3.

20 1 0
                                    

Arriva l'ora di cena, e mentre mi preparo a uscire, Taehyung si fa trovare pronto, come se fosse davvero interessato a venire alla festa. Come se si fosse già ambiento da un pezzo, ed io invece no.
Mi infastidisce vederlo lì, come se tutto fosse normale. Prima di uscire, rassicura i "nostri" genitori con il suo solito sorriso finto. «Andrà tutto bene,» dice con quel tono calmo, quasi troppo perfetto. Io stringo i denti, senza dire nulla.

Appena usciamo di casa, chiudo la porta alle nostre spalle e mi volto verso di lui. «Vuoi davvero venire?» chiedo, sperando in fondo che dica di no. Non riesco proprio a immaginarmi di passare la serata con lui.

Taehyung mi guarda per un secondo, e il suo sorriso svanisce del tutto e il suo sguardo si fa ancora più cupo, più distante, quasi come se avesse già deciso da un pezzo. «No, non voglio,» risponde, freddo. «Ho altro da fare.»
Non gli chiedo cosa. Non m'importa davvero. E senza aggiungere altro, si gira e se ne va, sparendo nella notte, senza nemmeno voltarsi.

«Ehi, aspetta un attimo,» lo chiamo, prima che sparisca del tutto. «A che ora ci vediamo per tornare insieme? Non voglio che mia madre faccia scenate.»

Taehyung si ferma per un secondo, poi si gira appena, senza nemmeno guardarmi in faccia. «Mezzanotte. Ci vediamo fuori casa.»

Annuisco, anche se lui non mi sta guardando. «Mezzanotte, allora.»

Lo vedo andarsene, senza voltarsi indietro. Mi chiedo cosa diavolo abbia davvero in mente, ma non mi va di scoprirlo.
Sospirando, infilo le mani in tasca e raggiungo Jimin, che è appena arrivato.

Jimin guida con una mano sul volante e l'altra che tamburella al ritmo della musica, come se niente al mondo lo potesse toccare. Io invece sono immerso nei miei pensieri, incapace di smettere di pensare a quel dannato Taehyung.

«Oh, a proposito, lo sai che quel tipo... Taehyung, no? È il figlio di Min-Jun. Si è appena trasferito a casa mia. E per di più, va anche nella nostra stessa scuola. Non capisco come tutto questo sia capitato così in fretta. Non mi ha rivolto manco una parola decente, e mi dà già sui nervi. C'è qualcosa di strano in lui, Jimin.»

Jimin ridacchia, scrollando le spalle. «Oh, per favore, non farne un dramma. Magari è solo il tipo che ha bisogno di tempo per ambientarsi, sai com'è. Sta sera dimenticatelo, ok? Non ci pensare. Ci andiamo a divertire, beviamo qualcosa, balliamo un po'. Vedrai che starai meglio.»

Cerco di lasciarmi convincere dalle sue parole. In fondo, è sempre Jimin a tirarmi su, anche quando le cose sembrano fuori controllo. Mi rilasso un po' mentre ci avviciniamo alla festa.

Quando arriviamo allo studentato di Namjoon, il posto è già pieno. Musica alta, risate e gente ovunque. Le luci colorate illuminano l'ambiente, e la sensazione di libertà tipica delle feste del venerdì sera è nell'aria. Jimin e io ci facciamo largo tra la folla, salutando volti familiari e prendendo subito una birra ciascuno.

La serata scorre veloce. Bevo più di quanto dovrei, fumo qualche sigaretta e mi ritrovo coinvolto in uno di quei stupidi  giochi da festa. Eppure, ad ogni sorso, mi sento più leggero. Ballo con Jimin e altri amici, la musica vibra attraverso il mio corpo, e per un po' riesco davvero a non pensare a nulla.

Ma tutto comincia a girare un po' troppo velocemente. Mi scuso e sgattaiolo via per trovare il bagno. Appena chiudo la porta dietro di me, mi appoggio al lavandino e fisso lo specchio. Gli occhi mi bruciano leggermente, e il mondo sembra oscillare. «Cazzo...» mormoro tra me e me.

All'improvviso, sento bussare alla porta. «Occupato!» urlo, per sovrastare la musica che proviene da fuori

Ma la porta si apre comunque. Mi volto di scatto e lì, proprio davanti a me, c'è Taehyung.

«Che cazzo ci fai qui?» ancora stordito dall'alcol e confuso dalla sua presenza.

Mentre Taehyung rimane fermo lì, guardandomi con quegli occhi enigmatici, sento la tensione nell'aria crescere. Vorrei che se ne andasse.

«Avevi detto che non volevi venire» dico

Taehyung si appoggia al lavandino, le braccia incrociate, e mi scruta. «Non mi interessa la tua festa, Jungkook. Non sono qui per divertirmi. Sono qui per... altri motivi.»

«Quali motivi?» chiedo, cercando di non suonare troppo curioso. «Sei solo un tipo che si è appena trasferito in una nuova città. Non credo che ci sia nulla di così importante da fare qui.»

Un sorriso amaro appare sul suo volto. «Nom sai nulla di me» e tanta amara è la sua risposta

mi infastidisce e non poco questo atteggiamento arrogante «Cosa vuol dire?Non capisco perché hai questo atteggiamento nei miei confronti.» dico cercando di rimanere il più rispettoso possibile.

«Non voglio fare amicizia, Jungkook. Non ti voglio nemmeno nella mia vita, se devo essere sincero. Ma ci dovremo sopportare»dice, con un tono quasi rassegnato.

«Perché ti comporti così?» chiedo, confuso.
«Ci conosciamo da neanche un giorno, sappiamo che siamo destinati a convivere, perché non possiamo semplicemente essere normali l'uno con l'altro?»

«Perché la normalità è noiosa,» risponde Taehyung, alzando le spalle. «E non sono qui per fare la sceneggiata di famiglia perfetta»

«E allora cosa vuoi? » dico, quasi senza pensarci. È un impulso, una necessità di capire cosa vuole esattamente.

Taehyung mi fissa per un momento, come se stesse valutando se fidarsi o meno. Rimane in silenzio e va dritto al sodo.

«Non rovinare la famiglia che mio padre ha sempre cercato» rimango lì sbalordito dalle sue parole.
L'atmosfera in questo bagno ha cominciato a farsi tesa e il suo sguardo è come una lama affinata che taglia l'aria in due.

Nonostante l'aria densa nel bagno. Mi scappa una risata, forse è l'alcol che mi scorre nel sangue, o forse solo nervosismo causato dalla situazione, ma ne pento subito, quando alzo lo sguardo e incrocio quello gelido di Taehyung, che mi rimette in riga subito.

«Mi hai appena detto che non vuoi fare la sceneggiata della famiglia perfetta, e chiedi a me di non rovinarla? Ti sei contradetto con solo due frasi » rispondo cercando di mantenere un tono piatto mentre dentro di me cresce una frustrazione inaspettata.

Lui d'altro canto sembra rilassato, come se avesse potere su di me e su questa conversazione, Taehyung solleva un angolo della bocca in un sorriso appena accennato, quasi sprezzante. È come se questa situazione  lo divertisse, come se fosse sempre un passo avanti a me.

«Non è questione di fare la famiglia perfetta, Jungkook. È questione di non fare stupidaggini e rendere tutto più complicato del necessario», risponde calmo, ma con quel tono gelido che non lascia spazio a repliche. Si avvicina di un passo, e ora lo sento ancora più vicino, quasi soffocante.

Sbuffo, irritato. «Stupidaggini? Sei tu quello che sta complicando le cose con questo atteggiamento da duro. Se siamo costretti a vivere insieme, possiamo almeno farlo senza tutte queste stronzate.»

Taehyung piega la testa leggermente di lato, come se stesse valutando le mie parole. «Forse hai ragione. O forse, è semplicemente che non mi fido di te.»

«Non ti fidi di me? Non mi dato neanche la possibilità di farmi conoscere.»

«Appunto.» Taehyung incrocia le braccia, appoggiandosi al lavandino. «E non ho intenzione di conoscerti. Non voglio che tu entri nella mia vita, e non ho bisogno di entrare nella tua. Non voglio un fratello, non lo vorrò mai, capito? Ognuno per sé»

La sua indifferenza mi fa stringere i pugni. «Allora perché sei qui? Perché sei venuto a questa festa se non ti interessa nulla?»

Taehyung mi guarda, il suo sguardo è intenso e difficile da decifrare. Poi, come se avesse deciso che la conversazione fosse finita, fa un passo indietro e apre la porta del bagno. Prima di uscire, però, si gira un'ultima volta verso di me.

«Comportati bene Jungkook, ti tengo d'occhio»

Con quella frase sospesa nell'aria, se ne va, lasciandomi solo, ancora scosso e confuso.

Eclipse: Fratelli D'Ombra  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora