B R I A N
Sapevo tutto, sapevo che Emily lo ha fatto solo per il legame che ho con mio fratello, so che ci sta male anche lei, ma è felice per noi.
Devo farmene una ragione, e devo ringraziarla perchè non se ne sta andando.
Axel rientrò in camera con cautela, e mi si avvicinò, con un'espressione mai vista prima. "Tutto ok? So bene che è stata colpa mia, che l'ho presa male, ma era perchè avevo paura che tu saresti rimasto dalla sua parte."
"Lo so Axel, ma io ci tenevo."
Si vedeva che era triste, ma anche infastidito.
"Lo so, vi ho visti, ma ora potresti anche farla andare, per evitare gli altri casini no? Torna a casa sua e tutto si risolve."
"Non posso farla tornare a casa, a te non importa di lei, è diverso Axel!" sbottai.
"È vero, non me ne frega nulla di lei, a me interessa di te, ma visto che sto notando che nulla è cambiato dopo che vi siete lasciati e lei ha provato di risolvere, inizio a fregarmene anche di te."
"Puoi anche dire che non t'importa di nulla, tanto continuerai a dire sempre le stesse cose!"
"Io ci ho provato, ci ho provato a farti capire che avevo paura di essere odiato da tutti, ma a quanto pare questa trovatella ti ha dato alla testa!"
Mi alzai di scatto. "Smettila di chiamarla trovatella."
"Cosa farai altrimenti? Andrai a piangere da lei? O per caso la notte ascolterai musica triste e piangerai per sfogarti?"
Non ne potevo più. Anche io provavo a trattenere la rabbia e far andare tutto bene, ma non ci riesco più.
Lo presi dal collo, con tutta la forza che avevo e lo scaraventai contro il muro.
"Io ci provo Axel, come ci hai provato tu, ma tanto non ti interesserebbe di me nemmeno se provassi a buttarmi da un ponte!"
Lo mollai, perchè notai che stava facendo fatica.
Lui si spostò, e fece dei passi indietro, verso la porta. "D'accordo, puoi fare quello che vuoi, non mi interesserebbe nulla." disse per ultima cosa, e se ne andò, tastandosi piano il collo completamente rosso.
Ho fallito, ho fallito un'altra volta.
Ho fallito anche come fratello.
A X E L
Il collo mi brucia, ma non mi interessa. Provo solo a prendere del ghiaccio e mettercelo sopra per qualche minuto.
"Cosa avete combinato?" chiese Emily, con quella voce irritante.
"Abbiamo litigato, va bene? Ci siamo presi a botte, e abbiamo buttato nel cesso tutta la fatica che ci hai messo per far tornare tutto normale, perchè Brian si è montato la testa! Se l'è montata per colpa tua. Se ho mai detto 'non è colpa tua' fai come se non lo avessi mai fatto, lo è, lo è eccome Emily." sbottai.
Lei, con gli occhi lucidi fece un passo indietro, per poi girarsi e andare in camera, come se le avessi detto tipo:"No nulla, ci siamo detti parole dolci e carine."
La seguii, d'istinto, e vidi che stava sistemando qualcosa, ma non volevo avvicinarmi perchè non volevo sembrare appiccicoso.
"Cosa vuoi ancora? È colpa mia, sono io lo sbaglio, sto andando via, così tutto ritornerà come prima."
Sapevo di dover intervenire, ma ero stanco, non mi avrebbe ascoltato a prescindere. "Ssi che ti dico? Vai, vai pure. Torna in quella casa insignificante," Feci un passo avanti, e presi la collana che aveva sul suo comodino. "Non dimenticarti la tua collanina, non ti vogliamo du nuovo qui." aggiunsi.
Poi, preso dalla rabbia, buttai la collana a terra, e la schiacciai, più forte che potevo.
"Non mi interessa di te."
"Axel stai fermo!" urlò.
Corse verso di me, e quando vide che mi fermai provò a mettere la mano, mentre sussurrava "Sei un mostro."
Misi il piede sopra la sua mano, e mi abbassai al suo livello. "Se vuoi che tutto vada meglio, non rivolgerti così a me, non farlo Emily." dissi con voce ferma, e le lasciai andare la mano, ormai completamente arrossita.
Lei se la toccò un pò, e poi prese la collana, ormai con il ciondolo a forma di cuore frantumato in tanti grandi pezzi.
Quando uscì, Brian la vide in lacrime, e come il leccaculo che è si avvicinò.
"Cosa stai facendo?"
"Sta partendo per l'Italia, cosa vuoi che faccia con quelle valigie dopo 3 volte che ci ha rinfacciato di andarsene?"
"No, non puoi." Prese il ciondolo rotto nelle sue mani. "Lo aggiusteremo."
"Posso invece, devi lasciarmi stare! Non mi farai cambiare idea!"
"Posso farlo io." dissi.
E quando si girò, e mi vide con le chiavi della sua casa in mano, le buttai a terra, e tentai di romperle.
Ci riuscii, e lei mi guardò, ormai esausta.
"Non ce la faccio più!" sbottò, scoppiando a piangere.
"Emily aspetta."
Come poteva, quel gatto morto di mio fratello, non seguirla per dirle cose dolci?
"Lasciami stare!" urlò, esausta.
B R I A N
Avrei voluto solo un momento tranquillo e spensierato, ma a quanto pare non lo avrò.
Nulla va mai bene.
Le andai dietro, e prima di farmi chiudere la porta in faccia decisi di parlare. "Io ti amo Emily! Non voglio, ma ti amo!"
"Fattela passare!".
Mi disse, per poi chiudermi la porta in faccia, come se nulla fra di noi fosse mai accaduto.
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BROKEN HEARTS
Roman d'amourEmily è una semplice ragazza, castana, liscia, con gli occhi azzurri. Fino a quando aveva 4 anni ha vissuto a Valencia con sua madre, che morì pochi mesi dopo il compleanno della figlia a causa di una grave malattia incurabile. Appena lei lo scoprì...