Capitolo 1

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Nelle fessure della serranda vidi entrare un po' di luce, non avevo voglia di andare a scuola quella mattina stranamente, mia madre mi chiamo più e più volte, di colpo alzai le coperte, per mettermi sotto, come per nascondermi, facendo finta di dormire ancora, quando sentii i suoi passi venire verso la mia cameretta. "Signorina? Che facciamo? Vogliamo alzarci?" Disse con voce sarcastica. Tirai fuori il capo dalle coperte pesanti che mi stavano praticamente soffocando con i capelli arruffati "mamma oggi non mi va di andare a scuola, vorrei restare qui con te e aspettare Mattia che torna" dissi con voce supplicante. Storse un po' la bocca e un mezzo sorriso sfioro le sue labbra, cosi acconsenti alla mia richiesta, per poi tornare in cucina. Buttai la testa indietro sul cuscino, quando la rialzai di poco ancora insonnolita. Vidi i letti dei miei fratelli uno disfatto e l'altro intatto. Molto probabilmente Edoardo il mio fratello di mezzo di diciannove anni, era andato a lavoro, quindi era fuori tutto il giorno, e la sera veniva solo a cambiarsi per riuscire di nuovo, il mio rapporto con lui era un odio e amore fraterno continuo, passavamo giornate intere a discutere a litigare, poi era come se niente fosse successo. invece Mattia, il più grande aveva ventidue anni, era partito per fare il militare a Cecina (Firenze) e quel giorno doveva appunto ritornare, era l'ultimo anno che passava li e lui non vedeva l'ora di tornare a casa. Con lui mi trovavo davvero molto bene, avvolte mi aiutava con i compiti, quando lui non doveva fare i suoi, studiava per diventare geometra, andò a scuola, poi la lascio non era quello che voleva fare, lo stava facendo solo per non deludere le aspettative della mamma, ma realmente non era quello che voleva fare. Quindi parti per fare il militare come fece il suo papà. Passavamo molto tempo insieme e lui acconsentiva sempre agli scherzi che gli facevo. Quando arrivò il giorno della sua partenza era sempre molto pesante la cosa parti, per due anni, tornava solo per le feste. Ma quest'anno era l ultimo anno e sarebbe rimasto a casa. Sicuramente non doveva essere facile vivere dentro una caserma, non vedere ne sentire nessuno, ma comunque quel giorno era in viaggio per tornare e restare. Iniziai cosi le mie faccende. Iniziai mettere apposto la camera con la musica praticamente a tutto volume, canticchiando ogni singola parola. Aiutai molto volentieri mia mamma, di solito era sempre sola a casa e faceva tutto lei, e quando eravamo solo io e lei era cosi bello averla tutta per me, mentre cantavamo le nostre canzoni. Cosi facendo, l'ora che doveva tonare Mattia si faceva sempre piu vicina. Iniziai ad affacciarmi dal balcone per vedere se lo vedevo, ma nulla non vedevo neanche la sua ombra in lontananza. Per far passare il tempo piu velocemente mi misi a fare i compiti, sulla mia scrivania, adoravo farli sopratutto se si trattava della mia materia preferita (Storia), mi affascinava sapere chi c'era prima di noi, chi aveva lasciato un impronta cosi importante da finire su un libro, come è chi viveva prima noi e le grandi cose che fecero. Il tempo come avevo previsto passo velocemente, e per l'ennesima volta, mi affacciai dal balcone e lo vidi proprio sotto casa, con quel borsone enorme e la divisa verde maculata. "E tornato, e tornato!" Esclamai urlando dalla felicita, la mamma era in cucina a preparargli il suo dolce preferito la torta di mele, quando mi vede correre in corridoio e scappare giu per le scale "non correre per le scale" urlò riuscì a mala pena a sentirla. Feci le scale molto velocemente in ciabatte rischiando  di farle rotolando, ma tenevo bene salda la mano stretta sulla ringhiera, arrivai al portone senza essermi rotta qualcosa, per fortuna, quando aprii la porta, lo abbracciai fortissimo da meta busto. "Che bello sei tornato fratellone!" Esclamai dalla contentezza, con un sorriso a quaranta due denti. Butto giu il borsone, come per togliersi un peso troppo grande anche per lui, e mi abbraccio a sua volta, mi prese in braccio e mi aggrappai al suo collo come un piccolo koala. Mi staccai per un attimo da lui per guardarlo bene, ma non disse una parola. Era come spento, forse era stanco per tutto il viaggio e per tutto quello che aveva passato in quel posto. "Daiii andiamo, c'è mamma che sta preparando la torta di mele" dissi prendendole la mano per tirarlo e andare su casa. Una volta saliti la mamma lo accolse con un abbraccio fortissimo pieno di calore e amore. Lui ricambiò, il suo affetto abbracciandola chiudendo i suoi occhi come se quell'abbraccio era l'unica cosa di cui aveva bisogno.

Quindici inverni sotto lo stesso cielo ( quel legame che ci unisce)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora