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Il giorno dopo, mentre il sole sorge piano, mi preparo per la scuola. Jimin viene a prendermi come ogni mattina, e come sempre inizia a farmi la
ramanzina. «Dovresti impegnarti di più in matematica», mi ripete, agitando le mani per enfatizzare. «E smettila di dormire in classe! Se ti fai bocciare ti ammazzo».

Jimin a volte è insopportabile. Sempre a criticarmi per i voti, a dirmi che devo impegnarmi di più, come se fosse mio fratello maggiore. Però, lo fa perché ci tiene. Lo so. Anche se mi dà sui nervi, è sempre presente quando ho bisogno, anche senza che lo chieda. E, sì, anche se mi infastidisce ammetterlo, gli voglio bene anch'io. Non potrei immaginare la mia vita senza di lui, anche se non glielo dirò mai.

Dopo scuola, andiamo a casa di Namjoon, un vecchio amico di Jimin che ora è all'università. Beato lui, penso, chissà se mai ci arriverò. Ci godiamo una birra e chiacchieriamo fino a sera. Salutiamo Namjoon e Jimin mi riaccompagna a casa.

«Ci vediamo domani, ciao idiota», mi dice con un sorriso mentre scendo dalla macchina. La sua carretta emette un rumore strano, e un pezzo della portiera si stacca, ma faccio finta di nulla, ricambio il sorriso mentre sgomma via, sparendo dietro la curva.

Raccolgo il pezzo di metallo dal marciapiede e mi giro per tornare a casa. Controllo se mamma è a casa, ma probabilmente sta dormendo dopo il turno in ospedale. Decido di prepararmi un ramen istantaneo e lo mangio velocemente, prima di lasciarmi cadere sul letto. Morfeo mi avvolge in un sonno profondo.

La mattina seguente, un rumore assordante mi strappa dal sonno. Mi giro nel letto, cercando di ignorarlo, ma la musica ad alto volume proveniente da un'altra stanza è insopportabile. Sbuffo, alzandomi e stirandomi le braccia. La musica sembra provenire dalla stanza accanto, e il ritmo martellante si diffonde attraverso le pareti, rendendo impossibile dormire ancora. Esasperato, esco dalla mia stanza e mi dirigo verso la porta da cui proviene quel casino.

Spero sia solo Min-Jun che ha iniziato a traslocare con una scelta musicale discutibile. Con un sospiro profondo, apro la porta, pronto a dirgli in modo gentile di abbassare il volume.

Ma non è Min-Jun. È un ragazzo che mi dà le spalle, cuffie attorno al collo, mentre ripone i vestiti nell'armadio. La musica che esce dalle casse è cupa e intensa, e lui sembra completamente immerso nel disordine che ha creato.

«Ehi! Puoi abbassare il volume?» gli urlo, cercando di farmi sentire sopra il ritmo assordante.

Si gira lentamente, con un'espressione annoiata e scontrosa. «Cosa?», chiede, come se non gliene importasse nulla.

«Vuoi svegliare tutto il vicinato?», replico, cercando di mantenere la calma.

«E allora?» risponde, alzando le spalle, con un mezzo sorriso che sembra una sfida. «Non ti piace?»

Resto perplesso dalla sua mancanza di rispetto. Non so chi sia, ma il suo atteggiamento è irritante. Fermo lì, valuto se valga la pena discutere. Decido che no, non ne vale la pena. Eccolo Kim Taehyung il ragazzo per bene che era stato dipinto secondo mia mamma.
Ne parlerò con Min-Jun quando torna.

Rientro in camera, sbattendo la porta, ancora incazzato. Mi butto sul letto, ma la musica è assordante. Vedo il telefono vibrare sul comodino. Guardo lo schermo: è Jimin. Sospirando, rispondo.

«Che c'è?» dico, già mezzo irritato.

«Wow, tranquillo! Che ti succede? Comunque, non importa. Volevo solo chiederti se vieni alla festa di Namjoon stasera. Sai che ci tiene. Non fare il solito asociale», ride dall'altra parte.

«Non lo so... non sono dell'umore», gli dico, passando una mano tra i capelli.

«Ma quale umore? Dimentica tutto per sta sera. Vieni. Una birra, buona musica, niente drammi. Ti farà bene.»

Sospiro di nuovo. Potrei starmene qui a rimuginare o uscire e non pensarci più. «Ok, va bene. Passi tu?»

A pranzo, sento la porta di casa aprirsi e vedo mia madre rientrare con Min-Jun. Sono entrambi sorridenti, soprattutto mia madre, un sorriso così non glielo avevo mai visto.

«Oh, vedo che vi siete già conosciuti!» dice mia madre, entusiasta. Mentre sento un'ombra apparire dietro di me.

Faccio un cenno con la testa, cercando di nascondere quanto la situazione mi infastidisca. «Sì, ci siamo conosciuti.»

«Sai, Taehyung andrà nella tua stessa scuola» continua lei, come se fosse una notizia fantastica.

Min-Jun, senza capire nulla, aggiunge: «allora passerete un sacco di tempo insieme.»

Mamma poi si gira verso di me e chiede: «Hai già dei programmi per  stasera? Avevamo pensato di festeggiare fuori tutti insieme.»

Non ci penso due volte, e prima che mi incastri dico «Sì, in realtà ho già dei programmi», dico. Taehyung, nel frattempo, si è già ambientato e sta rovistando nel frigo.

«Ah, peccato. Allora sarà per la prossima volta» dice mia madre, poi le viene un'idea. «Perché non porti Taehyung con te? È il suo primo giorno, sarebbe carino farlo uscire, gli fai conoscere i tuoi amici.»

Fingo un sorriso a mia madre e mi giro verso Taehyung, che mi ricambia. Il suo sorriso è tirato, quasi forzato, ma non abbastanza da sembrare falso a prima vista. C'è una freddezza nei suoi occhi, una maschera che non gli appartiene.

Eclipse: Fratelli D'Ombra  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora