2. Le Crepe nel Silenzio

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Non so come sia riuscita a sopravvivere a quel primo incontro con Sophie. Forse è stato il mio istinto di sopravvivenza, la parte di me che sapeva che, per quanto facesse male, dovevo andare avanti. Ma quel giorno, appena li ho salutati e mi sono girata per tornare a casa, ho sentito il peso di ogni passo. Londra sembrava improvvisamente così grande, e io così piccola.

Era passato solo un giorno da quando avevo conosciuto Sophie, eppure già mi sentivo cambiata. Come se una parte di me fosse stata tolta, una parte che, stupidamente, pensavo mi appartenesse di diritto. Ero sempre stata al centro del mondo di Lewis. Ma adesso c'era lei. E con lei tutto il resto.

"Non posso continuare così," mi ripetevo, mentre camminavo per le strade umide di pioggia. Ma la verità è che non avevo scelta. Lewis era il mio migliore amico, l'unica costante in un mondo che cambiava troppo in fretta. E io... io avrei dovuto esserci per lui, come sempre.

Quella sera, mi sono rinchiusa nella mia stanza. Il rumore della pioggia contro la finestra era l'unica compagnia che riuscivo a sopportare. Ho preso il telefono, guardando la nostra chat con Lewis. Era tutto normale. Scherzi, battute, le solite cose. Ma adesso ogni parola sembrava diversa, pesante. Ero diventata un'attrice nella mia stessa vita, recitando la parte dell'amica perfetta, mentre dentro di me ogni sorriso era una maschera che nascondeva la verità.

Il giorno dopo, come ogni mattina, mi sono svegliata presto. Avevamo deciso di vederci per colazione. La mia mente continuava a tormentarmi con immagini di lui e Sophie insieme, sorridenti, perfetti. Mi sono ripetuta che dovevo essere forte, che dovevo accettare la realtà. Eppure, ogni volta che lo immaginavo con lei, il mio cuore si stringeva come se fosse intrappolato in una morsa invisibile.

Sono arrivata al nostro solito caffè prima di lui. Mi sono seduta al tavolo vicino alla finestra, osservando il viavai delle persone. Londra aveva questo modo di farmi sentire al contempo invisibile e parte di qualcosa di più grande. Ma oggi, più che mai, mi sentivo sola.

Quando Lewis è arrivato, mi ha salutata con il suo solito sorriso. E, per un attimo, ho pensato che forse tutto sarebbe potuto tornare come prima. Ma poi ha iniziato a parlare di lei. Di Sophie. Di quanto fosse speciale, di come fosse diversa da tutte le altre ragazze. Ogni parola era come una spina che mi trafiggeva il cuore, ma io sorridevo e annuivo, fingendo di essere felice per lui.

"Ali, davvero, non sai quanto è incredibile," continuava a dire, i suoi occhi illuminati da un entusiasmo che non avevo mai visto prima.

Ho cercato di cambiare argomento, di spostare la conversazione su qualcosa di più leggero, ma ogni cosa tornava sempre a lei. Era come se Sophie fosse diventata il centro del suo universo. E io, per la prima volta, mi sentivo fuori orbita.

"Mi piacerebbe che diventaste amiche, sai?" ha detto a un certo punto, guardandomi con quegli occhi azzurri che conoscevo così bene.

Amiche. La parola mi è rimbombata in testa. Non avevo nulla contro Sophie, davvero. Era gentile, simpatica. Ma l'idea di dover condividere Lewis, di vederli insieme... mi sembrava insopportabile. Tuttavia, non potevo dirglielo. Non potevo rivelare quel groviglio di emozioni che mi tormentava.

"Certamente," ho risposto, cercando di mantenere la voce stabile. "Mi piacerebbe conoscerla meglio."

Non so se Lewis ha notato il tremolio nella mia voce o la tensione nel mio sorriso. Ma, se lo ha fatto, non ha detto nulla. Forse, come sempre, mi vedeva solo per quello che voleva vedere: la sua amica di sempre, la ragazza che c'era sempre stata e che, agli occhi di Lewis, non sarebbe mai cambiata.

Ma dentro di me, sapevo che qualcosa stava cambiando. Le crepe nel mio cuore, nel mio silenzio, si stavano allargando, e presto non sarei più stata in grado di fingere.

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