capitolo 10

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"Odio il mio lavoro" urlo mettendomi le mani tra i capelli

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"Odio il mio lavoro" urlo mettendomi le mani tra i capelli.

L'ho detto. Sedici giorni, un'ora e quindici minuti dopo la promessa pseudo minaccia di Ward ammetto che sono a tanto così da rassegnare le dimissioni. Mai avrei pensato che lavorare per la Wittman mi avrebbe ridotto a desiderare con ardore l'arrivo del venerdì e attaccarmi alla prima bottiglia di alcol a disposizione. James Ward è stato di parola, avevo dubbi in merito? Il re di tutti i coglioni di San Francisco, rettifico di tutta la California intera, ha giurato che mi avrebbe fatto passare la voglia di lavorare con lui e così è stato.

Come ha fatto? Con il silenzio. Con i suoi cazzo di grugniti quando era in vena. Ignorandomi durante tutte le nostre sessioni al simulatore.

Detesto lavorare così, mi fa uscire così di senno che la sera arrivo a casa con la cervicale che pulsa all'impazzata e la voglia di spaccare qualsiasi cosa mi capiti a tiro. E se al Firestone ignorarsi ci permetteva comunque di lavorare, alla Wittmann è impossibile. Cosa non gli è chiaro della parola collaborare?!

Quando ho coinvolto anche Jason pensavo di riuscire a ribaltare la situazione, invece mi si è ritorto tutto contro. Con Lowe parla, dice la sua, lo coinvolge, risponde alle sue cazzo di domande. Con la sottoscritta zero. Zero. Assoluto. Perlomeno con Cole le cose procedono bene ma per quanto cerchi di colmare il vuoto lasciato da James sento che sto facendo un lavoro a metà. Fra una settimana c'è la presentazione ufficiale della vettura per la stagione imminente, fra sei ci sono i test invernali e io voglio solo prendere la mia roba e fuggire via, lontano, possibilmente a più di mille chilometri di distanza da James. Facciamo che cambio direttamente continente.

Mi arriva una gomitata da Hayden. "Ma che dici?"

Gemo di dolore. Mi massaggio il costato, amareggiata. "La verità. Odio il mio lavoro, Lawrence, mia madre, il mio pilota e la grandissima testa di cazzo che si ritrova."

"Quanto sei tragica, donna. Deve arrivarti il ciclo?"

Restituisco la gomitata, sperando di avergli fatto davvero male. "Idiota." Allungo il braccio e prendo il mio Margarita. Il Sex On The Beach non è forte abbastanza per stasera. "Se avessi la tua ex che lavora con te saresti del mio stesso avviso. Anzi, che lavora contro di te."

"Riley..."

Lo ignoro. "Non mi parla. Non mi aiuta. Mi ignora! Come cazzo faccio a lavorare in pista, a stare al muretto, a comunicare con questo pezzo di idiota quando in fabbrica non mi rivolge la parola di striscio?! Non vinceremo mai cazzo! E a chi daranno la colpa? A me!" sbuffo e ingurgito un altro sorso del mio drink. "Lunedì mi licenzio."

"Non dirlo neanche per scherzo."

"Sono seria Hayden."

"È l'alcol a parlare."

Scuoto la testa, consapevole che ha ragione. Sono al terzo Margarita della serata e non sono proprio lucida. Questa sera tocca a Hayden guidare, ragion per cui mi sento ancora più legittimata a bere come se non ci fosse un domani. Abbiamo una regola ferrea quando facciamo uscite di questo tipo, a turno ci si concede al massimo un drink e poi stop. Almeno uno dei tre deve essere in grado di intendere e di volere e soprattutto di portarci a casa tutti interi.

Ready Set Go - Fino all'ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora