Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
✎
La mia vita è sempre stata semplice. Troppo semplice, a dire il vero. Non mi sono mai complicato con cose inutili, non mi sono mai sforzato di cercare spiegazioni a quello che sentivo. Se qualcosa era faticoso, evitavo. Se qualcosa era facile, lo facevo senza pensarci troppo. È così che ho sempre vissuto.
Poi è arrivata lei.
E improvvisamente, tutto è diventato complicato.
Lei, che rideva di me quando non capivo le sue battute. Lei, che mi seguiva alle partite anche se non glielo chiedevo mai. Lei, che sembrava sempre sapere come prendermi, senza mai farmi sentire sbagliato. Eravamo amici, o almeno così ho pensato per un sacco di tempo. Non c'era bisogno di definirlo, non c'era bisogno di chiedere di più.
Finché non è arrivato lui.
Non so nemmeno da dove sia spuntato. Un giorno eravamo sempre insieme, come al solito, e il giorno dopo c'era questo tipo. Alto, sorridente, con quel suo modo di fare sicuro di sé. Non mi importava all'inizio. Non è mai importato a me cosa facessero gli altri. Ma poi ho iniziato a notarlo di più, il modo in cui ti parlava, il modo in cui ridevi alle sue battute. Lo stesso modo in cui ridevi con me.
Ed è lì che qualcosa dentro di me ha cominciato a bruciare.
Non avevo mai provato una cosa del genere prima. La chiamano gelosia, credo. Non la capisco bene, ma la sento. Ogni volta che ti vedo con lui, quando le tue risate si mescolano alle sue, c'è questo peso nel petto che mi schiaccia. All'inizio ho pensato che fosse solo fastidio, che forse ero solo stanco. Ma non era quello. Non era stanchezza. Era qualcos'altro, qualcosa di più forte e più profondo, che non riuscivo a controllare.
Oggi, poi, è successo di nuovo. Tu e lui, a parlare, troppo vicini. Le sue mani che sfioravano le tue braccia, e io che restavo a guardare come un idiota. Avrei voluto andarmene, ma i miei piedi erano incollati a terra, come se il mio corpo non volesse accettare la realtà di ciò che stava accadendo.
Te ne sei accorta, te ne accorgi sempre. Il tuo sguardo si è fermato su di me per un secondo, e ho visto la confusione nei tuoi occhi. Non hai capito cosa stava succedendo dentro di me, come avresti potuto? Non ti ho mai mostrato nulla, ho sempre nascosto tutto.
«Ehi, Nagi! Vieni qui, che fai lì da solo?» hai detto, come se nulla fosse.
Ma non riuscivo a muovermi. Mi limitavo a guardarti, mentre quel tipo ti stava accanto, sorridendo come se fosse normale. Come se fosse normale che qualcuno ti stesse così vicino, come se fosse normale che non fossi io.
