8: Ombre del passato

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Passarono alcuni giorni da quell’incontro, e in tutto quel tempo non ricevetti alcuna notizia da Alison. Ogni ora era un tormento, l’ansia di sapere quale decisione avrebbe preso cresceva sempre di più, eppure non c’era niente che potessi fare. Mi trovavo sospeso tra la speranza e la paura, tra il desiderio di averla finalmente accanto e il timore di perderla per sempre.

Fu allora che il passato tornò a bussare alla mia porta.

Una sera, mentre ero immerso nei miei pensieri, ricevetti una chiamata inaspettata da Sophie. Aveva una voce carica di rabbia e frustrazione che non le avevo mai sentito prima. Mi aveva detto che voleva parlarmi di persona, e senza aspettare una mia risposta mi informò che sarebbe venuta da me quella sera stessa.

Quando arrivò, Sophie era irriconoscibile. Aveva gli occhi segnati dalle lacrime, e il viso stanco raccontava di notti insonni. Senza darmi il tempo di parlare, iniziò a rovesciare su di me tutta la rabbia e il dolore che aveva trattenuto per giorni.

“Non posso credere a quello che mi hai fatto, Lewis,” disse, la voce tremante. “Ti ho dato tutto, e tu mi hai lasciata senza una spiegazione, come se tutto quello che avevamo non fosse mai esistito.”

Mi trovai incapace di rispondere, ogni parola che avevo provato a preparare nella mia mente sembrava vuota e inutile di fronte al suo dolore.

Sophie continuò, la sua voce diventando un sussurro carico di emozione. “Sai cos'è la cosa peggiore? È che non è stata solo una tua scelta. Mi hai lasciato… per lei. Per la tua migliore amica. E ora sono io quella che paga il prezzo della tua indecisione, Lewis.”

“Mi dispiace, Sophie,” mormorai, consapevole di quanto fosse inutile quella frase. “Non volevo ferirti. Credevo che… fosse giusto essere sincero.”

“Giusto? Pensi davvero che la sincerità sia stata sufficiente?” mi interruppe, le lacrime scorrendo liberamente sul suo viso. “Mentre tu inseguivi una speranza, io restavo a raccogliere i pezzi di me stessa.”

Poi, con una freddezza che non le avevo mai visto prima, Sophie si fermò, mi guardò negli occhi, e mi disse qualcosa che mi gelò il sangue.

“Alison non ti sta aspettando, Lewis. L’ho vista con Chris. Sai cosa facevano? Parlavano di quanto fosse assurdo che tu fossi ancora così ossessionato da lei.” Fece una pausa, permettendo che il peso di quelle parole affondasse. “Sei sempre stato solo un rifugio sicuro per Alison, qualcuno su cui appoggiarsi. Ma ti ha mai voluto davvero?”

Quelle parole si insinuarono dentro di me come spine, e iniziarono a crescere con una rapidità dolorosa. E se Sophie avesse avuto ragione? E se Alison non mi avesse mai davvero visto come qualcuno da amare?

Le mie mani tremavano, il dubbio iniziava a offuscare tutto ciò che pensavo di sapere. Le ultime settimane mi apparvero come un groviglio di bugie e illusioni che mi ero raccontato, convinto che quel legame con Alison fosse indissolubile. Ma ora, ascoltando Sophie, tutto ciò che credevo di aver capito sembrava crollare.

“Non sono venuta qui per farti del male, Lewis,” continuò Sophie, più calma, la voce roca. “Volevo solo che capissi la verità. Forse Alison ti ama, ma tu sei pronto a rischiare tutto per scoprirlo?”

Rimasi in silenzio, il cuore pesante. Sophie mi guardò un’ultima volta, poi si voltò e se ne andò, lasciandomi solo nella mia confusione. Le sue parole continuavano a rimbombare nella mia mente: *“Sei pronto a rischiare tutto?”*

Non dormii quella notte. Ogni volta che chiudevo gli occhi, l'immagine di Alison e Chris che parlavano di me, che forse ridevano di me, mi tormentava. L’idea di essere stato solo un rifugio temporaneo per lei era come un veleno che si diffondeva lentamente, paralizzandomi.

Il giorno dopo, decisi di affrontarla. Non potevo più vivere con quei dubbi, con quell’angoscia. La trovai al solito parco, seduta su una panchina, immersa nei suoi pensieri. Il cuore mi batteva così forte che mi sembrava di sentirlo rimbombare nelle orecchie, ma mi feci forza e mi avvicinai.

Alison alzò lo sguardo e, appena mi vide, un’espressione di sorpresa e preoccupazione si dipinse sul suo volto.

“Lewis, cosa ci fai qui?” mi chiese, con una voce gentile che, per qualche ragione, riuscì solo a farmi infuriare di più.

“Sophie mi ha parlato di te e Chris,” dissi senza preamboli. “Mi ha detto che sono solo un rifugio, qualcuno su cui conti ma che non amerai mai davvero.”

Il suo viso cambiò, un lampo di rabbia attraversò i suoi occhi, e la sua voce si fece fredda. “Sophie non sa nulla di me e di quello che provo. E se tu fossi venuto qui solo per dirmi cosa pensa lei, allora forse non mi conosci nemmeno tu.”

“Non è questione di cosa conosce o meno,” ribattei, sentendo il nodo in gola crescere. “È questione di sincerità. Voglio sapere se mi vuoi davvero nella tua vita o se sono solo una distrazione. Ho bisogno di capire cosa rappresento per te, Alison, e lo voglio sapere adesso.”

Ci fu un lungo silenzio, spezzato solo dal rumore delle foglie mosse dal vento. Alison si alzò, avvicinandosi a me, il suo sguardo pieno di una determinazione che mi spaventava.

“Lewis, tu sei stato il mio migliore amico, e questo non cambierà mai. Ma se vuoi che io scelga tra te e Chris, se vuoi che io rinunci a tutto quello che sto costruendo, allora no, non posso farlo. Non così, non con queste pressioni,” disse, la sua voce incrinata dal dolore.

Quelle parole mi colpirono come un colpo di frusta. Il mondo intorno a me sembrava sfaldarsi, e per la prima volta capii cosa significava davvero lasciarla andare. Capii che, per quanto ci fossimo amati, forse non eravamo destinati a stare insieme.

Senza dire altro, annuii, incapace di sostenere il suo sguardo. Alison si voltò e se ne andò, lasciandomi nel parco, solo con la consapevolezza di aver infranto qualcosa che non si sarebbe mai più potuto riparare.

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