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Mi sveglio di soprassalto, ancora avvolto nel mio sogno, quando una voce soffusa mi raggiunse.
«Jungkook, svegliati!»
Sentii un liquido caldo e appiccicoso scivolarmi sulla guancia. Qualcuno mi stava scuotendo e, con lo sbattere di una portiera, mi svegliai del tutto. Mi alzai di scatto.
«Scuola!» esclamai, ancora frastornato. «Dobbiamo andare a scuola, cazzo!»

Mi pulisco la guancia, umida di saliva perché avevo dormito con la bocca aperta, e mi misi a cercare il mio zaino in preda alla fretta.

«Buongiorno, principessa! Muovi il tuo cazzo di culo, siamo in ritardo!»
La voce di Jimin mi arriva dall'esterno della macchina, dove lo vedo dirigersi verso l'ingresso con il suo zaino a tracolla.

«Cazzo», imprecai sottovoce, rendendomi conto di essermi addormentato durante il tragitto verso scuola. «Dove cazzo è il mio zaino?»

Frugai nel caos della macchina di Jimin, tra bottiglie vuote e cartacce.
«Dio santo, perché questa macchina è una discarica?» sbuffai, uscendo infine dalla macchina senza zaino e sbattendo la portiera con più forza di quanto avessi voluto. Il rumore che ne seguì mi fece sobbalzare: un suono metallico e inquietante. Perfetto. Perché ogni volta doveva andare a finire così? Dovevo solo arrivare a scuola, portare a casa dei buoni voti e rendere felice mia madre. Essere responsabile, per una volta.

Forse Jimin era davvero una cattiva influenza per me. Avrei dovuto evitarlo, sapevo che non avrei dovuto andare a quella maledetta festa la sera prima. Ma lui riesce a svegliarsi fresco anche dopo aver bevuto più alcol di chiunque altro.

Lo raggiunsi in classe, sentendomi un completo disastro, vestito come se vivessi per strada. Ma non mi importava nulla del giudizio degli altri.

«Ehi, Jimin, brutto figlio di...» dissi mentre percorrevo a grandi passi l'aula, diretto all'ultimo banco.

Jimin mi interruppe prima che potessi finire la frase.
«Siediti, Jungkook. Stai zitto e comincia a studiare sul serio, o l'anno prossimo niente college.»

Sbuffai rumorosamente e spostai la sedia con un colpo secco, attirando l'attenzione di tutti. Sentii i loro sguardi su di me, ma li ignorai, lanciando un'occhiata prima di sedermi finalmente su quella dannata sedia.
La giornata trascorse lenta e noiosa, tra un pisolino sul quaderno di matematica e una sigaretta fumata in cortile, fino a quando non tornai a casa, sfinito.

«Ciao, mamma», la salutai entrando in cucina.
«Ciao, tesoro. Com'è andata a scuola?»
Mi avvicinai alla biscottiera e, con noncuranza, rubai un biscotto. Tra un morso e l'altro, cercai di sembrare il più rilassato possibile.
«Mmh, bene... E tu, a lavoro?»

Mamma si voltò verso di me, con quel suo sguardo che avevo imparato a riconoscere. Un misto di apprensione e qualcosa d'altro, qualcosa che sapevo mi stava per dire.
«Senti, Kook, volevo parlarti di una cosa. Hai presente Min-Jun?»
Lo sapevo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi. Era da un po' che mamma vedeva quest'uomo. L'avevo conosciuto anch'io, e anche se sembrava a posto, non ero affatto sicuro di essere pronto a tutto questo.
«Sì, certo...» risposi, cercando di mascherare il nervosismo mentre l'ultimo boccone di biscotto si faceva strada a fatica nella mia gola.

«Abbiamo deciso che è ora di costruirci un futuro insieme. Inizialmente, avevamo pensato di andare a vivere da soli, ma poi ho riflettuto. Tu devi ancora finire la scuola, e anche Taehyung...»

La interruppi senza nemmeno rendermene conto.
«Taehyung?» domandai, confuso.
«Il figlio di Min-Jun», spiegò, come se fosse la cosa più normale del mondo.
La fissai per qualche istante, incredulo.
«Non mi avevi mai detto che aveva un figlio.»
«Non mi sembrava rilevante, all'inizio.»
«Vai avanti, mamma...» sospirai, cercando di riordinare i pensieri.

«Ecco, Min-Jun e Taehyung si trasferiranno qui», annunciò con un sorriso che mi fece quasi dimenticare tutto il resto. Quel sorriso mi riscaldò il cuore. So bene quanti sacrifici abbia fatto per crescermi da solo. E in quel momento, capii cosa dovevo fare: sorridere anch'io, abbracciarla e dirle che, se questo era ciò che desiderava, io sarei stato felice per lei.

La serata si concluse con una cena tranquilla, seduto accanto alla donna più forte e straordinaria che conosca.

Eclipse: Fratelli D'Ombra  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora