Abbraccio

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Sto rannicchiata a terra, mi sento uno schifo. Tra le mani tengo stretto il pupazzo di mio fratello, ne sento il calore sulle mani, è ancora vivo. Un ombra si avvicina, e vedo la grande mano artigliata di Jack avvicinarsi al mio viso.
Temo per il peggio, ma invece di ferirmi mi accarezza la testa.

"Non piangere, mia Adele, tra poco sarà tutto finito. Manca solo una persona."

Scatto lontana da lui, stringendo il pupazzo tra le braccia.

"Non voglio! Voglio indietro mio fratello! Non voglio perderlo..."

Mi guarda, e sorride. Sorride sempre. È così dolce...
Scuoto la testa con forza. Dolce? Lui? Qualcosa in questo posto confonde i miei sensi, ma tenere quella bambola tra le mani mi aiuta a mantenere la mia lucidità.

"Beh, magari... potremmo cambiare qualche postilla al contratto. Tre ragazze in cambio di tuo fratello, ma se per caso non fossi io a finire il lavoro... potrebbe considerarsi nullo. E tuo fratello sarebbe libero."

Lo guardo. Capisco al volo il discorso

"È... l'unico modo?"

Annuisce, e di nuovo sorride.

La casa è stata sgomberata in fretta, non è stata trovata nessuna traccia del rapimento di Luca. Molte persone ci vengono a trovare per sentire come stiamo, mia madre è distrutta, e beve più di prima. Io sto organizzando il tutto.
Oggi mia madre è uscita con le amiche, hanno detto che deve distrarsi ed è uscita controvoglia. Prendo il telefono e preparo la voce più triste che riesco a tirar fuori.

"Pronto?"

"Emilia? S-sono Adele..."

"Si? Come mai hai il mio numero?"

"L'ho chiesto in classe, ho... ho bisogno di aiuto."

"Che è successo? "

"Sai che... mio fratello..."

"Si... ho saputo, mi dispiace..."

"Oggi... mia madre è uscita, io... non mi sento al sicuro."

"Che..."

"Lo so che mi odi, ma non ce la faccio a stare da sola..."

"...n-non ti odio. Tranquilla. Anzi, scusa che--"

"Fa nulla. Però per favore, potresti venire qui? Sei... l'unica persona che posso chiamare per questo... ho paura..."

"T-tranquilla, arrivo subito..."

"Grazie..."

Passano 40 minuti poi sento suonare il campanello. È li, davanti alla porta, con un sorriso timido e un sacchetto in mano. La faccio entrare, ci sediamo sul divano a parlare.

"Mi... mi dispiace davvero per quella cosa."

"Non è nulla, i segni sono già spariti..."

"Però... mi dispiace, davvero, è che Katia e Erica sono così. Mi sono fatta trascinare perché non volevo essere esclusa...
Cioè, erano così. Prima di..."

"Di... cosa?"

Si volta verso di me, turbata.

"Non... non lo sai? Katia si è buttata dal bagno della scuola, e Erica... l'hanno trovata nel parchetto, l'hanno uccisa. In maniera brutale."

"Non lo sapevo. Sai, con la storia di mio fratello mi sono persa parecchie cose."

"Spero che tuo fratello stia bene. Ma non riesco più a vedere le cose in maniera ottimista, di recente, è come se... un ombra mi seguisse."

"Ti capisco, io mi sento uguale."

La guardo, sorrido appena, e lei di rimando.
"Grazie, Adele. Mi sento più tranquilla a parlare con te."

Si avvicina e mi abbraccia, teneramente. È sincera, si vede. Sento il calore del suo abbraccio, che mi rincuora, e il calore del suo sangue che mi rilassa. Giro il coltello nelle sue viscere un paio di volte, mentre il suo sangue mi sporca i vestiti. Lo tenevo nascosto proprio sotto il cuscino, ma non immaginavo che sarebbe stato così facile usarlo. Col braccio libero la stringo a me, la sento mugolare e piangere sulla mia spalla, mentre il suo stomaco non regge e rilascia il suo miscuglio di sangue e acido sulla mia schiena. Mi avvicino al suo orecchio e sussurro, mentre teneramente le accarezzo i capelli.

"No, Emilia. Grazie a te."

Creepypasta - Amore in un IncuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora