12.

18 3 0
                                    

La mia domanda rimane sospesa nell'aria, quasi soffocata dal crepitio del fuoco nel camino. Taehyung non risponde subito, ma i suoi occhi continuano a fissarmi, scuri e penetranti.

Poi, finalmente, si muove. Lentamente, si sporge di nuovo verso di me, la distanza tra noi si accorcia fino a diventare quasi inesistente. Il suo volto è così vicino al mio che riesco a sentire il calore del suo respiro sulla mia pelle, quel misto di alcol e qualcosa di indefinibile che mi fa girare la testa.

«Perché ti sei fermato?» ripeto di nuovo, la mia voce più forte questa volta, ma incrinata da una nota di frustrazione.

Un angolo della sua bocca si solleva in un mezzo sorriso, uno di quelli che non raggiungono mai i suoi occhi. «Perché volevo vedere come reagivi» dice, il tono così morbido da sembrare quasi una carezza, ma con un sottotesto che mi mette i brividi.

La sua risposta mi lascia senza fiato. Voleva vedere come reagivo? Non so se sentirmi provocato o manipolato. Forse entrambe le cose. Provo a distogliere lo sguardo, ma non ci riesco. È come se mi avesse incatenato con quel sorriso, con quegli occhi che sembrano scavare dentro di me.

«E ti è piaciuto quello che hai visto?» ribatto, la mia voce suona tagliente, anche se il cuore mi martella nel petto. Voglio sembrare sicuro di me, ma so che non lo sono.

Taehyung inclina appena la testa, i suoi occhi scuri mi scrutano, scavano dentro di me. «Forse» risponde, giocando con quella parola come se fosse una lama affilata.

Si sporge ancora di più, fino a quando il suo viso è a un soffio dal mio. «O forse no. Ma...» mormora, il suo tono che si abbassa, diventando quasi un sussurro.

Le sue dita si alzano lentamente e mi sfiorano il mento, il tocco leggero come una piuma, ma devastante. «Sei divertente quando cerchi di nasconderlo»

«Nascondere cosa?» sibilo, la mia pazienza  si sgretola, mentre il mio corpo sembra fatto di filo spinato, sento ogni nervo teso all'estremo.

Il suo sorriso si allarga appena, un gesto lento e controllato che mi fa ribollire il sangue. «Quello che provi» dice con semplicità, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Prima che possa rispondere, sento la sua mano muoversi. Dal mento scivola lungo il mio collo, le sue dita lunghe sono leggere come piume, fino a raggiungere di nuovo la nuca. Quando arriva lì, si ferma, e il tocco cambia, non è più come prima.

Il suo pollice accarezza con lentezza la base dei miei capelli, mentre le altre dita si intrecciano appena con le ciocche.

Rimango lì, immobile, mentre le sue dita giocano tra i miei capelli come se avessero tutto il diritto di farlo. Ogni istante in cui il suo tocco si prolunga è una contraddizione che non riesco a spiegare nemmeno a me stesso.

Perché non lo fermo? Perché gli ho chiesto di continuare?

La risposta mi si attorciglia dentro, confusa e scomoda. Non lo fermo perché, in fondo, non voglio. Per quanto mi infastidisca, per quanto mi faccia sentire piccolo sotto il peso del suo controllo, c'è una parte di me che desidera questo contatto. È come se avessi atteso inconsapevolmente quel momento per così tanto tempo, e ora che è qui, non voglio lasciarlo andare.

Ma c'è anche qualcosa di più oscuro. Non lo fermo perché sono curioso. Curioso di sapere fin dove è disposto a spingersi, curioso di capire se c'è un limite alla sua sicurezza, se c'è un momento in cui Taehyung perderà quel sorriso provocatorio e mostrerà qualcosa di reale.

E forse... non lo fermo perché voglio vedere fin dove sono disposto a lasciarmi trascinare.

Improvvisamente, il ritmo calcolato della sua mano si interrompe. La pressione si allenta, e sento le sue dita scivolare lentamente lungo la mia spalla, fino a sfiorare il mio petto. È un tocco così leggero, quasi impercettibile, ma sufficiente a provocarmi un brivido che percorre la schiena come un'onda improvvisa.

Eclipse: Fratelli D'Ombra  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora