Capitolo 4

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La mattina seguente, il sole entro con prepotenza nelle fessure delle finestre, e mi svegliai. Avevo molto freddo, d'inverno qui nevica anche molto abbondantemente era un problema anche uscire con la macchina. Mi misi una coperta di pile, cosi da avvolgere il mio corpo in essa. Mi alzai lentamente dal letto stropicciandomi gli occhi dal sonno, adoravo svegliarmi presto la mattina, in montagna c'era sempre quell'aria particolare, fredda, pulita, sapeva di buono in più si sentiva l'odore dei fiori che contornavano la finestra e tutto aveva un'altro sapore. Alzai le braccia per stirarmi un po' la coperta cadde a terra, la ripresi immediatamente, il freddo mi percorreva lungo le braccia e la pancia un po' scoperta. Scesi giu in cucina quella sul retro e mi ritrovai un uovo sbattuto, dei biscotti con una tazza di latte sul tavolino. Sorrisi quando lo vidi, mia nonna ogni volta che rimanevo qui a dormire la mattina mi faceva sempre trovare un uovo sbattuto, ed era freschissimo, lei aveva un pollaio, dove era il garage, quindi le uova non erano quelle comprate al super mercato, ed erano super buonissime. Mi iniziai a mettere seduta e gustai quella colazione con molto piacere. Quando dall'altra parte della casa sentii delle urla. Quando alzai il capo, spalancando gli occhi, iniziai ad avvicinarmi in punta di piedi verso la porta che dava sulla sala del ristorante. Erano mia madre e mio padre, che come al solito stavano litigando. Non capivo perché, non riuscivo bene a sentire il motivo della lite, l'unica cosa che riuscì a sentire era mia mamma che diceva, fai schifo, ti devi solo che vergognare . Quando di colpo, senti qualcosa rompersi. Impaurita aprii subito la porta, corsi per il piccolo corridoio, e mi fermai sulla porta della cucina, e li rimasi a guardare in lacrime, "basta! Vi prego basta!" Urlai dalla disperazione, mia madre era in lacrime, mi avvicinai a lei, mio padre appena mi vide se ne andò, senza battere ciglio. Il cuore sembrava uscire fuori dal petto, le gambe iniziarono a tremare. "C-che cosa e successo?" Dissi terrorizzata, con gli occhi pieni di lacrime. "Nulla amore stai tranquilla, e passato" continuo, con gli occhi rossi, gli presi un fazzoletto e iniziai ad asciugargli le lacrime. Delicatamente la baciai sulla guancia per rassicurarla e la abbracciai forte. "finche ci sono io non ti farà mai del male, altrimenti dovrà vedersela con me" dissi con voce dura, ero sicura che se avesse fatto del male alla mamma, me l'avrebbe pagata. Il mio "rapporto"con lui non è mai stato uno dei più belli, in realtà avrei preferito non averlo un padre se doveva esse lui. Il suo problema è sempre stato l'alcool, quando torna a casa e sentivo le chiavi nella serratura della porta, iniziavo ad agitarmi, il sorriso che magari in quel momento si spengeva in automatico, era sempre una litigata continua, a cena sbatteva sempre i pugni sul tavolo, non andava mai bene quello che preparava a cena o a pranzo insomma c'era sempre una scusa per prendersela con lei. Una volta calmate le acque, preparammo tutti i tavoli della sala insieme hai nonni per la giornata di lavoro che c'era al ristorante. Mi piaceva divertirmi con il carrello per portare i piatti, mi mettevo seduta e mi spingevo con i piedi per tutta la sala rischiando anche di andare a sbattere da qualche parte ma non mi importava. "Sta arrivando tuo fratello con Clara" mia mamma esordì, frenai di colpo davanti la porta della veranda. In quel momento la curiosità che avevo di conoscerla ricominciava a farsi strada dentro di me, ero contenta ma comunque rimanevo sempre un po' sulle mie, era il mio carattere non potevo farci niente, non parlavo molto con le persone, potevo risultare antipatica, ma semplicemente non mi andava di dare confidenza a nessuno a meno che di quella persona mi fidavo. Così arrivarono, vidi in lontananza una macchina blu, era quella di  Mattia che si parcheggio sul viale del ristorante. Mi attaccai al vetro della porta per vedere bene, e vidi i loro sorrisi incrociarsi l'un l'altro, per poi darsi un bacio, Mattia le accarezzò dolcemente il volto. Quando uscirono dalla macchina, scappai subito da quella vista, per paura che mi vedessero sorrisi troppo erano davvero dolci, pensai. C'erano mia mamma e i nonni che mi guardarono e non capirono perché corsi così velocemente, quando poi il campanello suono. Mia madre era così entusiasta di conoscerla, le si leggeva in volto. Le apri la porta, e li accolse con un sorriso smagliante li fece accomodare al primo tavolo che c'era in sala, anche i miei nonni proseguirono ad andarla a conoscere, tendendo la loro mano verso di lei e viceversa. Io ero dietro la porta ad osservare la situazione. Iniziarono cosi a parlare quando Mattia, chiese di me ai nonni "dov'é Azzurra?" Domando guardando verso la cucina, la sua domanda suscito a tutti curiosità, e tutti si girarono a controllare, mi rannicchiai ancora di piu dietro di essa alzando gli occhi al cielo. "Azzurra vieni?" La voce di mia madre, mi fece capire che mi aveva visto, con lo sguardo basso andai verso di loro, arrivando poi davanti al tavolo, mi ritrovai Mattia e Clara, che mi guardavano, sentivo un leggero caldo sulle guance mi sentivo in imbarazzo e non sapevo come comportarmi, accennai un piccolo sorriso impacciato "piacere sono Clara, tu devi essere Azzurra?" Disse tendendomi la mano, annuì semplicemente guardandola ricambiando il sorriso che mi aveva appena fatto.

Quindici inverni sotto lo stesso cielo ( quel legame che ci unisce)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora