"Io e lei, insieme, non siamo un'opzione.
Io e lei, insieme, siamo una maledizione".
Essere una Ross a Princeton non giova alla reputazione, soprattutto se porti i capelli legati in due trecce lunghe e nere e abiti nella casa degli orrori, sopra la...
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SUNDAY
Ho corso su per la collina come una larva, aiutandomi con le mani, quasi a quattro zampe, stremata dalla fatica, dal timore di essere rincorsa da quei prepotenti svitati. Con la fretta di chi deve tornare in tempo.
In tempo per Paul.
Il pulmino della scuola era già lì quando sono giunta fradicia, verde e graffiata.
Avrebbero potuto chiamare i miei genitori, si sarebbe scoperchiato il pandemonio.
Ho fatto in tempo, per pochi minuti. Ma fino a quando ci riuscirò?
«Su, da bravo, è ora di andare a letto, Paul». Una giornata di merda che voglio finisca adesso. Mio fratello, al contrario, ha bisogno di smaltirla poco per volta: ciondola ancora per la stanza con un aeroplanino in mano, assente, turbato.
Siamo rientrati, urlava ancora, tirava calci. Non a me, al cambiamento, al mio ritardo.
Sa di trovarmi sempre fuori dal cancello, ad aspettarlo. Abitudini, sicurezze. Questa volta non c'ero.
Quando poi il pulmino è ripartito e siamo rimasti abbracciati a terra, al buio e da soli, gli ho ripetuto Scusa all'infinito, mi sono detta Idiota altrettante volte.
Non ero lì e lui ha creduto che fossi sparita come i nostri genitori.
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Ora scivola dentro il suo pigiama largo, sotto il piumone; si accoccola con la guancia contro la mia mano. Ancora l'aeroplano di carta tra le dita.
Ho usato tutta l'acqua dello scaldabagno per farlo distrarre in vasca. L'ultima zolletta di bagnoschiuma, per farlo divertire con le bolle. Altrimenti sarebbe stata una di quelle notti strane ma non belle, in cui gironzola fino a tardi per i corridoi, facendo planare uno dei suoi aeroplanini, parlando a voce alta con se stesso. Disconnesso da una realtà che, il più delle volte, lo spaventa.
