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Mi sveglio con un mal di testa pulsante, i postumi della sbornia che si fanno sentire in tutta la loro gloria. Controllo l'orologio: le tre del pomeriggio.
A quanto pare, ho dormito più del previsto.

Sento un leggero rumore provenire dalla cucina e, con un po' di fatica, mi trascino fino a lì. Quando entro, trovo Taehyung appollaiato sul bancone, intento a fissare il suo cellulare con un'espressione impassibile. Sembra completamente a suo agio, come se non avessimo affatto vissuto la stessa serata di ieri.

«I nostri genitori sono usciti e torneranno tardi questa sera» dice, senza neanche alzare lo sguardo dallo schermo. La sua indifferenza mi irrita più di quanto vorrei ammettere.
Vorrei dire qualcosa, ma la mia bocca è secca e la mia testa martella, così mi limito a un mormorio.

«Perfetto...» rispondo

Mentre mi dirigo verso il frigo, Taehyung continua a scorrere il suo cellulare, ignorando completamente la mia presenza.

A quel punto, decido di ignorarlo e di concentrarmi sulla mia necessità di cibo.
Ma anche mentre mangio, non posso fare a meno di sentire il suo sguardo, come se Taehyung stesse valutando ogni mia mossa.

«Che c'è?» gli chiedo, incapace di trattenere la mia curiosità e il fastidio. «Non hai niente di meglio da fare che startene qui a fissarmi?»

«Mi stavo solo divertendo a osservare quanto sei patetico già di prima mattina.»
Rimango senza parole per un attimo, la frustrazione che cresce dentro di me mentre cerco di trovare una risposta adeguata. «Patetico io? Mi sa che non ti sei visto allo specchio stamattina» ribatto, lanciando uno sguardo carico di sarcasmo.

Taehyung alza un sopracciglio, visibilmente divertito dalla mia risposta. «Oh, che colpo basso, Jungkook. Ma se stai cercando di ferirmi, sei sulla strada sbagliata»

«Tae Tae, anche tu sei sulla strada sbagliata» ribatto, cercando di mantenere un tono sarcastico.

Il suo sguardo si fa subito scuro, visibilmente infastidito dal soprannome. «Non chiamarmi mai più così» dice con un tono da gelarmi le ossa.
Si alza bruscamente e se ne va dalla cucina, lasciandomi solo e confuso e il silenzio nella cucina comincia a diventare assordante.

Rimango lì, a fissare il vuoto, mentre una sensazione di inquietudine mi pervade. "Che cazzo ho appena fatto?" rifletto, mentre il mio cuore batte forte nel petto.

Non riesco a togliermi dalla testa il suo sguardo, la rabbia che traspariva da quegli occhi. "Cosa gli ho fatto per farmi odiare così tanto?" mi chiedo. Eppure, c'è una parte di me che pensa che sarebbe meglio lasciarlo andare.

Prendo un respiro profondo e decido di concentrarmi su qualcos'altro. Ma il pensiero di Taehyung rimane, come un'ombra che non riesco a scacciare, e mi chiedo se questa convivenza sarà sempre così difficile o se, in fondo, c'è una possibilità di trovare un terreno comune.

Decido di chiudermi nella mia stanza per affrontare la montagna di compiti di matematica che mi aspetta. Ma ogni volta che guardo quei numeri e quelle formule, la mia mente sembra bloccarsi. Dopo un'ora di tentativi, non riesco più a contenermi e tiro un urlo di sconforto. «Ma perché deve essere così difficile?!»

Taehyung d'altro canto sembra sparito, e in un certo senso mi chiedo se questa sia stata una benedizione o una maledizione. Ma la mia frustrazione ha bisogno di un bersaglio. Proprio quando mi sto per arrendere, sento un forte colpo sul muro che divide le nostre stanze, come se Taehyung volesse farmi sapere che non si è dimenticato di me.

«Che cosa vuoi ora?» gli urlo

Ma non ricevo risposta. L'unico suono è il battito accelerato del mio cuore, mentre la frustrazione si trasforma in una miscela di impotenza e irritazione. Decido che non ha senso continuare a torturarmi; chiudo i libri, mi distendo sul letto e, poco dopo, mi lascio andare al sonno.

Subito mi ritrovo in un luogo che non riconosco, circondato da volti sfocati e indistinti. Ma poi, all'improvviso, il suo viso appare: mio padre. Non l'ho mai conosciuto, ma ho sempre sentito di avere una connessione con lui, una presenza che mi manca in ogni momento della mia vita.
Sorride, e per un attimo, sento un calore avvolgente, come se fosse lì per proteggermi.

Ma poi il sogno si oscura. La sua figura svanisce, e io mi ritrovo a urlare il suo nome, ma nessuno risponde. La scena cambia e sento il panico crescere, il senso di abbandono che mi travolge.

Mi sveglio all'improvviso, il cuore in gola e il respiro affannoso. La stanza è buia e silenziosa, e il sudore mi imperla la fronte. Un urlo di angoscia mi sfugge dalle labbra, e per un momento non riesco a capire se il sogno fosse reale o solo un frutto della mia immaginazione.

Mi siedo sul letto, cercando di calmare i battiti irregolari del cuore. Quella sensazione di vuoto ritorna, più forte di prima. E cerco di ritrovare un po' di lucidità. Controllo il telefono e vedo che è quasi sera. Mentre cerco di riprendermi, mi arriva una chiamata da mia madre.

«Jungkook, come va? Tutto bene?»

«Sì, mamma, qui tutto bene. Io e Taehyung abbiamo fatto un sacco di amicizia. Vi siete divertiti voi?» La rassicuro con un tono che spero sembri rilassato e che non faccia trapelare la bugia più grande dell'ultimo secolo.

«Mi fa davvero piacere,» risponde mia madre, con un leggero sollievo nella voce. «Ti ho chiamato per dirti che non riusciremo a tornare stasera. C'è allerta meteo, e preferiamo non rischiare. Se la situazione migliora, torneremo domani mattina. Ve la caverete?»

«Sì, non ti preoccupare, stiamo bene. È tutto tranquillo qui.» La rassicuro, cercando di suonare convinto anche se dentro di me l'idea non mi entusiasma affatto.

Quando la chiamata finisce, decido di avvisare Taehyung, mi sembra giusto che lo sappia, e vorrei anche sapere se è ancora arrabbiato.
Mi avvicino alla sua stanza e busso leggermente. Nessuna risposta. Busso di nuovo, più forte. Finalmente, la porta si apre appena, giusto quanto basta per farmi vedere il suo volto irritato.

«Che vuoi?» chiede, seccato. Si è ancora arrabbiato

«Solo per dirti che i nostri genitori non torneranno stasera. Si sono fermati in hotel per via del maltempo» dico cercando di non suonare invadente, anche se so che la prenderà  male.

Taehyung sospira, chiaramente infastidito, e tenta di chiudere la porta, ma prima che possa farlo, blocco l'uscio col piede.

«Che fai?» mi chiede, visibilmente più irritato.

«Volevo solo avvisarti. E... pensavo di cucinare qualcosa. Vuoi qualcosa da mangiare?» cerco di proporlo con calma, ma l'aria tra noi è già tesa.

«Non ho fame» ribatte freddamente. «E non c'è bisogno che mi avvisi di tutto. Sento tutto quello che succede nella tua stanza dalla mia, Jungkook.»

Perfetto. Almeno sappiamo che l'isolamento acustico di casa è pessimo, faccio una risatina di nervosismo, ma mi ricompongo velocemente.

«Senti, non sto cercando di darti fastidio, volevo solo informarti. Sei libero di chiuderti in camera tua e ignorarmi» tolgo il piede dalla porta e alzo le mani in segno di difesa «ma non per questo smetterò di fare la mia parte.»

Taehyung mi fissa per un momento, come se stesse valutando cosa dire o fare. Alla fine, però, scuote la testa con un'espressione che non riesco a decifrare. «Sei davvero un idiota» mormora prima di richiudere la porta.

Rimango lì per qualche secondo, fissando la porta chiusa.

Eclipse: Fratelli D'Ombra  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora