mio collo e lui in un attimo sparisce portandosi via tutto il calore che sentivo sul mio corpo.

Persa dentro di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora