Capitolo 13

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Pile di diari di Nocturnus circondavano Hermione mentre prendeva frettolosi appunti al tavolino del suo salotto, le gambe incrociate sotto di lei, seduta sul lussuoso tappeto. Si udì un colpo allo stipite della porta aperta dell'alloggio di Malfoy: avevano preso l'abitudine di lasciare la porta aperta da quando lei l'aveva trovato sul tetto diverse notti prima.

"È aperto, non c'è bisogno di bussare", rispose lei, girando pigramente la pagina senza alzare lo sguardo. Grattandosi la tempia, ne sfogliò altre.

"Ah", disse Malfoy; suppose che fosse entrato nella stanza a giudicare dalla provenienza della voce. "Alla disperata ricerca di informazioni su Alba, immagino".

Battendo rapidamente la penna d'oca sul tavolo, lei commentò: "Mi conosci così bene".

Lui rimase in silenzio per un lungo momento, dandole il tempo di individuare il riferimento che stava cercando. Per un attimo pensò che lui l'avrebbe lasciata al suo compito, ma la sua voce si fece sentire di nuovo. "Volevo parlarti di una cosa, se puoi dedicarmi un minuto del tuo tempo".

Aggrottando il viso, Hermione posò la penna d'oca e distolse tardivamente lo sguardo dalla pagina. "Cosa c'è?"

Attraversando la stanza, Malfoy si lasciò cadere sul divano dove poggiava la schiena di lei; rassegnandosi a una pausa, lei si spinse su per sedersi accanto a lui, voltandosi verso di lui per guardarlo direttamente.

"Bergen pensa che dovremmo andare in Italia", disse senza preamboli, e Hermione sbatté più volte le palpebre.

"Va bene". Annuendo, continuò: "Anch'io penso che sia una buona idea. Se Alba è nata in Italia per contrastare l'antico Ordine di Nocturnus - voglio dire, letteralmente, si chiama alba in italiano, così privo di originalità, per l'amor di Merlino - ha senso. Fammi sapere quando..."

"Da solo". Abbassando il mento, Malfoy la fissò. "Bergen e io e forse qualche guardia. Nessun contingente, nessun annuncio clamoroso della nostra presenza. Non vogliamo che Avance o Alba, o chiunque cazzo di altro, sappia che li stiamo cercando. Dovremo prendere delle precauzioni e io ho bisogno che tu faccia funzionare le cose come al solito su questo fronte. Meno persone sanno che sono via, meglio è".

Mordendosi il labbro inferiore, dopo un attimo annuì. Per quanto fosse interessata a saperne di più insieme a lui, aveva senso. Se Avance avesse saputo del loro interesse per l'Italia, l'elemento sorpresa, che al momento era uno dei loro unici vantaggi, sarebbe venuto meno. Annuì vigorosamente. "Sì, certo. È logico".

Con un'espressione stoica, la fissò per un lungo momento. "Sei sicura? Non sei arrabbiata?"

"Mi piacerebbe venire", disse lei, con voce pacata. "Certo che mi piacerebbe... ci siamo dentro insieme. Ma capisco che questo significa che a volte avremo responsabilità diverse".

"Anch'io vorrei che tu venissi con me", disse lui, strascicando le parole. "Pensavo che un giorno avremmo potuto visitare alcuni degli antichi castelli di Nocturnus in Italia. Ma non è il momento giusto. Non se vogliamo restare nascosti".

"Vedremo i castelli", sussurrò lei, con qualcosa che le si stringeva in gola al pensiero che lui la volesse con sé. "Sono qui con te fino in fondo. E se questo significa tenere il fortino per ora, lo terrò. Ma devi promettermi che tu e Bergen starete attenti".

I suoi occhi grigi si infiammarono quando incontrarono quelli di lei, e un accenno di sorriso sghembo si insinuò sulle sue labbra. "Sai, sei la migliore Lunae Amor che avrei potuto scegliere".

Dandogli una spinta sulla spalla, lei esclamò: "Lo so".

Sorridendo, lui la spintonò beffardamente, afferrandole il polso quando lei lo raggiunse per vendicarsi. Le sue dita si avvolsero intorno al polso e lui sussurrò: "Non c'è bisogno di fare l'arrogante".

NOCTURNUS (traduzione - In_Dreams)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora