4. Oltre la Soglia

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Da quando avevo deciso di allontanarmi da Lewis, ogni giorno era un po’ meno pesante. Era come se, finalmente, fossi riuscita a tirare fuori la testa dall’acqua dopo tanto tempo a trattenere il respiro. Non era facile, ma avevo capito che non potevo più vivere nella sua ombra. Se Lewis era felice con Sophie, io dovevo trovare la mia strada, una strada che non dipendesse più da lui.

Così, mi sono fatta forza. Ho iniziato a uscire di più, a cercare di costruire qualcosa di mio. E nel giro di qualche settimana, mi sono ritrovata in un piccolo gruppetto di nuove persone che avevo conosciuto attraverso un corso di fotografia che avevo deciso di seguire. Erano diversi da tutto quello a cui ero abituata: più spontanei, più rilassati. Tra loro c’era Chris, un ragazzo americano con un sorriso che sembrava sempre stampato in faccia.

Chris era divertente, spensierato e con una battuta pronta per ogni situazione. Da quando ci eravamo conosciuti, avevamo iniziato a vederci sempre più spesso, ed era facile stare con lui. Ridevamo, scherzavamo, parlavamo per ore di musica, film e di Londra vista con gli occhi di un americano. Era una boccata d’aria fresca, qualcosa di cui non sapevo di aver bisogno fino a quel momento.

Un giorno, ci siamo incontrati in un piccolo parco, uno di quelli nascosti tra i vicoli di Londra, con panchine che sembravano dimenticate dal tempo. Ci siamo seduti vicini, e Chris ha iniziato a raccontarmi una delle sue storie assurde su come si era perso il suo primo giorno nella metropolitana di Londra.

"Ero convinto di aver capito come funzionava, ma alla fine sono finito a Wimbledon... senza neanche sapere come!" disse ridendo.

Io scoppiai a ridere. Il modo in cui raccontava le cose rendeva tutto così leggero. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentivo davvero serena. Con Chris non c’era nessuna pressione, nessun passato ingombrante. Era facile. Era... diverso.

Ma proprio in quel momento, il mio sguardo si alzò verso il vialetto principale del parco, e lì lo vidi: Lewis. Era fermo a qualche metro di distanza, con lo sguardo fisso su di noi. Il suo viso era una maschera di sorpresa, forse anche di qualcosa di più profondo. Non ero sicura di cosa stessi vedendo nei suoi occhi, ma sapevo che non era solo curiosità.

Il mio sorriso si spense all'istante, e Chris si accorse immediatamente del cambiamento nel mio atteggiamento. "Tutto bene, Alison?" mi chiese, guardando nella stessa direzione.

"È... un amico," risposi a bassa voce, cercando di mascherare il disagio che sentivo crescere dentro di me.

Lewis non si mosse per qualche secondo, come se fosse bloccato in quel punto, incapace di decidere cosa fare. Alla fine, si voltò e iniziò a camminare verso di noi. Ogni passo sembrava più lento e più pesante, e io potevo sentire il mio cuore battere all'impazzata. Non sapevo cosa avrebbe detto, ma una parte di me temeva che tutto ciò che eravamo riusciti a mantenere in equilibrio potesse crollare in quel momento.

“Ali,” disse quando finalmente fu davanti a me, senza nemmeno guardare Chris. “Non sapevo che... stessi vedendo qualcuno.”

La sua voce era calma, ma c’era una nota di amarezza che non riusciva a nascondere del tutto. Era come se non potesse accettare l’idea che io potessi andare avanti senza di lui. Che fossi capace di costruire qualcosa che non lo includesse.

"Non è come pensi, Lewis," risposi, cercando di mantenere la voce ferma. “Chris è un amico. Stiamo solo... parlando.”

Chris sembrava confuso, ma non disse nulla. Si limitò a guardare la scena, percependo chiaramente che tra me e Lewis c’era qualcosa di non risolto.

"Ah, un amico," ripeté Lewis, con un sorriso teso. “Sai, Sophie ha detto che da quando ti sei allontanata, sono diventato diverso. Dice che non sono più lo stesso.”

Quelle parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Sapevo che Lewis era cambiato, ma non pensavo che il mio allontanamento potesse avere un impatto così profondo su di lui. Non avevo mai voluto farlo soffrire, non era questo il mio obiettivo. Ma ora capivo che, nel tentativo di proteggere me stessa, avevo finito per ferire anche lui.

"Lewis, io... sto solo cercando di andare avanti," dissi, la voce leggermente incrinata dall'emozione. “Non posso continuare a essere sempre lì per te. Non è giusto. Né per te, né per me.”

Lewis mi fissò, e per un attimo vidi il dolore nei suoi occhi, un dolore che mi era fin troppo familiare. Ma dietro quel dolore c’era qualcos’altro, qualcosa che non avevo mai visto prima.

“Non ho mai voluto che tu ti allontanassi, Ali. Pensavo che Sophie avrebbe capito, che avrebbe accettato il nostro rapporto. Ma da quando non ci sei più... tutto è cambiato.”

Mi sentii crollare dentro. Stavo per dire qualcosa, ma Sophie arrivò proprio in quel momento, come se fosse stata richiamata dalla stessa tensione nell'aria. Appena vide Lewis con me, il suo volto si rabbuiò immediatamente.

“Lewis? Cosa sta succedendo?” chiese, fissandomi con occhi taglienti.

Lui non rispose subito, guardava ancora me. Era come se avesse bisogno di una risposta, di una decisione che io non ero pronta a prendere. Poi, finalmente, si voltò verso Sophie e disse: “Stiamo solo parlando.”

Ma quel "parlando" non era abbastanza per Sophie. Lo vidi nel suo viso, nella sua postura rigida. Non c'era spazio per me nella loro storia, e, per la prima volta, mi resi conto che forse Lewis non sapeva neanche lui cosa volesse davvero.

Chris, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, decise che era il momento di andarsene. "Ehi, Alison, ci vediamo un’altra volta, okay?" mi disse, lanciandomi un sorriso tranquillo, prima di allontanarsi.

Mentre lo vedevo sparire tra la folla, rimasi lì, tra Lewis e Sophie, in un silenzio carico di tensione. Sapevo che niente sarebbe stato più lo stesso. E forse, era davvero arrivato il momento di lasciar andare tutto.

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