Un turbine di emozioni si agitava nel profondo dell'essere di Hermione mentre fissava fuori dalla finestra del salotto di Draco, osservando il parco sottostante del Maniero dei Malfoy.
Proprio come durante i preparativi per la cerimonia di legame, il vasto prato era costellato di tende bianche, solo che al posto dell'allegria e della baldoria per il legame, l'atmosfera era tesa e austera. Striscioni con gli stemmi delle casate erano conficcati nel terreno accanto a ogni tenda e, per quanto ci provasse, Hermione non riusciva a distogliere lo sguardo mentre sempre più persone continuavano ad arrivare di tanto in tanto tramite Passaporta.
Nemmeno cinque anni prima, la Gran Bretagna era stata sconvolta dalla guerra.
E mentre Dagomir proclamava che la presenza degli alfieri era una precauzione e un'evenineza, Hermione sentiva nelle sue viscere la stessa ansia che aveva provato quando Lord Voldemort era all'apice del suo potere.
Malfoy era uscito per incontrarsi con Dagomir riguardo agli accordi per le casate degli alfieri mentre si trovavano nella tenuta, e Hermione aveva scelto di rimanere indietro, con la mente che macinava nel tentativo di elaborare tutto.
Da quando erano tornati in Inghilterra, la loro modalità di vita era stata decisamente vaga.
Sebbene non avessero discusso sul cambiamento dopo l'Italia, non avevano passato una notte separati da quando erano tornati a casa, e Hermione stava cominciando a fare affidamento sulla sua presenza rassicurante al suo fianco. La sua magia lo raggiungeva quando non erano insieme e, di tanto in tanto, il segno della mezzaluna sul suo polso formicolava, spingendola a cercarlo.
Non era del tutto certa della profondità della magia che c'era tra loro, ma era evidente che aveva davvero iniziato ad accettare il ruolo di lui nella sua vita e non se ne preoccupava più di tanto come si sarebbe aspettata all'inizio.
Erano insieme in tutto questo e lui era l'unica persona che comprendeva appieno tutto ciò che le pesava così tanto sul cuore.
Con un certo spavento, saltò via dalla finestra quando il caminetto dell'alloggio di Malfoy si animò. Theodore Nott passò attraverso le fiamme verdi, togliendosi cenere e fuliggine dalla camicia, e pochi istanti dopo Blaise Zabini lo seguì. I due la fissarono, esitanti, prima che lei offrisse loro un sorriso.
"Draco non è qui adesso", disse in segno di saluto, agitando una mano verso il divano. "Siete liberi di aspettarlo, se volete". Le venne in mente che poteva sembrare strano che lei fosse nel suo alloggio mentre lui non c'era, e aggiunse: "Non dovrebbe tardare molto".
Nott si sedette sul divano e annunciò: "Ci ha chiesto di venire qui".
Con uno sguardo furtivo, Zabini si fece avanti e versò due bicchieri di whisky dal decanter di Malfoy; dopo un attimo di esitazione, ne versò uno anche per lei e chiese: "Cosa c'è fuori?" Dirigendosi verso la finestra da cui lei stava guardando, si strozzò con un sorso di whisky quando lei accettò il bicchiere in più. "Perché sembra che vi stiate preparando alla guerra?"
Incapace di trovare le parole per rispondere, Hermione rimase in silenzio, fissando ancora una volta il terreno.
"È un contingente", annunciò Malfoy in tono deciso, entrando nella stanza e versandosi, senza alcun riguardo, un bicchiere di liquido ambrato. Con una sottile pressione sulle labbra, aggiunse: "E questo è tutto ciò che voi due avete bisogno di sapere... per ora".
Alle sue ultime parole, Hermione cercò il suo sguardo, ma il grigio dietro i suoi occhi era illeggibile mentre lui si chinava e le piantava un bacio sulla guancia.
Nott emise un basso fischio. "Non ti invidio".
"Sembra che tu abbia da fare", ironizzò Zabini, "allora perché siamo qui?"
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NOCTURNUS (traduzione - In_Dreams)
FanfictionQuando un potere clandestino si agita in Francia e minaccia il fragile equilibrio del dopoguerra in Inghilterra, Draco assume una posizione di potere di cui è l'erede per diritto di nascita, determinato a proteggere la sua famiglia. Intenzionata a f...