Capitolo 12

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Non mi importava che cosa potesse accadere, quelle due non mi piacevano e comunque le avrei, sicuramente messe a tacere, pensai dentro di me ma in realtà non era vero. Sapevo che mi avevano preso di mira perche ero debole, e loro se ne erano accorte. Finita la lezione, tutti uscirono dalla classe, rimasi dentro per mettere apposto i libri, quando sentii un tonfo sul mio banco. Mi girai di scatto per vedere che cosa era successo, il mio astuccio completamente per terra, e il mio diario a qualche banco piu distante, anche quello a terra. Non riuscì a capire perché queste due ce l'avevano tanto con me. Così mi alzai di scatto dalla sedia, per fermarle quando mi presero il braccio. "Mi stai facendo male" dissi sofferente, non c'era nessuno che mi potesse aiutare. Loro, ridevano e quelle risate iniziarono a farmi paura. "Qui dentro comandiamo noi, non azzardarti mai più a risponderci in quel modo" in suo sguardo era così pieno di cattiveria che mi irrigidì completamente. Non riuscì a rispondere, ero come paralizzata. Quando iniziai a sentire dei passi, provenire dal corridoio, speravo fosse qualcuno della mia classe, o la prof, ma non era nessuno dei due. Era un ragazzo di un'altra classe che a quanto pare si era imbucato nella nostra. Ero sollevata nel vederlo, sperando in un suo aiuto e, così fu. "Avete finito di stressare le persone?" Disse come se già sapeva che quelle due erano così, forse già le conosceva, pensai. "Che c'è e per caso la tua ragazza che la difendi?" Venne verso di me quando, mi prese per il polso e mentre il suo sguardo rimase fisso su di loro, io mi allontanavo insieme a questo ragazzo che non sapevo minimamente chi fosse, ma ero sollevata che qualcuno mi portò via da lì, "non finisce qui!" Ribadirono con prepotenza, mi girai per guardarle, ancora una volta, con sguardo inquieto. E man man che mi allontanavo da loro, il mio cuore riprese i suoi battiti regolari.
"Ora puoi stare tranquilla" mi porto fuori in cortile quando feci un sospiro di sollievo. "Ti ringrazio." Dissi ancora intimorita, avvolgendo le mie braccia su me stessa. "sta alla larga da quelle due, fanno sempre così con le persone più deboli di loro" disse girandosi verso la porta d'ingresso della scuola. "Comunque piacere, Alex" mi tese la mano, sembrava un ragazzo apposto, non come i soliti cretini che ci sono in questa scuola pensai. Sorrisi leggermente e anche io gliela porsi. "Piacere Azzurra". "Che nome particolare, mi piace" disse accendendosi una sigaretta, facendomi un sorriso. Non ero una ragazza di tante parole, non avevo proprio voglia di parlare con le persone. Sopratutto in questa scuola, che molto probabilmente avrei cambiato, però lui mi aveva aiutato e il minimo per ringraziarlo era farsi due chiacchiere. Così mi accesi anche io una sigaretta, quando la prof, fece rientrare di nuovo tutti, per continuare la lezione. "Ci vediamo all'uscita?" Disse in modo carino mentre entravo nella mia classe. Annuì semplicemente ed entrai, con un sorriso, che si spense subito, trovai il mio banco completamente sotto sopra, trovai i miei libri completamente strappati, lo zaino ricoperto di minacce. Feci finta di niente, avevo solo un nodo in gola, ero completamente paralizzata, ma non dissi niente neanche alla professoressa, altrimenti avrebbero fatto peggio, ma la cosa che mi schifava di più, e che nessuno aveva mosso un dito per fermare quello che stavano facendo. L'aria la sentivo sempre più pesante, quasi soffocante, chiesi alla professoressa se potessi uscire, e mi diede il permesso. Andai di corsa, mi tolsi la giacca che avevo, per fare respiri più profondi, sembrava come se mi impedisse di respirare. C'era una finestra in bagno, la spalancai, per respirare a pieni polmoni, ma più respiravo e più si faceva corto il respiro. Stava arrivando un attacco di panico e non riuscì a gestirlo, mi misi le mani tra i capelli, ero davvero disperata. Sentivo il cuore che batteva sempre più velocemente, mi ricordai che dentro quella giacca, avevo delle gocce che portavo sempre dietro, se non avessi potuto gestire appunto un attacco di panico e, adesso era arrivato il momento di prenderle. Così presi un misurino di quel liquido amarognolo, mi misi affacciata alla finestra per prendere ancora aria, e senti che, piano piano smisi di tremare, le mani sembravano meno sudate, e il mio cuore stava riacquistando i battiti regolari. Mi sciacquai il viso, e molto lentamente entrai in classe. Tutti si stavano facendo gli affari loro, e nessuno si accorse della mia presenza, ed ero sollevata di questo. Era ormai la fine della lezione, e finalmente suono la campanella, quando all'uscio del portone della scuola vidi Alex. 

Quindici inverni sotto lo stesso cielo ( quel legame che ci unisce)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora