Il viaggio di ritorno a casa fu molto rilassante. Il paesaggio scorreva lentamente fuori dal finestrino, ma dentro di me tutto sembrava più chiaro, come se una nuvola si fosse dissolta, lasciando spazio a una nuova tranquillità. Mi sentivo più leggera, più libera come se un peso fosse stato sollevato dalle mia spalle. I pensieri che mi frullavano per la testa si stavano lentamente fermando, e mi rendevo conto, che avevo bisogno di un po' di tempo per me, per stare con la mia famiglia, per vivere quel momento speciale senza altre preoccupazioni.
Decisi cosi di parlare con mamma. "Sai" le dissi mentre il silenzio tra di noi sembrava quasi confidenziale, "credo che dovrei prendermi un po' di tempo dalla scuola. Voglio godermi ogni istante della nascita di Nicolò , stare vicino a Mattia e Clara e... non voglio perdere nemmeno un momento di questo periodo cosi importante."
Mia madre mi guardo, i suoi occhi si illuminarono di una luce che sapevo bene. Non c'era giudizio, solo comprensione. "Fai bene" rispose, con quella calma che solo lei sapeva trasmettere. "Ci sono momenti che non torneranno, e tu hai bisogno di vivere questo. Ti vedo già più serena, tranquilla... non smettere mai di ascoltare quello che il cuore ti dice". Mi colpi molto quella sua risposta, perché sapevo che mia madre, pur con tutta la sua dolcezza, non era mai stata incline a prendere decisioni affrettate. Ma in quel momento, capivo che lei sentiva quello che provavo io.
Finalmente avrei vissuto intensamente il momento che stavo per vivere, senza nessun rimpianto.I giorni passarono, veloci e carichi di attese.
Decidemmo quindi di organizzare una cena con i genitori di Clara. Nonostante Maria, avesse avuto quel comportamento distaccato verso mia madre, e la mia famiglia, accetto stranamente l'invito. Entrambi per il bene di Clara e Mattia, avevano deciso di mettere da parte quell'incomprensione che si era creata quel giorno e cercare di tenere in ogni caso la famiglia unita. Così ci riunimmo tutti in una tavolata imbandita di cose buonissime da mangiare, che aveva preparato la mia nonnina. Lei, sempre pronta a rendere ogni incontro speciale, con i suoi piatti che cucinava con tanto amore. Clara e Mattia sembravano visibilmente felici di vedere le loro famiglie unite, anche se sapevo che dietro gli sguardi e i sorrisi, qualcosa di non detto si nascondeva.Poco dopo iniziarono a parlare, delle cose che sarebbero servite al piccolo Nicolò.
Dai vestiti, ai giochi, ma sopratutto alla sua futura camera. Mia madre, come sempre, era entusiasta, di poter contribuire e realizzare quel sogno. Stavano appunto parlando dei colori delle pareti, dei mobili i dettagli che avrebbero reso quel piccolo spazio, accogliente, e perfetto per il bambino. Io purtroppo non potevo regalargli ancora nulla, in quel momento. Ancora non avevo un lavoro stabile e, non avevo i mezzi per farlo, ma ero determinata a cambiare le cose. Così iniziai a fare dei progetti; Magari la mattina sarei andata a scuola e il pomeriggio avrei lavorato, cosi da mettere da parte qualcosa e regalare al piccolo tutto quello che mi passava per la mente. Sorrisi a quel pensiero. Clara già aveva in mente, come sarebbe stata la sua camera, l'aveva vista su una di quelle brochure, un modello che le era piaciuto subito. Non c'era nessun dubbio; mia madre avrebbe detto di si. Anche perché tra loro c'era una complicità speciale, una sintonia che sembrava quasi magica. Si capivano con una facilita che metteva quasi paura. "E proprio questa quella che voglio mi piace tantissimo" esordì Clara, con una tale enfasi. "Va bene domani vado a fermarla, e inizio a pagarla a rate, non ti preoccupare" disse mia madre, a cuore aperto. Era un gesto di amore e una promessa di supporto che lei fece a Clara e per garantire al piccolo Nicolò l'inizio di una vita serena, circondato dall'affetto di tutta la famiglia.Maria, non riusciva a nascondere una certa irritazione nei confronti della complicità che c'era tra mia madre e Clara. Non che Clara e sua mamma non si volessero bene, ma tra loro c'era una distanza, un aria di incomprensione, che spesso si faceva sentire. Aveva sempre avuto un rapporto un po' più distante, più formale con la figlia, quasi come se dovesse mantenere, una sorta di autorità che, a volte, le impediva di avvicinarsi a lei. E quella complicità che aveva invece con mia madre, la faceva sentire esclusa, quasi messa da parte. Era chiaro che qualcosa tra di loro non funzionava, come avrebbe dovuto. "Maria tu sei d'accordo?"disse mia madre girandosi verso di lei, cercando di farla interagire con loro, visto che non proclamo una parola per tutto il tempo. "Va bene" disse con un tono che tradiva una certa freddezza. "
Fai pure se Clara e felice..."
Il suo commento resto sospeso in aria, come se le parole non riuscissero a coprire la frattura che esisteva tra lei e la figlia.
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Quindici inverni sotto lo stesso cielo ( quel legame che ci unisce)
Chick-Lit-TRATTO DA UNA STORIA VERA- In un tranquillo paesino, l'arrivo dell'inverno porta con sé una gioia inaspettata: la nascita di Nicolò, il primo nipote di Azzurra, una ragazzina di soli 13 anni. Per Azzurra, che ha sempre sognato di diventare zia, l'a...