Dopo quel momento buio, credevo di non uscirne più. Mi resi conto poi che quella piccola creatura che stava per nascere, mi aveva salvato la vita senza saperlo, e forse senza saperlo mai. Mi alzai con fatica da terra, pulendo in ogni minimo dettaglio quello che avevo sporcato con il sangue, pensai che se sarebbe entrata mia madre, gli sarebbe preso un accidente. Così nella fretta tolsi tutto, con le lacrime ancora che non cessavano di uscire. Mi ero fatta sopraffare dalla debolezza, dalle voci, ma sopratutto dagli altri, e mi promisi, che non sarebbe più successo. Intanto aprii il mobile del bagno, per prendere un cerotto abbastanza grande da poter mettere sulla ferita. Non mi resi conto di quanto fosse profonda fino a quel momento. Strizzai gli occhi, non appena il cerotto tocco la parte aperta, facendo un sussulto di dolore, per poi attaccare bene le due estremità. Tolsi ogni minima prova, quando me ne tornai in camera, con molta disinvoltura. La mia testa era come se stesse per esplodere. Mi accasciai sul letto, Come ci sono arrivata a questo punto? Mi domandai, facendo scivolare lentamente le mani sul mio viso ancora umido. Era arrivato il momento di parlare con mia madre di quanto era successo a scuola, ero stanca di subire e non dire niente, di stare zitta. Così con questo pensiero, mi addormentai in un sonno profondo.
Mi svegliai di soprassalto, il respiro era abbastanza affannato. Mi guardai intorno, ed era notte.
Guardai l'orologio ed erano le diciannove e trenta. Mi alzai, e andai in cucina, per vedere se mia madre era tornata. Infatti era proprio lì a preparare la cena. La guardai da lontano, deglutendo a fatica mi abbassai le maniche della maglia sempre di più, per non far vedere il cerotto. Quando piano piano abbassai il braccio, e con un sospiro andai da lei per raccontarle tutto. "Mamma!" Dissi guardandola mentre era indaffarata. "Ma buongiorno, abbiamo dormito? Poi la notte non dormi mai, chi sa perché?" Mi disse ironicamente. Girai gli occhi al cielo, andando a prendere un bicchiere di acqua. Credo che andrò al sodo, senza troppi giri di parole, pensai tra me e me. "Ti devo parlare di una cosa accaduta a scuola" il mio tono era così serio che si spaventò, non appena pronunciai quella frase. I suoi occhi mi puntarono preoccupati. Quando gli feci strada per andare in camera, e gli raccontai tutto. Dalle minacce, ad essere derisa, all'essere esclusa. Gli raccontai anche di Edoardo che era venuto, ma la situazione era solo degenerata. Mia madre mi guarda con gli occhi lucidi, incredula, che tutto questo sia successo, e lei non si era resa conto di niente. Abbiamo parlato per molto tempo, chiedendole scusa se non ho avuto il coraggio di dirle quello che realmente stava accadendo nella mia vita. Decise l'indomani di venire a scuola e chiedere il ritiro da quella scuola. Fino a quel giorno fa, la scuola sembrava un posto di solitudine e paura, ma ora era diventato un campo di battaglia, ma non per me, per lei. Determina e sicura, più che mai, andò diretta all'entrata, chiese alla prima persona dove fosse la preside, quando un secondo dopo giro lo sguardo e la vide seduta dietro la scrivania. Quel silenzio assordante, che risuonava lungo il corridoio si interruppe non appena mia madre, entro in segreteria"Se questo è il modo in cui tenete gli alunni in questa scuola, va bene ma mia figlia non resterà un secondo di più dentro questo buco!" Disse sbattendo le mani sulla cattedra furiosa, non l avevo mai vista cosi arrabbiata, i suoi occhi sprizzavano ira da tutti i pori. Io, rimasi da una parte ascoltando quelle parole. Avevo un po' di timore ma non potevo più continuare così. "Signora, si calmi prima di tutto, questa è una scuola non un mercato, si accomodi e ne parliamo" mia madre sgranò gli occhi non appena pronunciò quelle parole. "Non ha capito allora, voglio il ritiro di mia figlia in questo momento. Se preferite tenere "studenti" di questo tipo, più tosto che mia figlia allora questo non è il posto adatto a lei. Mi faccia avere il ritiro di Azzurra, via e-mail" disse minacciandola, con astio, ormai fuori controllo. Le urla che provenivano da quella stanza, avevano fatto uscire tutti gli studenti dalle proprie classi, cosi da scatenare, curiosità di sapere quello che stava accadendo. Con passo pesante, mia madre uscì fuori, da quella stanza, la seguì, avendo paura che si sentisse male. Mi girai, guardando quello che mi lasciavo finalmente alle spalle. Le sofferenze non dette, quelle minacce, di cui non riuscivo più a liberarmene, quegli sguardi pieni di indifferenza. Era tutto finito. Ma il mio sguardo, cadde sull'unica persona che mi fece sentire protetta, e accettata. Alex. Non lo avrei più rivisto pensai. E non lo avevo ringraziato abbastanza per quello che aveva fatto per me. Decisi così, di raggiungerlo, mentre tutti erano sul ciglio della propria classe, i loro sguardi erano puntati tutti su di me, confusi. Quando arrivai proprio difronte a lui,incapace di muovermi "Grazie per quello che hai fatto per me, non lo dimenticherò" dissi con voce rotta, accarezzando dolcemente il suo viso tiepido. Il suo sguardo disse tutto, senza dire niente, socchiuse teneramente gli occhi, premendo la mia mano sulla sua guancia, come se volesse dire che capiva, che non servivano parole. "Azzurra, andiamo!" Proclamò mia madre, ancora nervosa per quello che era successo. La sua voce mi fece scuotere, eppure non potevo distogliere lo sguardo da lui, da quel volto che avevo imparato a conoscere in silenzio. Chiusi gli occhi per qualche secondo, ringraziandolo ancora per quello che aveva fatto. Così corsi via lungo il corridoio. Sentendo il battito del mio cuore accelerare. Pensai che finalmente, non dovevo più vivere nella paura, e nell' angoscia che il giorno dopo sarei dovuta tornare li dentro. Finalmente quella porta era chiusa una volta per tutte.
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Quindici inverni sotto lo stesso cielo ( quel legame che ci unisce)
ChickLit-TRATTO DA UNA STORIA VERA- In un tranquillo paesino, l'arrivo dell'inverno porta con sé una gioia inaspettata: la nascita di Nicolò, il primo nipote di Azzurra, una ragazzina di soli 13 anni. Per Azzurra, che ha sempre sognato di diventare zia, l'a...