Capitolo 28

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Una pallida luna era sospesa alta nel cielo senza nuvole quando sgattaiolarono fuori dal Maniero dei Malfoy. Hermione poteva solo descrivere le loro intenzioni come furtive, dato che non avevano detto a nessuno dove stavano andando o, in effetti, che se ne stavano andando.

Le venne in mente che stava riponendo un livello eccessivo di fiducia in Draco Malfoy, ma a quel punto non poteva fare altro. Lui sembrava pnsare, per una sorta di istinto - che fosse o meno fuorviato era ancora da stabilire - che il mittente della lettera non fosse interessato a far loro del male.

Il testo della lettera era bizzarro e vago, a dire il vero, ma Hermione non condivideva la sua speranza. Ironicamente, considerava il fatto che di solito era il contrario, e Malfoy era spesso quello scettico.

Il cuore le si strinse forte nel petto al pensiero che potesse sbagliarsi. Se fosse stata una trappola, non sarebbero più tornati e nessuno avrebbe saputo dove erano andati o perché.

Un brivido le si insinuò lungo la schiena al pensiero, e Malfoy le lanciò un'occhiata, con gli occhi luminosi contro l'oscurità del cielo notturno. L'indirizzo della lettera li aveva condotti in un parco boscoso babbano vicino alla periferia di Londra, e la strada sembrava altrimenti deserta.

"Sei ancora sicuro di quello che stai facendo?", sussurrò lei, concedendosi appena di prendere fiato.

"No", rispose lui, con espressione dura. Scrocchiando il polso, flesse le dita, che scintillarono con un accenno di magia lunare. "Ma se qualcosa va storto, non possiamo esitare. Vai via e materializzati dentro le protezioni del Maniero, che io sia con te o meno".

L'enorme fasci di nervi che era, la spingeva a discutere, ma strinse la mascella e rimase in silenzio. Dopo una pausa prolungata, lei sibilò: "Diamoci dieci minuti di tempo: se non si presenta nessuno, ce ne andiamo".

"Affare fatto".

Il parco era illuminato solo da fiochi lampioni che gettavano il vialetto lastricato in una tonalità di giallo opaco. Verso l'area boschiva, le luci finirono bruscamente e Malfoy le prese la mano mentre la conduceva verso il confine del bosco.

Un'unica panchina segnava la fine del sentiero e Hermione si fermò di colpo quando la mano di Malfoy strinse la sua alla vista di una figura solitaria incappucciata dall'aspetto decisamente maschile. Il cappuccio gettava il suo volto in un'ombra profonda, e Hermione non riuscì a capire se si trattasse di qualcuno che conoscevano finché lui non si alzò, si schiarì la voce e si tolse il cappuccio dal viso.

Malfoy lo fissò, inespressivo, mentre il respiro le si stringeva in gola.

Davanti a loro c'era Claude Arcand.

Guardò ognuno di loro a turno, poi si guardò attentamente intorno nell'oscurità dello spazio verde prima di lanciare un incantesimo rivelatore.

Accanto a lei, il labbro superiore di Malfoy si incurvò in un ghigno. "Ha detto da soli. Siamo soli".

"Non abbiamo molto tempo", disse Arcand in un inglese con accentato ma chiaro. A Hermione tornò in mente il fatto che si era rifiutato di parlare altro che il francese quando lo avevano incontrato a Parigi. "Dovete ascoltare attentamente perché non mi ripeterò".

Lanciando un'occhiata a Malfoy, Hermione si spostò da un piede all'altro, ma il volto di lui rimase imperscrutabile. L'unico indizio che lui avesse sentito Arcand parlare era latensione della pelle intorno agli occhi.

"State progettando di andare in Francia", continuò Arcand, impassibile. "Volete togliermi la carica di Ministro della Magia francese".

"Una supposizione ragionevole", disse Malfoy, sollevando un sopracciglio. "Perché lo dice?"

NOCTURNUS (traduzione - In_Dreams)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora