SEVEN

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«I can feel your heart inside of mine (I feel it, I feel it)
I've been going out of my mind (I feel it, I feel it)
Know that I'm just wasting time
And I hope that you don't run from me.»

27 giugno 2023,
Mykonos

«Continui a non amare le grandi feste, eh?,» Le disse, un sorriso che cercava di mascherare la tensione. «Buon compleanno, Francesca.»

«Non dovevi venire. Stai rovinando la mia aria di mistero,» Scherzò lei, il cuore che accelerava per la sua presenza. «Ma grazie, comunque.» Lui rise, un suono familiare che la colpì, come una ventata d'aria fredda.

«Non sono qui solo per gli auguri, volevo darti qualcosa,» Disse, estraendo un piccolo pacchetto dalla tasca. «Un regalo, solo tra noi due.»

«Sul serio?» Lui annuì, Francesca cercò di nascondere il proprio sorriso, non riuscendo. «Non dovevi, davvero.»

«Prendilo e basta.» Rise. Francesca lo guardò sorpresa mentre Luigi le porgeva la scatola. Aprendola, scoprì una collana delicata, un ciondolo che rappresentava un ballerina. La accarezzò con le dita, le lacrime le brillarono negli occhi.

«Luigi, è bellissima...» Mormorò, toccando il gioiello con delicatezza.

«Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta,» Rispose lui, il tono più serio. «Volevo che avessi qualcosa di speciale, qualcosa che ti ricordasse chi sei veramente.»

Un silenzio si fece strada tra loro, pesante come un presagio. Francesca sentiva il suo cuore lottare tra la ragione e l'emozione.

«Non possiamo continuare così,» Disse, la voce tremante. «Abbiamo deciso di essere solo amici.»

«Lo so,» rispose Luigi, avvicinandosi un passo. «Ogni volta che ti guardo, sento ancora quella connessione. È come se non fossimo mai stati separati. Sei stata tu a dire che siamo come calamite.»

Francesca sentì le guance scaldarsi, il cuore che batteva forte. Cercava le parole, ma ogni volta la frase le moriva sulle labbra mentre lui si avvicinava ancora di più, fino a trovarsi a pochi centimetri da lei. Un istante, solo un istante, in cui il mondo attorno a loro svanì.

«Che significa?» Fu la cosa migliore che il suo cervello, nel pallone, riuscì a partorire. Luigi sorrise sghembo, avvicinandosi ancor di più.

«Fanculo l'amicizia.» Poi, senza avvertimento, lui la baciò.

Era un bacio carico di anni di desiderio, di passione repressa e di un amore che, nonostante tutto, non si era mai spento. Francesca rispose, lasciandosi andare in un abbraccio che le scaldava l'anima. In quel momento, tutto ciò che era stato—il malinteso, la separazione, le paure—svanì. Rimasero solo loro, i loro cuori che battevano all'unisono, abbracciati nel silenzio di una notte magica, decisi a non lasciarsi più scappare l'uno dall'altro. Si allontanarono per riprendere fiato, le fronti l'una sull'altra, guardandosi negli occhi. In un attimo, la consapevolezza la colpì come uno schiaffo.

«Ne sei sicuro?» Si leccò le labbra, spaventata che lui potesse pentirsene, che desse la colpa al vino che avevano bevuto durante la cena. Luigi la fermò con un altro bacio, tirandola fra le sue braccia.

«Non pensare.» Due sole parole bastarono ad entrambi per spegnere il cervello, e lasciarsi andare alla passione che avevano cercato, invano, di controllare per una settimana.

28 giugno 2023,
Mykonos

Francesca si svegliò nel letto vuoto.

La luce del sole filtrava attraverso le tende, dipingendo il pavimento con strisce dorate. Francesca si svegliò lentamente, il corpo ancora avvolto dai ricordi della notte precedente. Un sorriso si fece strada sul suo viso mentre ripensava al bacio, alla connessione che sembrava essersi riaccesa. Si rigirò su se stessa con gli occhi chiusi, stringendosi le lenzuola intorno al corpo ancora nudo dalla sera prima, allungò la mano verso l'altro lato del materasso e lo trovò vuoto. Il sorriso sulle sue labbra sparì in un secondo, aprendo gli occhi per scoprire che il suo timore si era fatto realtà e Luigi era già fuggito. Si tirò a sedere, coprendosi il più possibile con la coperta, sentendosi nuda, non il suo corpo, ma il suo cuore, la sua anima. In quel momento la sua mente correva veloce, cercando una spiegazione a quel comportamento che non sembrava essere affatto da Luigi. Nonostante tutto, non l'avrebbe mai usata in quel modo, scappando subito dopo l'atto come se lei fosse solo un corpo da buttare. Sentiva la gola bruciarle e le lacrime risalire i suoi dotti, pronta a lasciarle andare dopo averle trattenute a lungo in quei giorni, convinta che quello fosse il momento giusto per farlo. Una fitta di preoccupazione le attraversò il cuore. Inspirò, cercando di non pensare al peggio. Forse era tornato indietro per prendere qualcosa, o forse... Un'ansia crescente si impossessò di lei. In quel momento, la vulnerabilità che aveva tentato di nascondere tornò a galla, e le lacrime iniziarono a formarsi nei suoi occhi. Mentre il suo pensiero vagava in cerchi di angoscia, la porta si aprì lentamente. Francesca si asciugò rapidamente le lacrime, ma fu colpita dalla vista di Luigi, che entrava con un vassoio carico di dolci e una tazza di caffè. I suoi occhi si illuminarono quando la vide.

«Buongiorno!» Luigi la guardò con un sorriso che sembrava illuminare la stanza. «Spero di non averti svegliata.» Francesca sentì una miscela di sollievo e confusione.

«Pensavo fossi....» Confessò, la voce ancora tremante.

«Cosa?» Luigi fece una smorfia. «Stavo solo preparando una sorpresa. Volevo che il tuo compleanno continuasse in bellezza.» Posò il vassoio sul letto e si sedette accanto a lei.

«Pensavo fossi scappato, dopo ciò che avevamo fatto,» Ammise Francesca, la voce rotta. «Ho avuto paura che ti fossi pentito.»

«Non lo farei mai.» Lui la guardò, gli occhi pieni di comprensione. «Non potrei mai pentirmi di ciò che è successo, non quando si tratta di te.»

Le lacrime iniziarono a scorrere lungo le guance di Francesca, e questa volta non si sforzò di fermarle.

«Hey, non piangere. Non volevo farti stare male.» Luigi si sedette sul letto accanto a lei, posando tutto sul comodino, e la strinse. Allungò una mano e le asciugò delicatamente le lacrime con il pollice.

«Non è colpa tua,» Disse lei, cercando di controllarsi. «È solo che ho avuto paura di perderti di nuovo.» Confessò, in un momento di debolezza.

«Non mi perderai.» Promise lui, la voce calma, seppur non fosse certo delle sue parole. «Non voglio che tu pensi a cosa potrebbe accadere domani. Godiamoci solo questo momento.»

Francesca annuì, lasciando andare la tensione che si era accumulata. Si allontanò e guardò il vassoio, leccandosi le labbra.

«Grazie per la colazione.» Sorrise tra le lacrime.

«Tutto per la festeggiata.» Rise, rubandole un bacio.

«Non è più il mio compleanno.» Gli ricordò, ridacchiando.

«Mi sono perso il tuo ventunesimo compleanno.» Le accarezzò il viso. «Voglio rimediare.»

«Non ce n'è bisogno.» Scosse la testa. «Però ti lascerò fare perché so che con te è inutile lottare.»

«Brava.» Luigi rise e la baciò velocemente un'ultima volta, prima di gettarsi a capo fitto sul cibo.

Iniziarono a mangiare, la stanza riempita dal rumore dei loro morsi e delle risate soffocate, mentre chiacchieravano animatamente come una normale coppia -ma in loro, di normale non c'era proprio niente-. Ogni morso sembrava più dolce del precedente, mentre si scambiavano sguardi che parlavano più di mille parole. Dopo aver finito, si sdraiarono di nuovo sul letto, le spalle che si toccavano. Francesca si girò verso di lui, e Luigi le accarezzò delicatamente i capelli. Un momento di quiete li avvolse, entrambi consapevoli della fragilità di ciò che avevano, ma senza volerne parlare. Non c'era bisogno di pianificare il futuro, non in quel momento. Rimasero così, coccolandosi e ridendo, mentre il sole continuava a salire nel cielo. Non si preoccupavano di cosa sarebbe successo dopo, lasciando che il presente si svolgesse con tutta la sua dolcezza. In quel piccolo angolo di mondo, erano solo Francesca e Luigi, due anime che si ritrovavano, pronte a esplorare il futuro insieme, un passo alla volta.

If I could fly | Luigi StrangisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora