Jackson🌕

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Da quando Lukas mi aveva detto di essere affetto da cancro al cervello, mi è caduto il mondo addosso, un dolore terribilmente inspiegabile, ancora più doloroso del mio fottutissimo passato, da quando me ne aveva parlato avevo passato notti insonne con un'angoscia terrificante che mi stava divorando e non mi sentivo più vivo, stavo vivendo dentro a questo loop da più di una settimana, non sapevo come uscirne, ero come paralizzato, facevo tutto il giorno sempre le stesse cose a ciclo continuo, a scuola alle lezioni non prestavo neanche più attenzione, spero soltanto che i professori non lo abbiano notato...
Ma questi ultimi 3 giorni sono stati l'inferno per me, mi sentivo cedere le gambe, la notte piangevo, avevo attacchi d'ansia, l'angoscia mi stava divorando: era questo mostro insignificante ma che pian piano si stava insinuando nel mio corpo fino ad arrivare al cervello, fino a farmi vivere in questo stato di... di non so neanche io cosa, so solo che si sta da schifo e mi sembra di vivere fuori dal mio corpo.
Questo era il quarto giorno che non andavo a scuola e che non sentivo nessuno, mangiavo a malapena ed ero sempre chiuso in camera mia a dormire o anche solo a stare nel letto, non ce la facevo a fare niente quando:
<<JACKSON!>> Janette, credo, entrò nella mia stanza sbattendo la porta
<<JANE CHIUDI!>> le urlai contro ma lei non mi ascoltò perché troppo impegnata a buttarsi tra le mie braccia e a stringermi così forte come se di questo ne valesse la sua stessa vita, mi chiedevo se lo avesse già scoperto...
<<Cosa è successo? Sono quattro giorni che tu e Lukas non vi fate sentire>> e come uno schiocco di dita il pensiero di Lukas mi balenò di nuovo nella mente, come avevo fatto a dimenticarlo cazzo, proprio quando lui adesso più che mai ha bisogno di me
<<Jacks ci sei? È successo qualcosa? Ne vuoi parlare?>> Janette è sempre stata così, sì è vero a volte è una stronza egoista ma in fondo ha un cuore d'oro che però è stato spaccato troppe volte e lei non ha neanche più le forze di riprovare perché per lei vorrebbe dire soffrire di nuovo, e non ce la farebbe,
<<No Jane non va tutto bene, ormai niente va più bene>> le lacrime spingevano per uscire ma pregai perché non lo facesssero, non potevo piangere davanti a Janette, era semplicemente troppo, tutto era diventato troppo ormai
<<Ne vuoi parlare con me? Come facevamo da bambini? Niente segreti?>> proprio come con Lukas anche con Janette ci siamo conosciuti da piccoli e siamo cresciuti insieme, e ci siamo sempre supportati l'uno per l'altra; ah le volte che ci scambiavamo per gemelli, anche lei è bionda con gli occhi azzurri, solo che è norvegese a differenza mia, ed è di una bellezza mozzafiato, quando passa per strada le persone non riescono a toglierle gli occhi di dosso, sembra una cazzo di divinità greca; ah le volte che da bambini giocavamo tutti e tre insieme ad acchiapparella, nascondino, che importa? Eravamo felici e non lo sapevamo; oppure quando mi sbucciai un ginocchio e Janette per evitare di prendermi in giro mi prese un muffin al cioccolato e mi disse:
"Guarda che se questo non lo mangi non guarisci, ed è solo per te, e te l'ho preso per ti voglio bene" alla luce di questi ricordi non potei evitare che una lacrima scendesse sul mio viso e Janette con il suo pollice delicatamente me la asciugò
<<Parlami Jacks Parlami>> mi stava implorando e si vedeva che era preoccupata
<<Non posso Jane>> le spiegai
<<Perché no?>>
<<Semplicemente perché è una cosa troppo personale da condividere e ho promesso a quella persona che non lo avrei detto, ma aspettato che lui lo facesse>> cercai di spiegarle o di quanto meno convincerla a non fare più domande
<<Si tratta di Lukas vero?>>
Lo aveva saputo.
In questi giorni ero stato talmente risucchiato nel mio fottutissimo loop, da non riuscire a pensare più a niente
<<Te l'ha detto Luk?>> proferì una volta asciugate le lacrime
<<Sì, me l'ha... l'ha detto>> moromorò, e restammo immobili nel silenzio dell'oscurità fin quando:
<<Adesso che si fa?>> chiese Jane sussurrando
<<Niente... non facciamo niente perché niente si può fare... se non esserci per lui?>> mi sentivo come se mi avessero aperto in due, non riuscivo a sopportare di dover perdere il mio migliore amico... iniziai a sentire dei singhiozzi sommessi: era Janette che piangeva
<<Jane...>> avevo la voce piena di compassione
<<Lo so piangere è da deboli, ma non riesco più a trattenere le lacrime, sono anni, che come te Jacks, non piango>> erano lacrime leggere le sue, più che altro liberatorie a differenza di quelle di dolore, angoscia e frustrazione che avevo versato io in questi giorni
<<Piangi Jane finché vuoi, non preoccuparti, ci sono io qui con te>> ma come se non avessi detto niente Janette continuava a sforzarsi di trattenere le lacrime, questa ragazza non ce la faceva proprio a mostrarsi vulnerabile davanti agli altri, con la differenza che io non gli avrei mai e dico mai fatto del male
<<Non sforzarti di trattenere le lacrime, è normale che si pianga, anche se non è per lo stesso mio motivo, sfogati pure, sai che non ti giudicherei o farei mai del male e non solo quando sei vulnerabile ma in qualsiasi momento Jane...>> cercai di convincerla ad aprirsi
<<Cazzo no, piangere è da deboli per me Jacks, ho pianto una volta, ma poi mi sono ripromessa di non farlo più>>
<<Se è questo quello che v->>
<<Sì Jacks, a me va bene così, è questo quello che voglio>> e così dicendo si asciugò le ultime lacrime prima di andare sullo stipite della mia camera
<<Dove vai?>> le chiesi
<<Dove andiamo vorrai dire>> controbatté,
Mi avvicinai a lei perché non stavo capendo
<<Ma prima doccia J>> non uscì da quel bagno per una buona ora, ma questa volta avevo un motivo ragionevole, perché non lavandomi da una settimana ero tentato di usare lo sgrassatore
<<Cenerentola, ci muoviamo? Che qui si fa Natale?>> esclamò con quella simpatia che la contraddistingue
<<Arrivo Jane, dammi il tempo soltanto>>.
Ci trovavamo davanti a casa di Lukas
<<Che vuoi fare?>> domandai più preoccupato che curioso, questa ragazza tira fuori il peggio di se quando vuole
<<Andiamo a tirare su il morale a quell'altro che non esce da una settimana>>
Stava suonando con insistenza al campanello quando finalmente intravedi la mia testa rossa
<<RÖTT HÅR!>> esclamai quando lo vidi uscire dalla porta, lo abbracciai di getto e lo strinsi forte a me, come se fosse la cosa più cara e in qualche modo lo era...
<<Rødt hode e blondt hode avete finito con le coccole?>> sbottò più divertita che frustrata Janette, perché anche lei si gettò tra le braccia di Lukas
<<Allora?>> proferì Jane
<<Allora anche Lukas si va a fare una doccia, e poi parliamo di tutta la situazione>> precisai ma mentre Lukas si stava avviando verso il bagno
<<Luk?>>
<<Jacks?>>
<<Lavati con lo sgrassatore>> gli consigliai
<<Quello con la candeggina o il bicarbonato?>> rispose lui a sua volta
<<Entrambi>>.
Eravamo tutti quanti seduti intorno al tavolo della cucina, si percepiva un'aria carica di tensione e d'ansia e nessuno di noi aveva il coraggio di parlare
<<Ci spieghi tutta la situazione?>> iniziò Jane
<<Della mia salute no?>>
<<Esatto>> dicemmo io e Jane all'unisono
<<Beh come dire... mi hanno diagnosticato il glioblastoma...>>
Porca puttana, non era possibile, avrò sentito male, per forza...
<<Sbaglio o è il peggior tumore maligno che ci possa essere?>> eccola di nuovo quella sensazione di vuoto all'altezza dello stomaco che mi permetteva a malapena di respirare, la testa mi si annebbiò dai pensieri tanto di non accorgermi di come Lukas stesse andando nel panico
<<No... non sbagli>> vidi sul viso dolce di Lukas scendere delle lacrime, che poi si trasformarono in singhiozzi strozzati, da non permettergli più di respirare
<<Non riesco più a respirare>> esclamò Luk
Qui nessuno stava calmo, a stento riuscivamo a concentrarci, e se fosse arrivato il momento...?
<<Sta avendo un attacco di panico Jacks spostati, facciamogli aria>>
Feci come mi disse Jane, perché ero rimasto paralizzato, infatti fu lei a prendere il controllo della situazione
<<Vieni sediamoci sul divano Luk>> era diventato bianco come un lenzuolo e non reagiva
<<Tranquillo può succedere e non sei in pericolo di vita. Adesso guardami e respira, ci sei?>>
Lukas annunì
<<Respira. 1... 2... 3... 4 trattieni 1... 2... 3... 4 butta fuori 1... 2... 3... 4>>
Lucas stava pian piano recuperando colorito
<<Di nuovo>> si impose Janette ma con un tono così rassicurante che qualsiasi cosa ti avesse detto lo avresti fatto, era davvero brava,
<<Come ti senti?>> chiese con aria pacata
<<M... meglio grazie... Grazie Jane... davvero>> Mormorò mentre continuava a respirare
<<Figurati>>.
Passarono sì e no dieci minuti quando Janette riprese a parlare
<<Ne hai mai avuto uno prima?>> domandò a Lukas
<<No mai, tu?>>
<<Mai>>
<<Allora come sapevi come gestirli?>> continuò
<<Merito di Jackson che me lo spiegò tempo fa...>>
<<Perché te lo spiegò?...>>
<<Ho già avuto diversi attacchi di panico e così ho detto a Janette come si fa a farli cessare>> confessai abbassando la testa e mettendomi le mani in tasca per via della soggezione.

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