3. - Non c'è neve. Non c'è sangue.

605 25 28
                                    

SUNDAY

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

SUNDAY

Princeton è la tipica cittadina americana abitata da borghesi medi, villette a schiera e auto wagon. Mi chiedo cosa ne direbbe Aristide Ross se tornasse qui oggi.

Forse, getterebbe acqua santa sulla porta di ogni abitazione o, magari, si darebbe una pacca sulla spalla in segno di approvazione per il buon lavoro svolto. Immagino la prima, visto dove ha costruito la sua dimora. La nostra. Lontana da tutto questo.

Torno al parcheggio del campus, mi lascio la biblioteca alle spalle. Non c'è anima viva.

Sono rimasta sola in questo spiazzo ora scuro, con l'odore di vecchia carta ingiallita che mi solletica ancora l'olfatto. Un profumo che mi ricorda quello delle pagine che sfogliavo con mio nonno.

La Mayflower, le leggende, i viaggi.

Il sapere che applicavamo con non pochi disastri nel nostro laboratorio di famiglia.

Famiglia che fa rima con utopia.

Slego il catenaccio, lo stivo nello zaino bucato – maledetto Alvarez! – e do gas al monopattino. Un'altra mia invenzione, un'altra stramberia su cui ho lavorato notte dopo notte, durante l'estate, mentre gli altri erano in vacanza e io nel mio scantinato.

È stato sempre lui, nonno, a insegnarmi come assemblare un motore a scoppio. Ho modificato la struttura metallica, aggiungendo l'acceleratore: in questo modo posso sfrecciare a quasi trenta chilometri orari su per la viuzza centrale che attraversa il cuore della città. Proprio come sto facendo in questo istante, dopo essermi lasciata il parcheggio buio del campus alle spalle.

Su entrambi i lati, si susseguono villette bianche, ognuna con il suo giardino. Come quella che costeggio adesso: discreta, eppure capace di emanare un calore speciale, forse merito delle luci disposte nel prato, lungo la siepe bassa e sotto ogni pianta a vista.

Rallento, mi incuriosisce, noto un altro particolare: la cassetta delle lettere sul vialetto che conduce all'ingresso. È a forma di uccelliera, intagliata nel legno e colorata di bordeaux.

Freno del tutto, non l'avevo mai notata.

Sto per avvicinarmi, per studiarne i materiali e le fattezze. Immagino di progettare un dispositivo meccanico a manovella per far sollevare il coperchio. Sarebbe perfetto.

Sfilo gli auricolari, le note degli HIM si propagano lungo la via silenziosa; sono già tutti nelle loro case.

Mi guardo attorno.

Solo un'occhiata veloce e me ne vado...

Punto verso la buca delle lettere.

Mi muovo come una ladra, come una che deve nascondersi tra queste mura. Ma le case non parlano, non possono additarmi o scacciarmi. Sono le persone a farlo.

Strange and BeautifulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora