Il Sangue del Verme

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C'erano delle ossa sul terreno, annerite dal fuoco e con ancora tracce di carne smangiucchiata da zanne capaci di lasciare segni profondi, e Sigurd trovò fosse un colpo basso che le Norne gli avessero mostrato che fine potesse fare se il piano di Reginn fosse fallito.

Era notte e il fiato pesante del drago era ben udibile nonostante la sua tana fosse lontana, quasi che col suo stesso respiro la creatura volesse dissuadere chiunque dall'avvicinarsi. Non si preoccupava di rimanere nascosto, né di comportarsi da predatore opportunista: sapeva di non aver nulla da temere. Sapeva che nessuno avrebbe potuto sconfiggere facilmente un drago.

Ma Fafnir non era un drago, Sigurd lo sapeva, bensì un avido nano che, corrotto da questa sua fondamentale caratteristica, si era trasformato in una distorta versione di un verme, una creatura disgustosa e avvolta di fumi mefitici, che però aveva un punto debole.

Reginn, fratello del mostro, aveva dato al giovane principe della stirpe dei Volsunghi non solo una spada capace di tagliare l'acciaio ma anche le indicazioni su come uccidere efficacemente la bestia in cui si era trasformato Fafnir: "Scava un buco nel terreno là dove il mio orrido fratello passa ogni giorno. Rimani lì, nascosto, finchè non ti passa su quella testa dura e poi ZAC! Tagliagli quella pancia gonfia e sventralo!"

Nei giorni successivi, Sigurd raggiunse la tana della bestia, indicatagli da Reginn stesso, e assistette all'orrendo spettacolo del verme che procedeva nella sua routine giornaliera trascinando il suo corpo macilento e corrotto dalla sua stessa avarizia finchè non seppe esattamente dove scavare la fossa con cui avrebbe attuato il suo piano.

Protetto dal buio della notte, il ragazzo cominciò a scavare nella speranza di non sentir mai il russare del drago cessare del tutto, segno del suo essersi svegliato, e per evitare del tutto che Fafnir lo percepisse si era ricoperto di fango e muschio, così da coprire il suo odore. Scavò e scavò, velocemente e sempre più a fondo, talmente concentrato sul suo compito da saltare praticamente fuori dalla fossa quando una voce interruppe i suoi pensieri.

"Dovresti scavare anche delle fosse laterali, ragazzo"

Sigurd, terrorizzato, sguainò la sua spada non appena fu fuori dal suo nascondiglio e la puntò verso l'origine della voce, un uomo anziano avvolto da un grigio mantello e appoggiato ad una lunga lancia. L'uomo ridacchiò e un occhio del color del ghiaccio brillò da dietro il cappuccio quasi fosse illuminato da una fiamma selvaggia.

"Abbassa Balmung, non voglio mandarla nuovamente in frantumi..." disse, in un mormorio, il Grigio Viandante.

Sigurd lo riconobbe ma, pur temendo chi aveva di fronte, non riuscì ad abbassare l'arma: "Si chiama Gram" disse, quasi che quell'affermazione togliesse al Padre Universale il potere di spezzare una spada che anni prima aveva già mandato in frantumi, segnando la precoce fine di suo padre.

"Abbassala e ascoltami, Sigurd figlio di Sigmund... non credere alle parole del nano e fa' come ti dico: scava delle fosse laterali poiché, una volta ferito, il sangue del drago calerà su di te e ti affogherà se non avrà altro spazio in cui riversarsi"

Le parole del Grigio Viandante suonarono sensate nella testa di Sigurd che, finalmente, abbassò la spada. Era un piano ingegnoso, non ci aveva effettivamente pensato. Trovò strano che, però, non ci avesse pensato Reginn, di sicuro più saggio ed esperto di lui.

"La ringrazio, Padre Tutto" disse Sigurd, abbassando il capo di fronte al signore di Asgard. Odino annuì: "Prendila come una compensazione per un mio errore... un grave errore alquanto"

Sigurd non sapeva come rispondere a quelle che erano palesemente le scuse rivoltegli dall'essere più potente nel Cosmo; abbassò lo sguardo e mormorò qualcosa che suonava come un "Grazie" ma, quando rialzò gli occhi, il Viandante era già sparito.

Il ragazzo, in silenzio, tornò al suo lavoro, terminò la buca con l'aggiunta di due fosse laterali più profonde e, risalito in superficie, utilizzò una corda e alcuni rami raccolti dal terreno per costruire la copertura della sua trappola; giunta l'alba, il giovane si calò nella fossa, la richiuse dall'interno e, da solo e nel buio, attese.

Fafnir ruggì non appena fu sveglio, tronfio del suo essere il potente drago a guardia di un tesoro sconfinato che pensava fosse suo di diritto, e con passo pesante uscì dalla sua tana e si diresse al fiume dove era solito abbeverarsi ogni mattina. Non percepì nessun odore inconsueto ma, se fosse stato ancora al massimo delle sue capacità mentali, avrebbe sentito l'alone della magia runica che Odino aveva sparso nell'aria per nascondere la presenza di Sigurd. Ma, di nuovo, Fafnir era troppo tronfio per pensare che la sua morte fosse ormai imminente.

Aveva immaginato spesso l'arrivo di un guerriero capace di metterlo in difficoltà e altrettanto spesso si era visualizzato vittorioso dopo un lungo ed estenuante scontro che avrebbe alla fine umiliato il suo avversario. La sua morte, tuttavia, fu tanto gloriosa quanto lo era stato il suo comportamento nei confronti dei suoi famigliari e quanto lo era il suo aspetto da finto drago.

Sigurd emerse dalla fossa non appena il drago vi strisciò sopra e tranciò con facilità immane il ventre molle della bestia, strappandole un lunghissimo ululato di dolore. Galloni e galloni di sangue sgorgarono dalla ferita e inondarono il giovane eroe, avvolgendolo tutto e tagliandogli il fiato a causa della quantità e anche del calore dello stesso.

Ma non affogò e, anzi, sentì il suo corpo caricarsi di una forza e di una potenza che mai aveva percepito prima! Sigurd emerse dal suo nascondiglio e Fafnir, ormai completamente vittima del dolore, lo vide come un'indistinta macchia rossa che gli si avventò contro; provò a combattere ma la spada, tagliente come nessun'altra, tranciò le sue membra e lo ferì prima alle zampe e poi al collo, quasi decapitandolo.

Esausto, il nano della stirpe dei Niflungar dall'aspetto orrendamente mutato cadde a terra, quasi immobile, fissando con orrore e paura il giovane guerriero che l'aveva ucciso, completamente ricoperto di sangue.

"Il mio sangue... il mio sangue... hai rubato la mia forza bagnandoti nel mio sangue..." soffiò il drago con la sua ultima stilla di vita.

"Come tu hai rubato la ricchezza e la dimora della tua famiglia! Questa è la vendetta di tuo fratello Reginn che cala sulla tua orrenda testa, Verme!" rispose, urlando, Sigurd.

Fafnir lo fissò e poi, lentamente, rise: "Ahahahahah... Mio fratello... ti ha... convinto... capisco... ma sappi questo, eroe..."

"Sigurd Sigmundsson" ruggì il guerriero. Il wyrm rise ancora: "Sigurd Sigmundsson... quell'oro... porta solo dolore... non ti fidare... del sangue... del mio... sangue... del mio... tesssoro..."

Il verme spirò, emettendo un ultimo alito mefitico, e Sigurd si permise finalmente si scostare il sangue della bestia dagli occhi. Nella sua mente vorticavano tante idee, tutte puntate su quanti avvertimenti avesse ricevuto, nelle ultime ore, di non fidarsi dei Niflungar e di Reginn in particolare... ma Reginn era anche il fabbro nanico che lo aveva cresciuto negli anni più tumultuosi della sua vita, l'unico che ne aveva intravisto le capacità...

Sigurd scosse il capo e si avvicinò al cadavere di Fafnir, scavando con la sua spada e trovando finalmente il cuore della bestia. Reginn gli aveva chiesto di portargli il cuore del fratello... voleva berne il sangue direttamente da lì.

Quanto importante era il sangue del Verme? Sigurd non riusciva a darsi una risposta ma, cercandola, dimenticò di quanto calda fosse la linfa vitale della bestia e sottovalutò quanto questa potesse essere ancor più calda nelle profondità del suo muscolo cardiaco.

Toccò il cuore e il calore intenso lo ustionò alla punta di un dito che, d'istinto, Sigurd si portò alla bocca, bevendo una goccia del suo sangue. D'improvviso, la natura attorno al guerriero prese a parlare un linguaggio comprensibile e molte verità si dipanarono di fronte al figlio di Sigmund che, nel sangue del verme, trovò la via per l'invincibilità, la capacità di comprendere il linguaggio di ogni bestia del mondo, il modo per sopravvivere agli inganni di Reginn e la fonte di tutte le sue future ricchezze e della sua futura gloria.

Ma, ebbro di esso, Sigurd si dimenticò dell'ultimo avvertimento di Fafnir, infilandosi dunque il suo tesoro al dito e addossandosi il peso di una maledizione che neanche il sangue del verme avrebbe potuto contrastare. 

Mitovembre 2024 - SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora