LEÓPOLD
«Penso io a lei» annunciai non appena la vidi chiudere gli occhi e crollare in un sonno profondo. Il suo corpo si rilassò completamente tra le mie braccia.
Henrik si avvicinò con un'espressione preoccupata, ma sul suo volto si leggeva anche un velo di sollievo. «Portala nella camera degli ospiti e sorvegliala» ordinò, e quella nota autoritaria nel suo tono mi infastidì. Mi sembrava di essere trattato come un cane addestrato, ma non osai obiettare. Era lui il proprietario di questo luogo, e io, proprio come mio fratello, ero legato a lui da un contratto che non potevo ignorare.
Mi issai meglio Skye, stringendola al petto, e mi diressi verso la porta. Ma prima di varcare la soglia, percepii lo sguardo di mio fratello che mi seguiva, puntato tra le scapole. Mi voltai e gli sorrisi, un sorriso secco e ghignato. Sapevo esattamente cosa avrebbe voluto dirmi: il suo ammonimento si rifletteva nei suoi occhi. Ma, in quel momento, a me non importava.
Questo pulcino di fuoco aveva attirato la mia attenzione, e, da predatore quale ero, avrei giocato volentieri con il suo corpicino soffice, fino a quando non sarebbero rimaste altro che ossa.
Arrivato al piano superiore, percorsi il corridoio ornato da quadri di paesaggi e antichi ritratti dei padroni passati, fino ad arrivare alla sua fine. Entrai nella stanza degli ospiti, un luogo spoglio e dall'aspetto essenziale. Adagiai la ragazza sul letto, e guardai il suo corpo minuto e leggero affondare nel materasso morbido.
La osservai, attratto dai suoi capelli rossi, aperti a ventaglio come fiamme vive che danzavano intorno al suo viso. C'era qualcosa di ipnotico in quell'immagine, di sensuale.
Mi leccai le labbra involontariamente quando il mio sguardo cadde sulle sue, rosee, piene e invitanti. L'impulso di avvicinarmi si fece strada dentro di me; i miei occhi continuarono a scendere, finendo oltre il top nero, leggermente sollevato, che rivelava la curva delicata della sua figura.
Stando attento a non destarla, allungai le mani e le afferrai i fianchi con un tocco leggero. Il calore della sua pelle mi colpì come una scarica improvvisa, facendomi risucchiare bruscamente l'aria tra i denti. «Cazzo...» mormorai quando un'ondata di desiderio mi travolse, e con essa il mio istinto primordiale. Trattenni un ringhio basso, compiaciuto, mentre le dita scivolavano lentamente verso l'elastico dei suoi pantaloncini. Con un gesto deciso, afferrai la stoffa sottile e la spinsi giù. I miei occhi si posarono sulla sua biancheria, un dettaglio che sembrava accendere ogni fibra del mio essere come una miccia.
Cercai di mantenere una parvenza di controllo, ma il battito del mio cuore si faceva sempre più frenetico, fino a tamburellarmi nelle orecchie come un canto di morte. Ogni centimetro di pelle scoperta era un invito a continuare, a prenderla in mille modi diversi.
L'avrei fatta mia, qui e ora. Non mi importava che Benedict fosse al piano di sotto, con le orecchie tese o che lei fosse incosciente. Il mio lupo la bramava.
Tracciai un percorso delicato con le dita lungo il suo ventre, gustandomi la morbidezza della sua pelle sotto i polpastrelli. Scesi sempre più giù, fino a raggiungere la sua parte più intima. L'accarezzai quasi con riverenza, poi con lentezza, lasciai che il mio dito scivolasse dentro di lei. Fui accolto da una calda morbidezza che mi fece rabbrividire. La sensazione del suo corpo che mi avvolgeva era ipnotica, un calore che mi mandava in estasi.
Tirai fuori il dito con un tocco leggero, portandomelo alla bocca per assaporare i suoi umori. Il suo gusto intenso mi travolse i sensi, ma proprio quando stavo per cedere completamente al momento, la porta si spalancò. Benedict apparve sulla soglia, furibondo.
Non feci nemmeno in tempo a muovermi da sopra Skye che lui mi era già addosso. Mi afferrò dalla maglietta e mi sbattè al muro con tutta la sua forza. «Che cosa cazzo pensavi di fare, si può sapere?!» mi ringhiò contro. I suoi occhi brillavano, segno che il suo lupo stava salendo in superficie.
Un ghigno si formò sulle mie labbra, mentre rispondevo con una calma provocatoria. «Secondo te?»
«Non hai idea in che merda ti sei cacciato» continuò, il suo tono carico di indignazione. «La stavi per stuprare, coglione!»
Decisi di provocarlo ancora un po', assaporando il brivido dell'adrenalina. «E allora?» La sua furia non mi intimidiva. Anzi, mi divertiva, come un gioco pericoloso che sapevo di poter controllare.
«Mi prendi per il culo? È la nipote di Henrik, il tuo padrone!» sibilò, la voce rotta dalla frustrazione. Le sue mani tremavano di rabbia, mentre il suo viso si contorceva in un'espressione ancora più dura.
Assottigliai lo sguardo, e il divertimento svanì all'istante. «Non osare, Ben. Sai perfettamente che quel vecchiaccio non è nessuno per me». Le parole mi uscirono dalle labbra come un colpo di pistola, cariche di un odio represso da troppo tempo.
«Questo non cambia l'accordo e di sicuro non ti permette di spogliare una ragazza umana mentre è priva di sensi» mi fece presente in tono glaciale. I nostri sguardi si incrociarono, e il silenzio tra di noi si fece denso. Le nostre bestie interiori erano a un passo dalla superficie, pronte a scattare.
Dopo un lungo momento di tensione, finalmente dissi: «La voglio». La certezza di quella dichiarazione risuonò tra di noi. «E tu non mi impedirai di prenderla.»
Benedict esitò, il suo respiro si fece più affannoso. «Ma non così.»
Spostai lo sguardo da lui a Skye, ancora distesa sul letto, ignara di quanto stava accadendo. Un sorriso malizioso si formò sulle mie labbra. «Hai ragione, prenderla in questo modo non ha senso. Non c'è gusto.» Mi sporsi verso di lui, il viso a pochi centimetri dal suo, e gli sussurrai: «Voglio sentirla urlare».
Ben si ritrasse di scatto, come se lo avessi colpito con un pugno nello stomaco. Vidi la sorpresa e la rabbia che si mescolavano nel suo sguardo, mentre tentava di metabolizzare le mie parole. «Sei completamente fuori di testa!» esclamò appena riuscì a fare due più due, la voce rotta dall'ira. «Non puoi pensare di fare una cosa del genere. È una ragazza, non un giocattolo!»
Mi sistemai con calma la maglietta, poi, passai ai pantaloni, consapevole dell'erezione che spingeva contro il tessuto, un tormento costante che richiedeva attenzione. «E allora? Cosa vuoi fare? Metterla su un piedistallo e proteggerla come una martire? Non funziona così, Ben» replicai, beffardo. «Sai bene che il mondo è diviso in prede e predatori. Tu stesso lo hai detto tempo fa».
«E questo cosa significa, che lei è la tua preda?» chiese con disprezzo.
«Esattamente. Sì, è proprio così. Wow, chi lo avrebbe mai detto? Ogni tanto anche tu sai essere perspicace!» lo derisi, divertito dalla sua reazione.
«Attento a come parli, Leo» mi avvertì tra i denti, teso come una corda pronta a spezzarsi.
«Altrimenti, cosa fai? Mi picchi?» ribattei, un sorriso provocatorio stampato sulle labbra.
Benedict aprì bocca per rispondere, ma lo osservai esitare, il suo sguardo incerto. Alla fine, si limitò a serrare le labbra.
Soddisfatto di averlo messo in difficoltà, uscii dalla stanza, lasciandolo a ribollire nel suo stesso brodo. La porta si chiuse con un tonfo deciso alle mie spalle. Per oggi era andata così, ma il desiderio e la brama pulsavano ancora dentro di me.
Prima o poi, pensai, Skye sarebbe stata mia.
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Storm-Bound Veins
ФэнтезиQuando la nonna di Skye muore, la sua famiglia si trasferisce in una piccola città per essere più vicina al nonno, rimasto solo nella sua vasta proprietà di campagna. Per sua madre, è un'occasione per rafforzare i legami famigliari e prendersi cura...