CAPITOLO 9 | il fabbricante di chiavi

81 6 0
                                    

Ti ho lasciato il mio numero sopra il frigorifero,
ma tu hai digiunato e non l'hai letto
Se non hai cenato è per quanto avrai sofferto

TW: violenza domestica

Genova, 20 dicembre 2014

Si teneva le mani sulle orecchie e stava rannicchiata nell'angolo della cucina.
Il padre di Alma si avvicinava sempre di più al suo corpo inerme, con quell'espressione sul volto che lei non era mai riuscita a decifrare.
Erano passati solo due giorni dall'ultima sfuriata, eppure non ne aveva mai avuto abbastanza di lei e del suo corpo.
"Basta"
Lo guardava supplicando, mentre si teneva la guancia con gli occhi colmi di lacrime.
Lui rideva, scuotendo la testa.
Alma sbatteva le ciglia, facendo scendere sulle guance le lacrime che aveva cercato di trattenere il più possibile.
Prendeva respiri profondi, cercando di calmarsi.
E il padre la osservava: Alma soffriva come un cane per colpa sua e lui se ne stava in silenzio, con un sorriso sulle labbra. Poi scompariva tra le stanze della casa, lasciandola lì.
Allora Alma, con le poche forze che le erano rimaste, usciva di casa, diretta dall'unica persona di cui si fidava.
Andrea apriva la porta e le domandava: "L'ha fatto di nuovo?"
Il magone si faceva spazio tra la gola della mora, annuendo piano.
Lui la faceva entrare, per poi abbracciarla e darle qualche bacio sulla testa.
Si spostavano in camera sua, sul suo letto, e la calmava con le carezze e i baci sulla fronte.
"Sei qui con me adesso, sei al sicuro"
E Alma guardava impassibile un punto a vuoto sul muro, pensando al nulla.
Non aveva aperto bocca nemmeno un secondo e Andrea la stringeva a sé come se fosse l'unica cosa che poteva fare in tutto quel casino.
E forse era proprio così.
La violenza non era mai stata qualcosa di cui lui, in prima persona, si era mai interfacciato. Si era sempre lasciato in disparte riguardo a ciò, al contrario dei suoi amici che erano abituati a risse, soprattutto per la droga.
Per Alma invece era quasi all'ordine del giorno, per questo motivo lui la ospitava volentieri a casa sua.
Era una situazione piuttosto delicata, lei non voleva denunciare e nemmeno dirlo a sua madre. Gli episodi di violenza avvenivano durante il giorno, nel pomeriggio, proprio quando quest'ultima era a lavoro.
Andrea si era ritrovato un po' con le mani legate: voleva assolutamente rispettare ciò che gli diceva la sua migliore amica, ma d'altro canto non riusciva a vederla arrivare con i lividi oppure con l'umore a terra.
Una sera, vedendola davanti alla porta di casa sua con le lacrime agli occhi e una mano che teneva stretto l'altro braccio, la prese con sé e la portò in camera. Come sempre, si sdraiavano sul letto e cercava di farla addormentare.
La mattina seguente era sempre devastante: risvegliandosi con il calore del suo migliore amico addosso, tornare a casa sembrava ritrovarsi davanti alle porte dell'inferno ed essere obbligati a oltrepassarle.
"Andre, sei l'unico uomo di cui mi fido davvero"
La accompagnava con il suo motorino e aspettavano un po' prima di lasciarsi andare.
Lui si chinava sempre, dandole un bacio sulla fronte e stringendola a sé.
"Chiamami, mandami anche un messaggio stupido per farmi capire che non stai bene. Io sarò da te immediatamente"
Si guardavano, lei aveva gli occhi lucidi.
"Avrò la mia rivincita?"
Ad Andrea gli si chiuse il cuore, anche la gola.
Erano quelle domande che ti facevano capire di essere fortunato ad avere una famiglia più o meno normale.
"Si, ce l'avrai. Ti porterò via io da lì"
Ma lui non sapeva che, in realtà, da quella casa ce la portava via ogni volta che le stava accanto.

Genova, 3 gennaio 2015

Drilliguria+Alma

Mario
Oh raga stasse a mangiare da me e poi festino tra di noi

Vaz
Ci sto

Andrew
Idem

Almina
No raga scusate, non posso ancora oggi! :( rimedierò promesso

Rave
Io sono a Milano purtroppo per chiudere dei pezzi

Diego
Io ci sono volentieri fra

Chat privata con "Almina"

Tutto ok?

Almina
Si amo' stai tranquillo

Non mi convinci Alma

Almina
No davvero Andre, devo iniziare a studiare che ho una verifica il 7 appena rientro

Mh
Visualizzato

Non ci pensò nemmeno su due secondi: prese il casco, diretto a casa sua.
Suonò il citofono e un "chi è" pronunciato dalla mamma di Alma risuonò per quel piccolo spazio in cui si trovava in piedi Andrea.
"Sono io, Andrea"
Gli venne aperto il portone e dopo qualche rampa di scale si ritrovò davanti alla sua porta di casa.
"È in camera sua"
Dopo un cenno con il capo e un sorriso tirato, si girò per seguire la stanza, ma venne trattenuto per un braccio.
"Andrea, per favore, sento che c'è qualcosa che non va. Sei l'unico che può aiutarla a stare meglio"
Lui annuì sorridendo, dando una carezza sulla mano alla mamma di Alma.
Bussò alla sua porta, per poi entrare dopo un "avanti", sentito dall'altra parte.
"Che ci fai qua? Non sei con gli altri?"
"No. Come stai?"
Alma fece una faccia confusa.
"Bene, te?"
"Ma mi vuoi dire la verità?"
"La sai già. E sai pure il motivo"
Lui sorrise tristemente, accarezzandole il viso.
"Ti va di uscire e andare su a Spianata Castelletto?"
"Mi farebbe molto piacere in realtà"
"Allora prenditi una giacca e il casco"
Mentre stavano scendendo le scale del palazzo, Andrea si fermò.
"Hai cenato Alma?"
"No, non ho fame"
"Ma almeno un pochino devi"
Lei si mise il casco, aspettando che lui salisse sulla moto per mettersi dietro.
"Non ho nemmeno un po' di appetito, fa lo stesso davvero"
"Va bene. Facciamo che io mi prendo un panino e ci dai almeno un morso. Poi se non ti va me lo mangio io."
Partirono dritti verso Spianata, un punto panoramico dove si vedeva tutta Genova.
Dopo una ventina di minuti arrivarono in cima e Andrea si fermò in un bar lì vicino per prendere un panino.
Insieme si sedettero sulle panchine.
"Non c'è nemmeno vento stasera"
Andrea annuì, prendendo un morso della sua cena.
Glielo porse, ma lei rifiutò gentilmente.
"No Andre, grazie davvero"
"Solo un morsino"
"Non ho appetito"
"Devi mangiare un pochino, sennò le forze per studiare e per uscire con il ragazzo più bello del pianeta dove le trovi?"
Andrea sorrise, cercando di farla sorridere anche lei un pochino.
Riuscì nella sua impresa, perché una risata molto leggera uscì dalle labbra della mora.
"Hai pranzato almeno?"
Lei scosse la testa, sincera.
"No Alma, allora dacci davvero un morso. È buonissimo, ho preso anche il tuo preferito: prosciutto crudo, stracciatella e insalata"
Glielo porse ancora una volta, ma lei declinò l'offerta.
Andrea, sconfitto, iniziò allora a parlare di qualcos'altro.
Dopo poco, Alma appoggiò la testa sulla sua spalla, godendosi la meravigliosa visuale che avevano davanti a loro.
I suoi occhi caddero sul panino che teneva in mano il suo migliore amico, allora lei si abbassò per rubarne un pezzetto.
Il viso del cantante si illuminò e un sorriso grande si fece spazio tra le sue labbra.
"Tieni. Mangialo se hai fame e se vuoi"
Lei lo prese in mano e ci diede ancora qualche morso, per poi ridarlo ad Andrea.
"Ti ho già detto che sei l'unico uomo che mi dà speranza nel genere maschile?"
Fece finta di pensarci su.
"Almeno tre volte al giorno"
Alma gli diede una spallata giocosa.
"Che stupido"

ALTAMENTE MIA | breshDove le storie prendono vita. Scoprilo ora